«Con la radioattività non si scherza». Per la Cgil La Maddalena non va raddoppiata
Un documento del direttivo territoriale del sindacato guidato da Michele Carrus «esprime la propria grave preoccupazione per le notizie di un possibile inquinamento radioattivo nell’area di La Maddalena, molto probabilmente riferibile alla presenza militare americana».
C’è un solo modo per eliminare i dubbi: controlli. «È urgente e indispensabile - si legge nel documento della Cgil - che le istituzioni si facciano carico di un monitoraggio serio e permanente, attraverso studi e analisi obiettivi e appropriati, per verificare la fondatezza di tali notizie e l’eventuale connessione dell’inquinamento alla presenza e alle attività militari americane; né è trascurabile la valutazione scientifica dei possibili effetti negativi da esso prodotti sulla salute delle persone».
Non basta. La Cgil chiede anche «adeguati i piani di sicurezza, di salvataggio e di evacuazione delle popolazioni locali in caso di rischio nucleare, anche per effetto di eventi bellici o di attacchi terroristici, nonché la predisposizione dei più opportuni interventi di bonifica del territorio e del suo specchio acqueo».
Il sindacato chiede comunque i “danni”, ovvero «misure di sostegno all’economia e alle comunità locali, da anni esposte ai contraccolpi negativi delle scelte del Governo italiano e dall’attuazione di patti internazionali segreti».
Per quanto riguarda il futuro, è nettissimo il no all’ampliamento della base Usa. La Cgil «trova assurdo che il governo e la sua maggioranza abbiano dato consenso al raddoppio delle volumetrie immobiliari a beneficio dell’Us Navy, che hanno l’effetto di trasformare surrettiziamente l’attuale punto di appoggio navale per sommergibili a propulsione nucleare in una base militare permanente, calpestando in tal modo, con disinvoltura, la volontà contraria del popolo sardo, interpretata dalla mozione approvata di recente dal consiglio regionale».
La scelta del governo - prosegue il direttivo della Cgil gallurese - «appare sbagliata perché la politica di Difesa nazionale giudica non più strategico né funzionale ai suoi scopi il sito di La Maddalena ed è orientata di conseguenza al progressivo disimpegno della Marina militare italiana, trasferendone altrove presidi e comandi, senza per contro prevedere alcuna forma di compensazione economica e occupazionale e trascinando in tal modo, negativamente, il destino delle aree in dismissione dell’Arsenale e quello dei numerosi lavoratori che occupa: non si comprende, dunque, a quali interessi non nazionali risponda la presenza militare americana a La Maddalena, che oltre tutto si colloca al di fuori dell’Alleanza atlantica». Ancora: per la Cgil la base Usa «appare del tutto incompatibile con l’istituzione e la classificazione dell’arcipelago come Parco nazionale, e forse presto internazionale insieme alle Bocche di Bonifacio, col presupposto della tutela e valorizzazione ambientale di quei siti marini e terrestri». La base è inoltre incompatibile «con la vocazione turistica del litorale gallurese e con i programmi e le potenzialità di consolidamento e ulteriore sviluppo della filiera».
Per la Cgil gallurese, infine, «le decisioni del governo risultano palesemente incongruenti con i contenuti dell’Intesa istituzionale di Programma Stato/Regione, che sono tesi a ridimensionare significativamente il peso eccessivo delle servitù militari nell’isola, che non ha paragoni in Italia».
La conclusione non lascia spazio a dubbi. È tempo - scrive il sindacato - «di ripensare la presenza militare americana a La Maddalena, puntando alla sua progressiva e definitiva eliminazione: essa non ha portato alcun effettivo e duraturo beneficio alle comunità locali, per le quali rappresenta oggi un vincolo alla crescita economica e sociale e un rischio per l’incolumità delle persone». (a.se.)
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