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Capitalismo e corruzione: il caso Finmeccanica

la grande industria capitalistica ha sempre usato le tangenti per livellare i margini di profitto avvalendosi dell’aiuto dello Stato
26 ottobre 2012

war business

Nell’articolo “Corruzione: Una devianza o la norma?” pubblicato recentemente dal Manifesto, Tonino Perna, docente di sociologia economica, analizza il fenomeno della corruzione nei paesi a capitalismo maturo e pone una domanda fondamentale “la corruzione è una devianza o la norma in questa fase di crisi del modello di capitalismo democratico-liberista?”
http://mobile.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20121017/manip2pg/01/manip2pz/330226/

Secondo l’autore dell’articolo, la grande industria capitalistica ha sempre usato le tangenti per livellare i margini di profitto avvalendosi dell’aiuto dello Stato, per cui oggi l’opinione pubblica si indigna più per la corruzione della classe politica, che meravigliarsi della corruzione presente nelle alte sfere del capitalismo industriale e della finanza.

Per entrare nel merito del rapporto fra casta politico-militare e industria bellica, Romano Canosa, magistrato e storico del fascismo, nel libro “Storia della criminalità in Italia dal 1946 a oggi”, ricorda quel caso limite in cui è stato messo in stato d’accusa l’allora ministro della Difesa Mario Tanassi, dopo una indagine sulla fornitura di quattordici C130 Hercules alla Aeronautica militare da parte della multinazionale statunitense.
“Il caso Lockheed può essere considerato, per gli effetti politici che ebbe, il più grave dei casi di criminalità economica-politica fino a quel momento verificatosi nella storia dell’Italia repubblicana (portò infatti alle dimissioni del presidente della repubblica Giovanni Leone, alla costituzione, per la prima volta, della corte costituzionale in alta corte, al rinvio a giudizio davanti a questa di due ex ministri della difesa, Gui e Tanassi, e alla condanna di quest’ultimo al carcere)”.
Sentenza pronunciata dalla Corte Costituzionale in composizione integrata nel giudizio penale di accusa n. 1 del registro generale 1977 - Depositata in cancelleria il 2 agosto 1979 - Pres. Rossi - Procedimento di accusa nei confronti di Gui Luigi, Tanassi Mario ed altri. http://www.giurcost.org/decisioni/1979/0000s-79.html

scandalo Lockheed

Esattamente un anno dopo l’ammissione da parte della Lockheed di aver pagato tangenti a politici e militari stranieri, negli Stati Uniti viene concepito il “Foreign Corrupt Practices Act” che proibisce alle società americane di corrompere funzionari stranieri con la finalità di ottenere o mantenere affari. Nel 2000 l’Italia ratifica la Convenzione dell'OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali. E’per questo diminuita la corruzione?
http://www.anticorruzione.it/Portals/altocommissario/Documents/FCPA.pdf

E’ di pochi giorni fa la notizia che l'Italia occupa il sessantanovesimo posto, alla pari con il Ghana e la Macedonia, nella classifica della corruzione percepita stilata da Transparency International. Questa classifica viene citata nel “Rapporto sulla corruzione realizzato dalla Commissione sulla prevenzione del fenomeno corruttivo” in cui si riconosce
che è necessario elaborare ed attuare un'organica politica che miri, al tempo stesso, alla prevenzione ed alla repressione del fenomeno.
http://www.governo.it/GovernoInforma/documenti/20121022/Presentazione_Rapporto.pdf

Che non si possa ridurre la corruzione a puro fenomeno morale, per cui l’amoralità è causa dell'origine del fenomeno, o a fenomeno da perseguire solo penalmente, per cui basta l’azione della magistratura, lo sa perfettamente anche Finmeccanica. Lo stesso giorno che Transparency International ha pubblicato il report contro corruzione nell’industria della difesa http://companies.defenceindex.org/report , la società ha pubblicato sul suo sito nella pagina “Dicono di noi”, la notizia che “delle tre aziende italiane analizzate tra le 129 aziende di tutto il mondo esce promossa Finmeccanica”. L’holding continua a vantarsi di aver sottoscritto un Codice Etico. “Il presente Codice (qui di seguito indicato come “Codice Etico”) esprime gli impegni e le responsabilità etiche nella conduzione degli affari e delle attività aziendali assunti da tutti coloro che intrattengono rapporti di qualsiasi natura con Finmeccanica - Società per azioni (di seguito “Finmeccanica” o “Società”)”.
http://www.finmeccanica.it/IT/Common/files/Corporate/Investor_Relations_Corporate_Governace/Codice_etico/FNM__Codice_Etico.pdf

Il report di T.I. comprende le aziende delle nazioni maggiori esportatrici di armi, responsabili di oltre il 90 per cento delle vendite di armi in tutto il mondo, con un giro di affari plurimiliardario.
A differenza del profitto che rimane privato, il costo della corruzione, stimato per un valore di circa 20 miliardi di dollari, viene pagato da tutti senza possibilità di controllo, anche in relazione al fatto che i contratti sono resi segreti per ragione di “sicurezza”.
Senza andare a scomodare troppo il padre della moderna teoria politica Niccolò Machiavelli, che insisteva sugli effetti corruttori generati dalle eccessive ricchezze, che permettono a pochi cittadini di ottenere un potere incompatibile con il governo della legge tramite l’elargizione di favori,
Luigi Zingales, uno degli esponenti di spicco del neo-liberalismo italiano, docente all'Università di Chicago, scrive che "Senza un sano controllo democratico il capitalismo diventa corrotto. Questa corruzione non si risolve sopprimendo il mercato, ma rendendo il mercato più trasparente, più competitivo, più... vero mercato".
Importante il richiamo ai valori della democrazia, tuttavia è proprio la democrazia ad essere a rischio, quando la corruzione si diffonde in una situazione economica e sociale degradata.
Può essere trasparente il mercato delle armi? Il mercato delle armi è un mercato perfettamente idoneo alla corruzione per via non solo della segretezza che vincola i contratti (sicurezza nazionale), ma per l’ingente quantità di denaro che caratterizza questo commercio.
Delle fatture gonfiate e dei costi addizionali di amministrazione, che si sommano a quelli dei programmi (sia nei contratti nazionali che internazionali), ne ha scritto Enrico Pozzi, psicanalista e imprenditore, docente di Psicologia sociale alla facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza, a proposito dell’apparato militare italiano degli anni sessanta e settanta: “La politica di Tanassi ha mirato ad accattivarsi sistematicamente le industrie belliche, e in particolare quella aeronautica, proseguendo e accentuando gli orientamenti andreottiani. I programmi di ristrutturazione offrivano anche qui una occasione eccellente, sia per i crescenti stanziamenti in acquisti di sistemi d'arma, sia per la riorganizzazione della strumentazione bellica dell'esercito (con conseguente sostituzione di molte armi e mezzi). Gli acquisti di armi e sistemi d'arma ammontavano nel 1967 a 225 miliardi, nel 1968 a 278. Applicando agli approvvigionamenti bellici l'incremento del 19 % registrato tra il 1968 e il 1973 per gli acquisti di armi e armamenti, la cifra destinata alle commesse dovrebbe aver raggiunto nel 1973 — secondo valutazioni molto prudenti — la cifra minima di 400 miliardi; Tanassi ha così potuto gestire ordini all'industria per più di 1.400 miliardi (1970-1974), di cui circa 1'855 all'industria italiana: un terreno finanziariamente imponente per operazioni di sottogoverno e clientelari, la possibilità di legare la barca socialdemocratica a grossi settori economici in un campo dove i controlli sono difficili, e dove c'è perciò ampio spazio per favoritismi, tangenti, corruzione, truffe (vedi le forniture Montedison, il caso Sispre, ecc.)”.

Oggi bisogna aggiungere che alla teorizzazione della privatizzazione della guerra, con relativa esternalizzazione di un crescente numero di funzioni svolte dagli eserciti ufficiali a compagnie militari private, si è affiancato il decentramento produttivo e la produzione su licenza delle più grandi aziende belliche, che ha moltiplicato le figure che gestiscono la filiera delle commesse militari (intermediari, esperti, individui che vantano conoscenze da “ungere” per concludere un affare).

Per offrire un quadro complessivo di queste vicende si può ricordare anche “l’affaire Karachi”, cioè il giro di tangenti legato alla vendita di sottomarini tra Francia e Pakistan. Il fatto è accaduto quando l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, Ministro del Bilancio nel 1994, aveva approvato la creazione di una società lussemburghese utilizzata per pagare gli intermediari nei contratti di armi.
http://www.lemonde.fr/societe/article/2012/01/02/affaire-karachi-sarkozy-aurait-valide-un-circuit-de-commissions-en-1994_1624670_3224.html

Il coinvolgimento delle figure istituzionali più importanti di una nazione nei casi di corruzione, insieme a quella dei mediatori o procacciatori di affari e la creazione di fondi, non mette in discussione solo il sistema delle regole, ma l’intera architettura del sistema capitalistico.
Il caso Finmeccanica riguarda un fallimento di un modello che ha rafforzato le oligarche, ha svelato una mentalità elettoralistica-clientelare, il connubio tra politica e malapolitica, ma, soprattutto, riguarda le atrocità delle guerre causate dalle armi letali prodotte in tutto il mondo.

Dunque, come ha dichiarato il giudice per le indagini preliminari di Napoli Dario Gallo, a proposito dell’ultimo filone di inchiesta che coinvolge Finmeccanica, è "preoccupante il ricorso da parte di Finmeccanica e società collegate a pratiche corruttive per l'acquisizione delle commesse di governi stranieri". Nella rete dei vari procedimenti aperti sono finiti
agenti, direttori commerciali di società collegate alla holding degli armamenti, manager, militari e persino ministri della Repubblica.
Dalle varie intercettazioni si evince che “tutti i personaggi coinvolti a diverso titolo nelle indagini, soprattutto dirigenti e agenti del gruppo Finmeccanica, in più occasioni hanno parlato telefonicamente non solo di rapporti con personaggi di spicco della politica e delle forze armate di Paesi esteri, ma anche, più esplicitamente, della necessità di pagarli, attraverso agenti e intermediari, per potersi aggiudicare le gare di fornitura di armamenti e apparati per la difesa e la sicurezza”.
La mazzetta diventa una metafora “l’inclinazione (all’acquisto) bisogna favorirla, bisogna metterla su un piano inclinato con dell’olio. Allora sì che l’inclinazione ha effetto”.

L’ufficio stampa del gruppo della difesa e della sicurezza italiano, risponde alle accuse sempre con la stessa nota “Nessun compenso - precisa Finmeccanica - è stato pagato da Finmeccanica o da Società del Gruppo in relazione a, o comunque in connessione con, i contratti sopra citati"

Una attenzione straordinaria ai fatti di corruzione che coinvolgono Finmeccanica viene espressa dal quotidiano il Fatto http://www.ilfattoquotidiano.it/risultati-di-ricerca/?cx=002673224793559243781%3A8d1aivqnhja&cof=FORID%3A11&ie=UTF-8&sa=&q=finmeccanica , attraverso le sue pagine si può ripercorrere tutte le fasi della sua storia.

Ciò che colpisce non è tanto l’atteggiamento degli individui implicati nel settore per varie ragioni, per cui non c’è nulla da scandalizzarsi di fronte al pagamento di tangenti o incentivi per assicurarsi un contratto, perché tali pratiche fanno parte del buon senso negli affari, ma l’atteggiamento del governo italiano. Il governo italiano, attraverso il Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha una partecipazione di maggioranza/controllo in Finmeccanica pari al 30,28%.
http://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/finanza_privatizzazioni/finanza_privatizzazioni/Partecipazioni_dirette_del_Ministero_dellxEconomia_Ottobre_2012.pdf

Dopo l’ennesima indagine che ha riguardato l’ex presidente di Finmeccanica Pier Francesco Guarguaglini, indagato più volte per frode fiscale, il governo Monti ha espresso solo un pressing soft affinchè si avviasse “una soluzione rapida e responsabile”. In conclusione Guarguaglini si è dimesso ricevendo una liquidazione di quattro milioni. La sua risposta a chi si è mostrato indignato della cospicua somma, è stata “Se uno pensa che Alessandro Profumo ne ha presi quaranta, non mi sembra che si possano fare dei paragoni”. Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e attuale presidente di Banca Mps, è colui che sarà processato per dichiarazione fraudolenta dei redditi aggravata dall'ostacolo alle indagini.
Tanto per capire quali interessi difende il governo Monti, si può ricordare che il Governo ha previsto “la sottoscrizione, entro il 31 dicembre 2012, da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di nuovi strumenti finanziari emessi dalla Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. (MPS) computabili nel patrimonio di vigilanza fino all’importo di euro 3,9 miliardi di euro”. In sostanza regala alla banca miliardi di euro.

Quanto questo governo sia più sensibile a risolvere il problema del debito pubblico attraverso le soluzioni dettate dal mondo della finanza, lo si capisce dalla dichiarazione del banchiere Corrado Passera, ora ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti, a proposito delle scandalo tangenti che sta investendo l’attuale presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi: “Non ho notizie di prossimi incontri tra management e Governo”. A chi chiedeva delle insistenti voci su possibili dimissioni di Orsi, Passera ha replicato: "Non fate domande, è un'azienda quotata. Siamo seri".

Passera e Di Paola, l’attuale ministro della Difesa, uomo proveniente dalla Marina Militare poi divenuto presidente del comitato militare della NATO, sono uomini seri, ma hanno un difetto: non conoscono le regole della trasparenza e della democrazia.
Di Paola ha tacciato di “furore ideologico contro le Forze armate” i pacifisti e antimilitaristi che manifestano contro gli F-35.
“Se oggi dovessimo chiudere tutto, butteremmo via enormi investimenti, metteremmo a rischio 10mila posti di lavoro e ammazzeremmo il futuro tecnologico di Finmeccanica”.
Peccato che a decollare sono solo i costi del caccia, non vi è un aumento dei posti di lavoro (anzi Alenia Aermacchi ha problemi con i suoi “esuberi” grazie alla riforma pensionistica della Fornero).
Inoltre il ministro, che parla tanto di revisione della spesa, avrebbe deciso di affidare ad una società privata di consulenza, la “Price Waterhouse Cooper”, lo studio per realizzare la fusione tra le tre direzioni generali, ad un costo che si aggirerebbe intorno ai 400.000 euro.

Della holding che fa parte della “rete della fabbrica intelligente”, come scrive il Sole24ore, insieme alla Pirelli e Telecom Italia, Comau, Zoppas, Whirlpool, Ima, Prima industrie e quasi 300 altri soggetti tra aziende, università e centri di ricerca http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2012-10-26/rete-fabbrica-intelligente-064846.shtml?uuid=AbFPruwG , per ora si sa solo che il governo non ha in programma di ridurre le partecipazioni azionarie in Eni, Enel e Finmeccanica.

Parrebbe che l'esecutivo si sia convinto della necessità di un ricambio ai vertici del gruppo, e che il nome più accreditato sia quello di Mauro Moretti, attuale amministratore delegato di Ferrovie.

Proprio quel Moretti coinvolto nella strage di Viareggio.
“Chiuse le indagini per la strage di Viareggio nel giorno del terzo anniversario. Tra i destinatari dell'avviso di chiusura indagini c'è anche l'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti. Stasera corteo per commemorare le 33 vittime del disastro ferroviario”
http://www.today.it/cronaca/strage-viareggio-colpevoli-indagine-foto.html

“E' il capitalismo, bellezza!”

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