Obama consegna al Congresso le regole per uccidere con i droni
Il presidente Barack Obama chiederà al Dipartimento di Giustizia di fornire al Congresso l’accesso ai documenti classificati che autorizzano l’uso di droni per uccidere cittadini statunitensi residenti all’estero accusati di terrorismo. La dichiarazione alla stampa di un rappresentante dell’amministrazione Usa è giunta a conclusione dall’audizione di John Brennan, neodirettore della Cia. Proprio mister Brennan è stato tra i fondatori nel 2004 del Centro nazionale per il contro-terrorismo che ha teorizzato e messo in pratica la caccia globale ai “terroristi” con i sistemi d’intelligence più sofisticati, a partire appunto dai velivoli senza pilota armati di missili.
Sino a oggi il governo si era sempre opposto alla consegna ai membri del Congresso di documenti secretati sull’uso dei droni. Qualche giorno fa però undici senatori (otto democratici e tre repubblicani) avevano chiesto con una lettera aperta la pubblicazione integrale della documentazione in possesso del Dipartimento di Giusitizia, minacciando in caso contrario di votare la sfiducia alla nomina di John Brennan a capo della Cia e di Chuck Hagel quale Segretario della Difesa.
Con la sua decisione, Obama punta a coinvolgere il Congresso nella messa a punto di una cornice giuridica per le sempre più crescenti operazioni in ambito internazionale dei nuovi sistemi d’attacco a pilotaggio remoto. Ma il presidente spera soprattutto di stemperare le polemiche scoppiate dopo che la rete televisiva NBC News ha rivelato l’esistenza di un memorandum di sedici pagine in cui l’amministrazione legittima gli omicidi selettivi con i droni dei “principali leader operativi di al-Qaeda o di una forza associata”, compresi eventuali cittadini statunitensi, “anche se non esiste prova che essi abbiano pianificato l’esecuzione di un attacco contro il paese”.
Secondo l’emittente televisiva, il memorandum sarebbe stato messo a disposizione dei membri del Senato e dei comitati d’intelligence nel giugno 2012, a condizione che non venisse discusso pubblicamente. Dalla lettura del testo si è appreso che per ordinare le esecuzioni extragiudiziarie basta che un funzionario dell’amministrazione “di alto livello” e con “conoscienza di causa” abbia determinato che il target è stato implicato “recentemente” in “attività” che rappresentano una minaccia di “attacco violento” e che “non ci sia l’evidenza che esso abbia rinunciato o abbandonato queste attività”. Una formulazione contorta che è stata stigmatizzata dalle principali organizzazioni per i diritti civili Usa. “Quella dell’amministrazione Obama è un’idea concettuale che non è in grado di accertare né l’imminenza né la specificità della minaccia”, ha dichiarato Dixon Osburn, direttore di Human Rights First. “I principi accettati dalle leggi internazionali richiedono però entrambe le condizioni”.
Il memorandum pubblicato da NBC News sarebbe una versione ridotta di un documento top secret di 50 pagine redatto nel 2010 dall’Uffico di consulenza legale del Dipartimento della giustizia per giustificare la necessità d’intervenire contro il cittadiino statunitense Anwar al-Awlaki, accusato del tentato dirottamento di un aereo di linea sui cieli di Detroit nel 2009. Anwar al-Awlaki fu poi assassinato in Yemen nel settembre 2011 grazie a un missile lanciato da un drone Usa.
Gli attacchi eseguiti dagli aerei senza pilota sono ormai un’azione bellica di routine a livello planetario. Solo negli ultimi tre anni, sono stati documentati ben 385 strike in Pakistan e Yemen contro i 46 eseguiti durante gli otto anni di mandato del presidente George W. Bush. Sempre più spesso gli attacchi causano la morte di non combattenti: donne, bambini e anziani, “effetti collaterali” di guerre sempre più cieche, disumanizzate e disumanizzanti. L’osservatorio indipendente DronesWatch è stato in grado di dare un nome e un volto a 97 minori assassinati in Pakistan e 25 in Yemen. I droni letali della Cia e del Pentagono vengono fatti decollare da alcune basi in Medio Oriente e in Corno d’Africa. L’ultima di esse è stata realizzata nel giugno 2011 in una località segreta dell’Arabia Saudita grazie alla supervisione dell’immancabile John Brennan. Ma è in Sicilia, all’interno della grande stazione aeronavale di Sigonella, che le forze armate Usa e Nato lavorano alacremente per creare quella che hanno eufemisticamente definito la “futura capitale mondiale dei droni”. Nel silenzio e nell’ignavia del governo e del parlamento italiano.
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