Report a confronto sull’uso disinvolto dei droni statunitensi e delle armi israeliane in Cisgiordania.
“Un decennio di guerra sta per concludersi.”*
Al presidente Obama ci sono voluti pochi minuti per raccontare agli americani che un “decennio di guerra sta per concludersi” e che userà la forza solo per sostenere i valori universali e lo Stato di diritto.
“Non possiamo confondere l'assolutismo con i principi o sostituire lo spettacolo alla politica, o trattare gli insulti come fossero ragionevoli”.
Tuttavia Obama è Hollywood quando partecipa alla stesura del film Zero Dark Thirty che celebra la spettacolare morte di Bin Laden e glorifica la tortura, è finzione quando afferma di voler chiudere Guantanamo mentre elimina l’ufficio dell’inviato speciale per la chiusura del penitenziario di Guantanamo. Gli uomini del Pentagono e della Cia ingannano quando enfatizzano le “bombe intelligenti”, quelle con un cervello ma senza un’anima, e poi eleggono a nuovi eroi del fronte tecnologico i droni, i robot killer capaci di giocare a ping-pong.
E così il decennio di guerra si conclude per le truppe inviate nelle zone di guerra e si apre ai droni armati UCAV)per riempire i cieli di Iraq, Afhghanistan, Pakistan, Somalia, Yemen, Iran, Libia ed ora anche Mali.
Noel Sharkey, professore ed esperto di intelligenza artificiale e robotica alla Sheffield University, ha definito il ricorso segreto ai droni una “uccisione automatizzata come tappa finale della rivoluzione industriale della guerra” http://www.guardian.co.uk/world/2012/aug/03/drone-race-factory-slaughter?newsfeed=true
In “The Automation and Proliferation of Military Drones” http://www.utwente.nl/gw/wijsb/organization/coeckelbergh/publications/52.pdf Noel Sharkey scrive che dopo l’attacco alle torri gemelle del settembre 2001 e i conflitti a Gaza, c’è stato un drammatico aumento dell'uso di droni armati. Questi robot non possono discriminare tra gli obiettivi i combattenti e non-combattenti, non hanno la consapevolezza della battaglia, non possono ragionare in modo appropriato o prendere decisioni proporzionate. E’necessario segnalare i pericoli di queste soluzioni tecnologiche perché i robot potrebbero diventare dominanti nelle guerre future.
Nell’articolo del Guardian viene citata l’Agenzia giornalistica no-profit Bureau of Investigative Journalism che ha monitorato gli attacchi con i droni in Pakistan dal giugno 2004 al settembre 2012, contando tra le 2.562 e le 3.325 persone uccise (circa 881 erano civili).
Secondo gli strateghi militari, gli attacchi con i droni sono necessari in quanto rendono più sicuri gli Stati Uniti, pur interrompendo l'attività militare. Diversamente, un importante studio della Stanford University e New York University, smonta la narrazione degli “omicidi mirati” evidenziando gli inconvenienti e gli effetti collaterali. Questi sono emersi dopo aver condotto due inchieste in Pakistan, più di 130 interviste con le vittime, testimoni ed esperti, e la revisione di migliaia di pagine di documentazione e dei media di riferimento.
Le inchieste hanno svelato che la continua presenza di droni provoca terrore fra uomini, donne e bambini, e causa traumi psicologici perché la comunità ha la preoccupazione costante che un attacco improvviso possa uccidere senza che ci si possa proteggere. Vi sono prove che gli Stati Uniti hanno colpito la stessa zona più volte uccidendo anche i soccorritori, per cui gli stessi operatori umanitari hanno paura e non vogliono assistere i feriti. Alcuni genitori scelgono di mantenere a casa i bambini, e i bambini feriti o traumatizzati dagli attacchi, abbandonano la scuola.
La possibilità di essere colpiti perché ci si raduna per un funerale o una qualsiasi pratica culturale, ha fatto sì che anche le funzioni religiose siano state abbandonate. L’evidenza dei fatti ha suggerito che questi attacchi hanno suscitato risentimento nelle persone, e piuttosto hanno facilitando il reclutamento nei ranghi dei gruppi armati (il 74% dei pakistani considerano gli Stati Uniti un nemico). Il rapporto mette anche in dubbio la legittimità degli attacchi su individui o gruppi che non sono legati agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2011, e non rappresentano una minaccia per gli Stati Uniti.
Queste pratiche inoltre rappresentano un precedente valido per altri paesi, è più che certo che in tutto il mondo sempre più Stati hanno deciso di produrre, comprare o vendere, questo tipo di armamento letale.
Il rapporto sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero adempiere ai suoi obblighi internazionali per quanto riguarda la responsabilità e la trasparenza, e garantire un adeguato dibattito democratico sulle politiche chiave.
http://livingunderdrones.org/wp-content/uploads/2012/10/Stanford-NYU-LIVING-UNDER-DRONES.pdf
Un nuovo rapporto del Congresso degli Stati Uniti sulla proliferazione dei droni, ha confermato un enorme aumento del numero di paesi che hanno aerei senza equipaggio. Il GAO ha pubblicato il report “NONPROLIFERATION
Agencies Could Improve Information Sharing and End-Use Monitoring on Unmanned Aerial Vehicle Exports” che esamina sia la proliferazione degli UAV, comunemente noti come drone, sia i controlli che gli Stati Uniti operano sulle esportazioni di tecnologia drone. La relazione afferma che tra il 2005 e il dicembre 2011, il numero di paesi che possiedono questi sistemi vanno da 41 a 76. Sempre secondo il rapporto "la maggior parte degli UAV che i paesi hanno acquistato rientrano nella categoria degli UAV tattici, cioè svolgono missioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione, e in genere hanno una gamma limitata di funzionamento al massimo di 300 chilometri. Tuttavia, alcune versioni più avanzate sono in grado di effettuare la raccolta di informazioni e le missioni di attacco. I mini UAV sono acquistati in tutto il mondo ma attualmente solo gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e Israele, sono noti per avere utilizzato UAV armati. La relazione afferma che ci sono paesi che hanno già acquisito informazioni sulle attività militari statunitensi attraverso gli UAV, per cui gli Stati Uniti hanno stabilito di selezionare i paesi a cui trasferire la tecnologia UAV. Tra il 2005 e il 2010 gli Stati Uniti hanno approvato per più di 380 milioni di dollari le esportazioni di droni verso la Danimarca, Italia, Lituania, Regno Unito, Australia, Colombia, Israele e Singapore (in totale i paesi sono 15). L'accordo internazionale principale che controlla il trasferimento dei droni fa riferimento al regime di controllo delle tecnologie missilistiche (MTCR). http://www.gao.gov/assets/600/593131.pdf
Il Predator statunitense costa 11 milioni dollari per unità, il Reaper 30 milioni per unità. L'esercito americano ha in dotazione circa 7.000 droni. Israele è stato il primo paese che ha sviluppato la tecnologia militare drone dopo la guerra arabo-israeliana del 1973.
Uno dei modelli più grandi e più avanzato al mondo è l’Heron TP (Eitan), costa circa 35 milioni e può restare in aria per più di 20 ore consecutive.
Israele è anche un grande esportatore di droni.
Oltre ai rapporti sopra citati, le Nazioni Unite hanno deciso di portare avanti una inchiesta a proposito degli attacchi con i droni e le uccisioni mirate.
L'obiettivo principale dell’inchiesta è quello di esaminare le prove che gli attacchi sproporzionati causano vittime civili.
Il relatore speciale delle Nazioni Unite nella lotta al terrorismo e per i diritti umani, Ben Emmerson, ha detto che c'era la necessità di cercare una "responsabilità" quando gli attacchi sbagliano bersaglio.
Emerson ha dichiarato che "L'aumento esponenziale l'uso della tecnologia drone in una varietà di contesti militari e non militari, rappresenta una vera sfida per il diritto internazionale”, e che, sia per una questione di principio sia per realtà politica, la comunità internazionale dovrebbe focalizzare l'attenzione sulle norme applicabili a questo sviluppo tecnologico. Lo studio dovrebbe vertere su casi specifici prendendo in considerazione ciò che è accaduto in Pakistan, Yemen, Somalia, Afghanistan e nei Territori Palestinesi, sui diversi paesi che sono in possesso della tecnologia UAV in particolare Israele e il governo degli Stati Uniti, e sugli attacchi della CIA in Pakistan.
http://www.bbc.co.uk/news/world-21176279
Ovviamente la reazione di Washington a questa inchiesta è stata immediata: una task force di giuristi della Casa Bianca e della CIA è stata messa all’opera per trovare una copertura giuridica alle uccisioni mirate e tracciare le nuove linee guida della guerra dei droni.
Anche Israele ha avuto la stessa reazione al rapporto del Centro di informazione israeliano per i diritti umani nei Territori Occupati, circa
l'uso di armi per il controllo della folla in Cisgiordania.
“Le azioni di dispersione delle Forze di Difesa israeliane mettono in pericolo i palestinesi. B'Tselesm richiama l’attenzione dell’IDF per proibire l’uso di munizioni letali per disperdere le rivolte, l’esercito dice che il report è parziale e che sceglie gli incidenti che possano confermare la propria tesi”
http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?ID=301211&R=R1
Crowd Control: l'uso di armi per il controllo della folla in Cisgiordania
http://www.btselem.org/download/201212_crowd_control_eng.pdf
Le armi usate dalle autorità durante le manifestazioni di massa dovrebbero essere non letali, cioè non dovrebbero mettere in pericolo la vita umana.
In realtà sono armi pericolose se usate impropriamente, possono causare la morte, lesioni gravi e danni alle cose. Il rapporto contiene nei dettagli gli ordini che regolano l'uso di queste armi, ma che le forze di sicurezza si rifiutano di divulgare. Inoltre esamina la loro violazione.
In primo luogo i regolamenti che permettono l’uso di queste armi sono ambigui, in alcuni casi non possono essere adeguatamente seguiti.
In secondo luogo, quando le forze di sicurezza violano le norme, anche sistematicamente, non si interviene per porre fine a tale comportamento illecito. Gli ufficiali di rango superiore negano che vi sia una violazione delle regole e classificano i danni ai civili come "eccezioni alla regola". Inoltre, anche nei rari casi in cui vengono condotte delle indagini su incidenti di questo tipo, per la maggior parte non vengono addossate responsabilità.
Di seguito sono riportati alcuni dei risultati della relazione:
I soldati e la polizia di frontiera sparano spesso bombe lacrimogene direttamente contro i manifestanti con l'obiettivo di colpirli e provocano incendi, senza garanzie per i manifestanti che non sono nella linea diretta di fuoco. Questa è una prima violazione.
I Soldati e la polizia di frontiera violano sistematicamente gli ordini permanenti, sparando proiettili di metallo rivestiti di gomma anche in circostanze chiaramente vietate dagli ordini.
B'Tselem ha documentato casi in cui le forze di sicurezza hanno sparato questi proiettili senza tenere la distanza prevista rendendoli potenzialmente letali. Hanno anche sparato ai minori, ai passanti o manifestanti che non costituivano un pericolo per le forze di sicurezza o per qualsiasi altro individuo. In alcuni casi, i comandanti, tra cui alti ufficiali, conoscevano il loro uso illegittimo e lo hanno ordinato ugualmente.
Le forze di sicurezza sparano munizioni durante le manifestazioni in particolare contro i palestinesi che stanno lanciando pietre contro di loro. B'Tselem ha documentato l'uso di munizioni in circostanze che non erano pericolose per la vita.
I soldati e la polizia di frontiera hanno sparato proiettili
calibro 0,22 in circostanze che non giustificano l'uso di armi letali.
In effetti queste munizioni sono usate come se fossero mezzi non-letali per il controllo della folla.
Vedere anche http://www.bilin-village.org/italiano/articoli/testimonianze/Nuove-armi-utilizzate-contro-i-manifestanti-in-Cisgiordania
In molti casi le forze di sicurezza spruzzano il liquido maleodorante Skunk in corrispondenza o nei pressi delle abitazioni, sollevando il grave sospetto di essere utilizzato come misura collettiva punitiva nei confronti dei residenti dei villaggi in cui si svolgono regolarmente manifestazioni settimanali.
Gli agenti di polizia fanno uso di spray al pepe in violazione delle procedure di polizia ufficiale, che prevedono un equilibrio tra le considerazioni delle forze dell'ordine e quelle di sicurezza.
L'uso illecito delle armi per il controllo della folla da parte delle forze di sicurezza israeliane, è accompagnato da ulteriori restrizioni alla libertà di parola e alla libertà di protestare contro l'occupazione israeliana della Cisgiordania. Queste restrizioni sono l'arresto e lal persecuzione degli organizzatori di una dimostrazione, la dispersione delle dimostrazioni attraverso l’uso della forza anche quando i manifestanti non sono violenti, e la deportazione di cittadini stranieri che partecipano alle manifestazioni. Le aree della Cisgiordania dove si svolgono le manifestazioni sono dichiarate zone militari e chiuse per il tempo previsto per la dimostrazione. Questi ordini specifici che designano le zone militari chiuse consentono alle forze di sicurezza di fermare gli attivisti israeliani che prendono parte alle manifestazioni, arrestarli e processarli. Queste restrizioni sproporzionate si discostano dalle istruzioni emanate dal Consigliere giuridico per la Cisgiordania, che vieta di dichiarare zona militare chiusa a un gruppo specifico, come ad esempio gli attivisti durante le manifestazioni.
I membri delle forze di sicurezza che si trovano ad affrontare i lanciatori di pietre hanno la facoltà di utilizzare le varie armi menzionate nella presente relazione. Tuttavia, le autorità devono garantire che le truppe sul terreno rispettino i parametri circa l’uso di queste armi. Ne consegue che ogni soldato, ufficiale o poliziotto che violi queste regole, deve essere perseguito. Inoltre B'Tselem richiede:
- di vietare l'uso di munizioni, tra cui i proiettili calibro 022, ai fini di disperdere le manifestazioni, se non in casi di pericolo di vita
- di limitare l'uso dei proiettili di metallo rivestiti di gomma solo in casi di pericolo mortale
- di vietare completamente il lancio di lacrimogeni direttamente su persone fisiche o in orizzontale.
Un elenco delle armi
http://www.btselem.org/publications/2012_alfa
1) Il gas dei lacrimogeni è una sostanza chimica irritante che colpisce gravemente gli occhi e le vie respiratorie. E'l'arma più usata per il controllo della folla. Quella in dotazione alle forze di sicurezza israeliane si disperde attraverso diversi tipi di granate prodotte negli Stati Uniti: la "granata skittering" che può essere lanciata a mano o sparata da un lanciatore montato su un fucile. http://www.inetres.com/gp/military/infantry/grenade/hand.html
A Gerusalemme Est le forze di sicurezza hanno utilizzato granate che si dividono in tre sotto-contenitori. Alcune sono montate sui fucili dei soldati e sparate una alla volta, altre sono montate su lanciatori che possono sparare 1-6 granate in rapida successione. Le forze di sicurezza israeliane hanno anche a disposizione jeep munite di un sistema in grado di coprire una vasta area con gas lacrimogeni.
2) Le granate stordenti. Si tratta di una misura usata come diversivo, la cui esplosione emette una luce brillante e un rumore fragoroso. Le granate sono progettati per causare il panico consentendo in tal modo le forze di sicurezza di sopraffare le persone. Come le bombe lacrimogene in uso da parte delle forze di sicurezza israeliane, le granate stordenti sono prodotte negli Stati Uniti.
3) I proiettili di metallo coperti di gomma sono utilizzati in primo luogo contro lanciatori di pietre. Le forze di sicurezza utilizzano due tipi di proiettili che hanno un nucleo metallico rivestito con gomma o plastica, sparati da lanciatori montati su canne di fucile. Questi proiettili sono forniti da Israele Military Industries Ltd. La Commissione Orr ha vietato l'utilizzo di questi proiettili all'interno dei confini di Israele. A Gerusalemme Est la polizia israeliana ha usato proiettili importati dagli Stati Uniti.
http://en.wikipedia.org/wiki/Or_Commission
4) Skunk è liquido maleodorante usato dalla polizia israeliana allo scopo di disperdere le manifestazioni. Viene spruzzato da cannoni ad acqua posizionati su autocarri. L'odore è talmente offensivo che costringe ogni persona di fare marcia indietro.
* (Discorso di inaugurazione del secondo mandato presidenziale pronunciato da Obama il 21 gennaio) http://www.washingtonpost.com/politics/president-obamas-second-inaugural-address-transcript/2013/01/21/f148d234-63d6-11e2-85f5-a8a9228e55e7_print.html
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