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Dopo 15 anni la prospettiva EADC potrebbe divenire realtà, tuttavia il clima politico e industriale è profondamente cambiato

Fusione EADS-BAES e Finmeccanica

21 settembre 2012

BAE-EADS

Il commento unanime che si legge sui maggiori quotidiani internazionali, a proposito della possibile fusione fra l’industria aerospaziale franco-tedesca EADS e quella britannica della difesa BAE Systems, è che ci troviamo di fronte ad una operazione storica: un’operazione da 38 miliardi di dollari che cambierebbe il volto del settore a livello internazionale.

Contrariamente alla prima reazione di sorpresa dei governi francese, tedesco e inglese, la storia ci ricorda che nel dicembre del 1997, erano stati proprio questi governi a chiedere l’istituzione di un'unica e integrata società europea dell'aerospazio e della difesa (EADC). La risposta positiva di Aerospatiale, British Aerospace, Costrucciones Aeronauticas, Daimler Benz Aerospace, Finameccanica-Alenia Aerospazio e Saab, arrivò nel 1998 attraverso un documento comune. Come si può leggere nella relazione del Senato “Indirizzi perseguiti e da perseguire nel settore aeronautico”, l’accordo era partito inizialmente da Francia, Germania e Regno Unito e poi allargato ad Italia, Spagna e Svezia. http://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/bollet/199903/0302/html/10//allegato.htm

Il progetto di una società aerospaziale e di difesa europeo però non andò in porto. L’inglese British Aerospace decise di assorbire Gec Marconi per diventare BAE Sysytems, la francese Aerospaziale/Matra si fuse con la tedesca DASA e la spagnola CASA, per formare EADS. La sfida europea che avrebbe dovuto ridimensionare i colossi americani Boeing e Lockheed, era stata rimandata.
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//NONSGML+REPORT+A4-1998-0362+0+DOC+PDF+V0//IT

Dopo 15 anni la prospettiva EADC potrebbe divenire realtà, tuttavia il clima politico e industriale è profondamente cambiato. Questa volta i promotori di una fusione in grado di superare l’americana BOEING, sono i produttori.
Oggi il controllo dello Stato in queste aziende è diminuito sensibilmente, e soprattutto, a differenza della fine degli anni ’90, non vi è una decisa volontà politica di costruire un'identità europea in materia di Difesa.

I due gruppi, che collaborano da tempo in programmi quali Eurofighter, o sono partner in joint venture come MBDA sistemi missilistici, hanno capacità di penetrazione su mercati diversi, inoltre BAE Systems (90.000 addetti) si è specializzata in sistemi di difesa e ha messo solide radici negli USA, dove ha trasferito da tempo il cuore della propria attività, mentre EADS (circa 119.000 addetti) si è specializzata nel settore dell’aviazione civile (Airbus, Eurocopter, Astrium) in quanto quello militare rappresenta solo il 25% del fatturato (Cassiadan).
I business si dimostrano quindi complementari e permetterebbero la possibilità a EADS di entrare nel mercato americano, e a BAE di sollevarsi, visto che è stata colpita dai tagli alla difesa nei mercati inglese e americano (22.000 posti di lavoro in meno in tre anni). Per entrambe vi sarebbe un beneficio nel campo dell’elettronica della difesa.
La combinazione potenziale creerebbe in tal modo un gruppo aerospaziale, della difesa e della sicurezza con centri di produzione in Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.
La nuova società dovrebbe raccogliere circa 75 miliardi di dollari di fatturato annuo (Boeing ne ha 68 miliardi) e circa 220.000 addetti, tanto da renderla il più grande gruppo aerospaziale.
Il CEO di Boeing, Jim McNerney, ha dichiarato che la fusione, se approvata, non costituirebbe una minaccia (ma aspetta i dettagli), e riconosce che l'accordo ricorda quello fatto da Boeing e McDonnell Douglas nel 1997 (due anni dopo ci fu quella fra Lockheed e Martin Marietta), deciso affinchè la nuova struttura civile-militare potesse giocare con i cicli industriali molto differenti in questi due settori.

BAE-EADS

In questo caso si creerebbe una holding di nuova costituzione con due controllate rette da cda identici e una struttura unitaria di gestione: EADS controllerà il 60 per cento del gruppo e BAE il 40 (riflette il loro fatturato relativo), ci saranno due assemblee generali che voteranno lo stesso giorno le stesse risoluzioni, mentre le quotazioni dovrebbero rimanere a Londra per BAE e a Parigi, Amsterdam, Francoforte e Madrid, per EADS. Se l'affare andrà in porto, EADS dovrà pagare 200 milioni di sterline, per i suoi azionisti perché i due gruppi hanno diverse politiche di distribuzione dei dividendi.
EADS spera in questo modo di liberarsi dalle interferenze dei governi in quanto deve mantenere un equilibrio di potere tra la Francia e la Germania, e fare i conti con i maggiori azionisti privati.
Oggi il 49.35 per cento delle quotazioni EADS è di proprietà pubblica.
Il governo francese detiene il 15%, Lagardère, azionista di riferimento industriale francese, ha il 7,5% e ha ricordato che "il progetto non è stato ancora sottoposto all'approvazione" dei consigli di amministrazione di Eads e Sogeade Gérance, la holding che rappresenta gli interessi dello Stato francese e di Lagardere nel gruppo Eads.
Il governo tedesco ha comprato il 7,5% del capitale EADS dalla casa automobilistica tedesca Daimler, che rimane titolare del 15% ma ne controlla il 22.35% (a seguito di un accordo raggiunto nel 2007 con investitori tedeschi, altre quote dovrebbero essere comprate da Kfw Bankengruppe, un istituto controllato dal governo tedesco).
Infine il governo spagnolo possiede il 5,4% attraverso la holding pubblica Sepi.

In base al piano, ai governi francese, tedesco e britannico, dovrebbero essere assegnate delle azioni speciali del tipo golden share che il governo britannico vanta attualmente su BAE (dà il diritto di veto).
Questa azione permette infatti di difendere gli interessi specifici di alcuni Stati come la Francia, che ha una convenzione speciale con EADS sulla deterrenza nucleare, e proteggere gli accordi fra gli inglesi e gli americani presi quando BAE ha acquistato United Defense Industries negli Stati Uniti. Inoltre gli Stati Uniti devono proteggere tecnologie che fanno parte di accordi speciali presi con il governo britannico e gestite da BAE.
Sotto questo punto di vista, il Pentagono e le autorità americane, se non pongono problemi di antitrust, devono pensare a dispositivi di sicurezza sui programmi sensibili.

Fra gli interessi dei vari Stati c’è anche quello che riguarda la tutela dei posti di lavoro, questione che preoccupa i sindacati ogni volta che c’è una fusione. Non da poco è la preoccupazione di chi pensa che vi sia un abbandono della sovranità nazionale a favore di una sovranazionale, mentre in Inghilterra vige un certo euroscetticismo, i problemi dei francesi e dei tedeschi riguardano soprattutto i rapporti di forza nella governance del nuovo gruppo.
La fusione, per poter andare in porto, avrà bisogno dell'ok dei governi di Londra, Parigi e Berlino, ma anche dell'approvazione americana.
EADS e BAE avranno tempo fino al 10 ottobre per dettagliare il piano.

Douglas Barrie, senior fellow per il settore aerospaziale militare presso l'Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, ha dichiarato che il progetto potrebbe creare “una vera centrale elettrica europea dalla parte della difesa” e che un consolidamento è inevitabile in Europa, visti i budget militari sempre più ristretti in tutto il continente.
Questa fusione potrebbe indurre ad una riconciliazione su alcune linee di prodotti europei attualmente concorrenti, come i programmi sugli UAV, e costringere le grandi aziende aerospaziali a selezionare programmi specifici volti non solo a competere su più mercati.
In più c’è da considerare il peso crescente delle industrie aerospaziali in Cina, Russia, Brasile, India e Corea del Sud.
Le aziende come la francese Dassault, la svedese Saab e l’italiana Finmeccanica, dovranno pertanto cominciare a riflettere su come reagire a questo tipo di fusione. Se l'affare va avanti, ad esempio, il nuovo gruppo sarà in possesso di una quota preponderante nel programma Eurofighter.
EADS aggiungerà la quota di BAE (33%) al suo 46% (in precedenza aveva aggiunto il 13% della Spagna)per un totale del 79% del programma, mentre a Finmeccanica rimarrebbe con il restante 21%. D'altra parte, sempre se la fusione avrà esito positivo, Dassault, produttore privato e "nazionale" resterà sola a meno che non si alleerà con Thales (ex-Thomson) e Safran (ex-SNECMA), due altri grandi operatori francesi della difesa.

inmeccanica

L’italiana Finmeccanica, contrariamente a BAE e EADS che ripercorrono quanto fatto dalle americane negli anni’90, pare abbia scelto di seguire la recente politica di ITT Corporation, Science Applications International Corporation, Northrop Grumman, L-3 Communications e Lockheed, che hanno diviso o dismesso le proprie attività.
Economia e industria della difesa: tabelle e grafici
http://www.iai.it/pdf/Economia_difesa/Tabelle-grafici-IT.pdf

Il 19 settembre, ad un convegno sulla politica estera dell'Italia organizzato dagli istituti di ricerca Iai, Ispi e Nomisma, il direttore generale di Finmeccanica Alessandro Pansa, ha risposto così alle dichiarazioni dei sindacati che paventano una possibile marginalizzazione di Finmeccanica nel mercato della sicurezza mondiale “E' importante che funzioni il sistema paese. La marginalizzazione si evita investendo in tecnologia, in iniziative all'estero, in settori in cui il Paese gode di attività industriale rilevante". Incredibilmente, o forse no, ha continuato affermando, con il solito ritornello che accomuna azienda, ministri, politici e sindacati, che l’Italia deve dotarsi di una politica estera industriale e deve riuscire ad esportare sicurezza politica e militare.
C’è il rischio che l'Italia continui ad avere un suo ruolo nelle crisi internazionali, ma con un peso destinato a declinare.

Il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani ha detto che la Ue non può bloccare il mercato, ma bisogna evitare concentrazioni.
“E’importante per l'industria italiana poter essere protagonista in una competizione che non è solo nazionale ma globale”.
Il ministro del Tesoro Vittorio Grilli ha asserito che se questa operazione dovesse concretizzarsi "sentiremo Finmeccanica e capiremo qual è lo scenario competitivo".
Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera precisa che Finmeccanica non può rimanere indifferente di fronte alla possibile fusione tra Eads e Bae System e dovrà tenerne conto nei piani futuri. Alla domanda se Finmeccanica possa pensare di aderire in futuro al costituendo colosso della difesa europea, ha risposto che "è un tema tutto da approfondire in cui non si possono lanciare valutazioni del genere trattandosi di tante aziende quotate di questa importanza".
Il ministro della Difesa Di Paola ha detto che "Dovremo ragionare sulle strategie più opportune. Il processo di consolidamento dell'industria della difesa in Europa è auspicabile e noi di questo processo vogliamo esserne parte". Su Finmeccanica ha continuato "Non è una questione di preoccupazione. Si stanno sviluppando degli scenari importanti. Dovremo sia l'industria che il Governo ragionare sulle strategie più opportune".

Il segretario della Uilm Liguria,Antonio Apa, paventa conseguenze nefaste "Sorprende che nè il Governo nè Finmeccanica fossero a conoscenza di questa operazione industriale. Questa è la dimostrazione evidente di un assenza di politica industriale; se il sistema paese funzionasse il Governo avrebbe potuto entrare nella trattativa con questi colossi inserendo una partecipazione di Finmeccanica tra il 15 e il 20%”. Finmeccanica non deve abbondare il settore civile e rivedere la sua vocazione per il futuro.
Il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, dichiara "Occorre che Finmeccanica e il Governo italiano, come sollecitiamo da tempo, riflettano su una strategia di alleanze internazionali che ci porti a un ruolo più protagonista e vantaggioso di quello che ci stiamo ritagliando. La trattativa fra Eads-Bae Systems "corrisponde ad un'accelerazione dei processi di integrazione dei grandi gruppi dell'aerospazio europeo da cui il nostro Paese e' gravosamente tagliato fuori. L'operazione risponde alla necessità di rafforzare e ottimizzare l'offerta europea nel settore per renderlo competitivo e in grado di reagire ai grandi player di oltreoceano e dei Bric. Nel quadro del nuovo sistema di difesa europeo, ciò rappresenta un vantaggio competitivo che noi non saremo in grado di cogliere".
Il sindacato CGIL, attraverso Susanna Camusso, ha ricordato gli errori dei governi per la mancata partecipazione alle politiche industriali europee “l’ isolamento diventa un problema, ciò che dobbiamo chiedere, essendo Finmeccanica, uno degli asset fondamentali del paese rispetto al quale non si può rinunciare, è che riprendano i rapporti con l'Europa al fine di misurare le possibili integrazioni. Finmeccanica invece di continuare a smantellare torni ad investire e a farne il punto di riferimento delle politiche dei trasporti nel senso più' lato possibile, dal trasporto ferroviario a quello aeronautico e a tutte le attività che intorno ad Ansaldo si possono determinare ".

tempi nostri

E veniamo ai politici. Finmeccanica, Pd e Pdl divisi su strategia alleanze.
Articolo Reuters del 20 settembre 2012:
Opportunità o marginalizzazione? Il mondo politico italiano è diviso anche sulle prospettive della nostra maggiore azienda del settore Difesa a controllo pubblico, Finmeccanica.
L'annuncio ufficiale delle trattative avanzate fra i francotedeschi di Eads e la britannica Bae Systems per una fusione ha posto al centro del dibattito in Italia il tema delle alleanze internazionali di Finmeccanica.
Reuters ha sondato alcuni esponenti politici del settore, trovando anche su questo destra e sinistra su fronti opposti: il tema delle strategie nel settore difesa sarà quindi uno degli elementi della prossima campagna elettorale e il voto di primavera e gli equilibri che ne usciranno avranno riflessi sulle strategie del gruppo guidato da Giuseppe Orsi.
Sintetizzando si può dire che il Pd è favorevole allo sviluppo di alleanze continentali vedendo nel dialogo fra Eads e Bae l'evoluzione naturale dell'accordo siglato lo scorso anno dal governo francese e britannico per una integrazione delle politiche bilaterali nel settore e del rinnovato impulso a livello Ue per una politica comune della difesa.
Il centrodestra, invece, vede proprio lo sviluppo di una politica continentale della difesa, alla quale il governo di Mario Monti avrebbe assistito in maniera passiva, come una marginalizzazione di Finmeccanica impegnata nello sviluppo delle sue ormai storiche alleanze americane.
RADICI DEL DIBATTITO
C'è da rilevare che le diverse impostazioni non sono nuove. Già alla fine degli anni 90 l'allora governo di centrosinistra (prima guidato da Romano Prodi, poi da Massimo D'Alema e da Giuliano Amato) cercò di imporre a Finmeccanica la costruzione di alleanze europee.
Erano gli anni in cui il consorzio Eads (francese, tedesco, spagnolo e - allora - italiano) stava nascendo. Ma il management dell'azienda, guidata dall'Ad Alberto Lina, preferì tenere aperto il canale anglo-americano che si concretizzò, e sviluppò nei primi anni 2000 con l'arrivo di Pierfrancesco Guarguaglini a piazza Montegrappa, con l'acquisizione della britannica Westland e l'accordo in Usa con Boeing sui materiali compositi.
Fu poi sotto il governo di Silvio Berlusconi che si giunse all'acquisizione dell'americana Drs e al contratto - un "successo politico", come lo definì lo stesso Cavaliere facendosi forte dei suoi rapporti con l'amministrazione Bush - per l'elicottero presidenziale, poi cancellato da Barack Obama.
LA POSIZIONE DEL PD: L'EUROPA E' UN'OPPORTUNITA'
E' in questo contesto che vanno dunque viste anche le posizioni attuali dei due schieramenti.
Dice Federica Mogherini (Pd), segretaria della commissione Difesa della Camera, conversando con Reuters: "Visto quello che ha detto il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola - il processo di consolidamento dell'industria della difesa in Europa è auspicabile e noi di questo processo vogliamo essere parte - credo di assecondare la sua lettura piuttosto ottimista di questa possibile integrazione fra Eads e Bae".
E aggiunge: "Anch'io, come Di Paola, credo che si aprano spazi anche per l'Italia a livello europeo. Del resto questa trattativa va inquadrata in quello che sta avvenendo a livello di Ue: l'accordo di Varsavia per la difesa integrata europea, l'attivismo del Quirinale per mettere il nostro Paese al centro delle relazioni europee dopo che ne eravamo rimasti emarginati per anni dicono che quanto sta avvenendo è per noi una opportunità e non una minaccia".
"Il fatto, poi, di non rimanere isolati dipende da come gli attori in campo giocano la partita sia a livello industriale sia istituzionale", aggiunge Mogherini facendo riferimento alla posizione "storica" del partito alla quale si faceva prima riferimento: "Noi del Pd abbiamo sempre sostenuto che l'orizzonte utile per la difesa è quello europeo, anche per quanto riguarda le vicende industriali. Se non sarà così allora sì ci sarà il rischio di marginalizzazione".
PER IL PDL LA TRATTATIVA ANGLO-FRANCESE E' ERRORE DI MONTI
Diametralmente opposta la posizione del centrodestra.
Per Guido Crosetto, ex sottosegretario alla Difesa nel IV governo Berlusconi, "un accordo fra Eads e Bae rischia di essere una pietra tombale sugli spazi di manovra di Finmeccanica in Europa. Del resto la premessa di questa alleanza va ricercata nel passato: nell'uscita di Finmeccanica da Eads e nella scelta di una alleanza anglo-americana. Con Eads-Bae si rafforza la concorrenza e si indebolisce Finmeccanica".
Lo stesso concetto viene ribadito a Reuters da Giuseppe Moles (sempre Pdl), segretario della commissione Difesa della Camera che parla anche lui di "possibile marginalizzazione di Finmeccanica".
Moles chiama in causa anche il Tesoro che nel cda di Finmeccanica esprime anche il consigliere della golden share, la cui normativa è stata recentemente rivista - in linea con le indicazioni europee - e in qualche modo rafforzata: "Mi ha stupito molto il commento del ministro del Tesoro Vittorio Grilli che dice di non avere una idea e di non essersi fatto una valutazione in attesa di parlare con Finmeccanica: un governo non deve aspettare che si realizzi una fusione che marginalizza gli spazi di azione di una sua azienda strategica, ma è uno di quei casi in cui il sistema Paese e il governo di un Paese dovrebbero far sentire la loro voce".
Moles invita il governo all'azione: "Leggo che i governi di Francia e Regno Unito manterrebbero quote nelle aziende interessate: mi preoccupa quindi ancor di più la mancanza di azione. Ci si sarebbe dovuti muovere prima, ma ora bisogna da subito recuperare senza perdere tempo e il dossier è di competenza del governo e del ministro dell'Economia".
In campagna elettorale si parlerà dunque anche di Difesa.

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