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Il Convegno “L'industria delle armi alimenta le guerre. Il ruolo di Finmeccanica”: dalle analisi alle proposte

Mauro Moretti, nuovo amministratore delegato di Finmeccanica, si preoccupa più di fare una selezione di business coerenti con la volontà dell'azionista per diventare primi nella competizione mondiale
5 gennaio 2015

2001 Odissea nello spazio

Il terzo convegno organizzato dal Comitato NO-M346 del varesotto e dal Movimento NO-F35 del novarese si è posto l'obiettivo di analizzare l'holding della difesa e sicurezza Finmeccanica, uno dei comparti più importanti del sistema paese.
Finmeccanica è stata definita dal “Libro bianco della difesa” elemento essenziale non solo per la difesa e sicurezza degli interessi vitali e strategici italiani, ma anche fondamentale, per le sue capacità tecnologiche, per la crescita complessiva del Paese.
Il convegno rivestiva una importanza particolare per il territorio varesino perché qui sono presenti AleniaAermacchi e AgustaWestland, aziende madri del Distretto aerospaziale lombardo che anche nel 2014 si è confermato il maggiore del settore per quota di export, il 35% del totale nazionale, con un giro d'affari di 4,5 miliardi di euro e 15.000 addetti. Nondimeno in queste aziende si sono organizzate lotte per la riconversione dell'industria bellica alla fine degli anni '80, in particolare quella condotta dai lavoratori Aermacchi all'inizio della prima guerra del Golfo.

L'economista Domenico Moro ha analizzato il “chi è” e “che cosa è” Finmeccanica all'interno del capitalismo italiano, i suoi asset finanziari e il suo ruolo nell'attuale crisi economica e finanziaria.
La sua relazione parte dalla considerazione che Finmeccanica ha assunto un carattere internazionale poiché, sebbene lo Stato possieda il 30,2% delle azioni, il suo azionariato è passato da una prevalenza domestica ad una internazionale, infatti, se si guarda la distribuzione geografica del flottante dell'azionariato istituzionale, si nota che oltre il 90% è estero.
Nello specifico della governance del gruppo, essendo l'holding di un settore che rappresenta un capitalismo italiano fortemente interconnesso e organizzato a livello internazionale, lo Stato ha nominato rispettivamente nella figura di Presidente Gianni De Gennaro, ex capo della polizia ed ex capo del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza, e Marta Dassù, direttore di Aspen Institute Italia ed ex sottosegretario agli Affari Esteri con il governo Letta, membro del consiglio di amministrazione di Finmeccanica, l'uno membro del Club Bilderberg e l'altra della Commissione Trilaterale. Al netto di ogni complottismo, i piani e i progetti di queste associazioni sono quelli della classe dominante: avvicinamento al sistema presidenzialista, finanziarizzazione dell’economia, liberismo e libero scambio senza barriere, politiche di austerità, lenta erosione dei salari e dello stato sociale. Se in questo scenario di grave crisi economica, il ritiro dello Stato dall’economia, il ruolo delle banche, la speculazione finanziaria e le modalità di funzionamento del sistema euro, hanno un ruolo importante nella crisi del debito, non costituiscono però le uniche cause della crisi.
E' il tentativo di superare la caduta generale del saggio di profitto, determinato dall'aumento progressivo degli investimenti sul capitale fisso (macchine) a scapito del capitale variabile (i salari degli operai), ad imprimere un impulso fortissimo alla transnazionalizzazione delle imprese determinando una contraddizione tra capitale e Stato-nazione. Da questo punto di vista si capisce perché Mauro Moretti, nuovo amministratore delegato di Finmeccanica, si preoccupa più di fare una selezione di business coerenti con la volontà dell'azionista per diventare primi nella competizione mondiale. La radicale ristrutturazione del gruppo prevede infatti l'eliminazione di tutti quei settori che non genererebbero profitto secondo le regole dei mercati finanziari (Ansaldo Breda, Ansaldo Sts, Ansaldo Energia).
Quindi l'unica proposta politica seria consiste nell'allargamento del perimetro della partecipazione statale, in modo da permettere il rilancio di più settori industriali strategici e di ammodernare e ampliare le infrastrutture, garantendo occupazione e buoni salari. Il che presuppone, implicitamente, la rimessa in discussione degli assetti di controllo dell'economia.

L'intervento di Rossana De Simone si inserisce in questo ordine del discorso rilevando come il modello dominante, che vede la virtù salvifica della crisi nello stretto rapporto fra ricerca, innovazione e imprese private, sia fallimentare. Il modo peggiore di usare il denaro pubblico è quello di sovvenzionare attività di ricerca e sviluppo all'interno di singole aziende, o promuovendo programmi fortemente indirizzati ad obiettivi particolari. La ricerca diretta verso obiettivi particolari, specifici, ha scarso valore al di fuori di quegli obiettivi, ed è esattamente il contrario di quanto una società tecnologica richiederebbe. Finmeccanica è prima beneficiaria di questa scelta politica Il sostegno finanziario da parte dello Stato alle attività innovative del gruppo è pari a più del 30% della sua spesa totale in R&S. Tenendo conto che un altro 48% proviene dall'Unione Europea e dalla partecipazione a programmi internazionali, non si capisce tutta l'enfasi posta sulla capacità intrinseca del gruppo di essere decisiva per l'avanzamento della frontiera tecnologica del Paese. Tenendo conto che il profitto derivante dalla ricerca applicata va in prevalenza a Finmeccanica, si può concludere che ogni azione tendente a spostare pubblici finanziamenti dalla ricerca di base a quella applicata, come avviene nelle Università, causa l'effetto di sacrificare investimenti sul capitale umano, base di partenza per l'avanzamento ulteriore della conoscenza, che solo le risorse pubbliche possono e hanno motivo di incoraggiare.
In sostanza non è Finmeccanica a fornire un contributo essenziale allo sviluppo di conoscenze e della cultura tecnologica del sistema economico italiano, ma è il valore economico di un programma erogato dalla mano pubblica a coinvolgere piccole e medie imprese in progetti militari o aerospaziali, esponendole fra l'altro a possibili crisi nel caso di tagli a programmi fortemente legati a scelte di politica militare ed estera. .
Una dimostrazione viene proprio da Mauro Moretti quando dichiara che Finmeccanica fa troppe cose che non possono essere sviluppate tutte insieme. Ne consegue che c'è bisogno di concentrarsi su prodotti a più alto contenuto tecnologico ed essere più selettivi, pretendendo così di poter azzerare la vecchia gestione senza rendere conto dell'enorme denaro pubblico speso in precedenza sulla base di decisioni governative e industriali.
Anche per quanto riguarda il nome, sulla scia di ciò che è già avvenuto per Eads, l’azienda europea leader nell’aerospazio e nella difesa a capitale tedesco, francese e spagnolo, diventata Airbus group (le controllate hanno nella ragione sociale l’indicazione della loro specificità (Airbus difesa e spazio, Airbus elicotteri ecc.), Moretti prospetta la possibilità di cambiare il marchio Finmeccanica perché troppo compromesso dalle indagini giudiziarie.
Questo periodo di trasformazione interna alla holding permette ai lavoratori e al movimento contro la guerra di avanzare, senza aspettare il piano industriale definitivo dell'amministratore delegato (già illustrato nelle sue linee guida alla Camera e Senato), proposte alternative. Partendo dalla premessa che bisogna finanziare maggiormente la ricerca di base nelle Università, è un fatto che in Italia, a differenza degli Stati Uniti e delle grandi nazioni europee, non vi è un centro tecnologico pubblico in grado di offrire un supporto tecnologico verso tutte le idee e iniziative volte a migliorare la qualità della vita e la tutela dell'ambiente, l'utilizzo delle energie rinnovabili e delle risorse idriche, il perfezionamento dei processi produttivi per ridurre i rischi alla salute e gli incidenti sul lavoro. Nei laboratori della Selex ES, società di Finmeccanica che opera nel settore dell'elettronica per l'aerospazio e la difesa, ci sono già le capacità per lo sviluppo di tecnologie per il monitoraggio atmosferico e cambiamenti climatici, l'energia intelligente, la gestione delle emergenze, l'assistenza sanitaria e istruzione, la gestione delle risorse naturali e la mobilità sostenibile, allora perché non adoperarli per sopperire a questa carenza tutta italiana?
Risulterebbe una proposta innovativa rispetto a quella di Moretti che viceversa è orientato verso la chiusura, se non cessione, di tutti i rami della Selex ES che operano sul civile per puntare esclusivamente su quello militare, come dimostra l'acquisizione della società canadese Tactical Technologies Inc. che opera come fornitore di software di analisi e assistenza clienti nel settore della guerra elettronica.
Visto che Finmeccanica possiede un incubatore tecnologico e usufruisce di enormi finanziamenti pubblici coinvolgendo una ventina di Università e una decina di Centri di Ricerca, Selex Es potrebbe divenire il motore di uno sviluppo tecnologico decentrato sul territorio nazionale accorpando anche Telespazio, società che lavora nel campo dei servizi satellitari, e Thales Alenia Space, fornitore di soluzioni per satelliti e infrastrutture orbitali, i cui lavoratori sono in sciopero perché lo spazio è uno di quei settori che Moretti vorrebbe dismettere.

Il geografo saggista Manlio Dinucci ha risposto alla domanda quale tecnologia per quali guerre in vista dei nuovi orientamenti strategici. La reciprocità fra aziende belliche, forze armate e strategie militari, può essere rappresentata in sintesi dai nuovi strumenti bellici quali i droni e gli F-35.
In particolare il caccia F-35 risponde appieno ai dettami della “guerra netcentrica” e può trasportare le nuove atomiche B61-12. Il 14 novembre 2014 il Ministro della Difesa Pinotti ha risposto ad una interrogazione parlamentare affermando che l'adesione alla NATO legittima sia la presenza di queste armi sul nostro territorio, sia il coinvolgimento in esercitazioni ad hoc come quella di Ghedi.
Dinucci ha illustrato il riorientamento strategico della Nato dopo la guerra fredda.
Secondo la dottrina NATO del dopo la guerra fredda, i rischi attuali sarebbero diventati di natura multiforme e multidirezionali, difficili da prevedere e valutare, per cui i governi dei paesi membri dell’Alleanza hanno dovuto firmare l'accordo del 1999 che ha modificato radicalmente il concetto strategico della Nato. Il nuovo concetto ha autorizzato, per motivi di sicurezza globale, economica, energetica, migratoria, ecc., tipici della guerra preventiva, l’intervento militare per motivi diversi dalla difesa del territorio di uno Stato membro. Inoltre sono state autorizzate missioni militari in Stati esterni ai territori dei Paesi membri della Nato, secondo la proiezione di potenza, accrescendo la caratteristica aggressiva dell’Alleanza militare. La dimensione militare della Alleanza rimane quindi un fattore essenziale sempre più al servizio di un concetto ampio di sicurezza. Con il presidente Obama non sola la Nato ha continuato a rafforzarsi ad Est penetrando in Ucraina, ma si è avviata una corsa al riarmo nucleare che ha vani­ficato i limi­tati passi sulla via del disarmo sta­bi­liti col trat­tato Start fir­mato a Praga da Stati uniti e Rus­sia nel 2010. Cosicché sia la Rus­sia sia la Cina stanno acce­le­rando il poten­zia­mento delle loro forze nucleari e attuando con­tro­mi­sure per neu­tra­liz­zare lo «scudo anti-missili» che gli Usa stanno rea­liz­zando per acqui­sire la capa­cità di lan­ciare un first strike nucleare. In questo contesto la NATO nel Summit del Galles ha chiesto ai paesi alleati di spendere una giusta quantità di denaro per dotarsi di forze a spiegamento rapido, migliore addestramento e armamenti moderni, ricevendo l'immediata risposta positiva del governo Renzi.
Il Presidente del Consiglio dei ministri italiano si è impegnato a portare la spesa militare italiana al 2% del pil, oltre 100 milioni al giorno, proprio mentre nel Paese si organizzano manifestazioni e scioperi che chiedono investimenti pubblici per il lavoro, la casa, i servizi sociali e il reddito garantito. Scavalcando il Parlamento, il governo ha deciso di partecipare non solo allo schieramento di forze militari nell’Est europeo in funzione anti-Russia, ma anche alla coalizione dei dieci paesi che, ufficialmente per combattere l’Isis, interverranno militarmente in Iraq e Siria.
L'Italia è inoltre coinvolta nell'accelerazione della corsa agli arma­menti nucleari attraverso il pro­cesso di ammo­der­na­mento delle forze nucleari Usa. Le 70–90 bombe nucleari sta­tu­ni­tensi B-61, stoc­cate ad Aviano e Ghedi-Torre, verranno tra­sfor­mate da bombe a caduta libera in bombe “intel­li­genti” a guida di pre­ci­sione, cia­scuna con una potenza di 50 kilo­ton, par­ti­co­lar­mente adatte ai nuovi cac­cia Usa F-35 che l’Italia si è impe­gnata a produrre e ad acqui­stare.
Ricordando le “Linee guida del futuro Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa”, presentate dal ministro della Difesa Pinotti, Dinucci rileva che le Forze armate diventeranno uno strumento con ampio spettro di capacità da impiegare in ogni fase di un conflitto e per un protratto periodo di tempo. Per ottenere tale risultato le risorse economiche non possono scendere al di sotto di livelli minimi invalicabili. Ugualmente l'industria bellica dovrà muoversi secondo traiettorie tecnologiche e industriali che possano rispondere alle esigenze delle Forze armate e puntare sull’innovazione tecnologica per ammodernare i sistemi d'arma.
L' uscita dalla NATO diviene dunque urgente senza farsi illudere che un'alternativa possa essere, per ora, la costruzione di una Difesa europea. Gli sforzi della Nato e della Unione europea per rafforzare le capacità della difesa sono infatti complementari.

L'intervento di Gregorio Piccin ha introdotto la pericolosità del servizio militare professionale che per sua natura deve essere formato tecnicamente ma anche psicologicamente alla guerra. Ciò crea un interrogativo di fondo: Quale il controllo politico della società civile su questo esercito?
Il nuovo eser­cito pro­fes­sio­nale è stato con­ce­pito per for­nire la cor­nice giu­ri­dica ade­guata alla neces­sità di essere inte­grato nel sistema ope­ra­tivo Nato ed essere pro­iet­tato ovun­que nel mondo in un nuovo con­te­sto ope­ra­tivo mul­ti­na­zio­nale inter­forze. Trae il suo stesso senso d’esistere dall’essere impie­gato come corpo di spe­di­zione e occu­pa­zione con la mis­sione di pre­si­diare (e com­bat­tere in) ter­ri­tori situati al di fuori dei con­fini nazio­nali; da qui la neces­sità di una ferma volon­ta­ria di almeno quat­tro anni. Si potrebbe allora studiare e promuovere la formazione di un nuovo esercito costituzionale, basato sulla leva, rivolto a donne e uomini con il ripristino dell'obiezione di coscienza seguendo un nuovo concetto di difesa territoriale/ambientale. Un esercito strutturalmente inservibile alla Nato ed alla proiezione offensiva dove lo sviluppo dei sistemi d'arma sia esclusivamente rivolto alle contromisure difensive e dove le specializzazioni si sviluppino attorno agli aspetti medici e genieristici. In questo quadro di nuove sinergie ci sarebbe tutto lo spazio anche per ripensare le strategie industriali di Finmeccanica.

Mario Agostinelli ha posto il problema della crisi energetica mondiale e del nucleare sia civile che militare. Secondo il fisico i rapporti tra nucleare civile e nucleare militare si attuano a tre livelli di profondità: 1) produzione comune ed integrata di materiale fissile; 2) modello di sviluppo facente capo al medesimo settore economico definibile come complesso militare industriale energetico; 3) dipendenza da uno Stato impegnato nella "competizione globale di potenza.
Anche le regole del mercato energetico, ed elettrico in particolare, andrebbero rapidamente cambiate con l’obiettivo di produrre sempre più elettricità consumando sempre meno risorse naturali, emettendo sempre meno anidride carbonica ed altri inquinanti. Questo potrebbe diventare l’obiettivo della politica energetica, se si sostituisse una retorica e insuperabile contesa fra rinnovabili e fossili, per essere meno dipendenti dall’estero, proteggere il clima e creare lavoro.
E’ un discorso che in Italia, in una paradossale insicurezza energetica, dovrebbe rappresentare il nerbo di una politica industriale per sfruttare al massimo le proprie risorse naturali rinnovabili in un orizzonte che unisca lavoro, ambiente, clima e politica estera.

Alla domanda perché la guerra il Comboniano Padre Alex Zanotelli dà una risposta dal punto di vista etico riferendosi in aggiunta all'art.11 della Costituzione e alla legge 185/90 che regola l'export di armi. Zanotelli ha una visione catastrofica del mondo: di fronte alla presenza della guerra e della fame nel mondo, al cambiamento climatico e alla forte diseguaglianza fra gli uomini, l'uomo non può che assumersi tutta la sofferenza che questo sistema economico-finanziario produce. Il male nel mondo è simboleggiato dal cavallo rosso descritto nell'Apocalisse “Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada”. Che fare allora? Cinque sono i punti che Zanotelli propone di sviluppare: raccogliere le firme per una legge sulla difesa non armata, difendere la legge 185/90, continuare la lotta contro gli F-35, uscire dalla NATO perché è immorale e l'eliminazione di tutte le armi atomiche. Riafferma la dicotomia fra non violenza e non esistenza.
Ugo Giannangeli ribalta il discorso di Zanotelli. “Alex Zanotelli ha parlato di etica e ha usato spesso il termine “immoralità”; io devo parlare di diritto e userò spesso il termine “illegalità”. Prendendo come esempio la vendita degli addestratori M346 di AleniaAermacchi, Giannangeli afferma che la legge che ha ratificato l’accordo militare è in contrasto con i principi della Costituzione e con i divieti della legge n.185/90, è dunque incostituzionale. Rispetto invece all'appartenenza NATO dell'Italia conclude affermando che il nuovo modello strategico NATO non è conforme all’art. 11 Costituzione. Le basi NATO sul nostro territorio non trovano più alcuna giustificazione. A maggior ragione i depositi di armi nucleari: noi non siamo potenza nucleare ma siamo magazzini nucleari per conto terzi ( 90 testate tra Aviano e Ghedi). Infine propone 4 settori di intervento: denunciare ( cioè disdire) l’accordo militare Italia-Israele che viene prorogato automaticamente ogni 5 anni, salva disdetta scritta, bloccare sin d’ora ogni fornitura ad Israele e ogni forma di collaborazione, fare pressione perché sia ratificato il Trattato sul commercio delle armi adottato dalla Assemblea ONU nel 2013 e uscire dalla NATO dando disdetta ex art. 13.del Trattato.

Gregorio Piccin interviene nuovamente mettendo in dubbio la proposta di legge per istituire la Difesa civile, non armata e nonviolenta perché non è alternativa, ma si integra perfettamente con quella militare. Accanto all'esercito professionale di quel soldato di professione, o mercenario, che definizione e status giuridico si rende immediatamente disponibile, si verrebbe a trovare il contingente dei “Corpi civili di pace” pronto ad adempiere al “dovere di difesa della Patria di cui all’articolo 52 della Costituzione”. Ciò rafforzerebbe l'opinione che tutte le guerre sono scatenate da dichiarazioni di pace e fratellanza. Fra l'altro è una proposta che avviene in assenza di un’analisi concreta della situazione esistente e verrebbe finanziata dallo stesso governo che partecipa a infinite guerre.

Come reagiscono i lavoratori delle società di Finmeccanica e come guardano alla profonda crisi di ristrutturazione che l'attraversa? Elio Pagani e Alberto Perino hanno raccontato la storia delle lotte degli operai della Aermacchi di Varese e delle Officine Moncenisio di Condove in Val Susa

I lavoratori del Comitato Cassaintegrati Aermacchi nel 1991 si rifiutarono di dare il proprio consenso alla lobby creata da sindacati confederali, politici e azienda per ottenere più commesse militari tentativo. Il risultato della loro lotta fu l'approvazione della Legge Regionale per la costituzione della “Agenzia per la riconversione al civile” che doveva finanziare ricerche delle aziende sui prodotti alternativi.
L’iniziativa che ha visto come protagonista Perino negli anni '70 suscitò una grande eco e soli­da­rietà da parte di per­sone e movi­menti in varie parti del mondo, e sti­molò altri lavo­ra­tori ad affron­tare la que­stione della pro­du­zione di armi e della ricon­ver­sione dell’industria bellica. Alla fine l'azienda rinunciò alle commesse militare.
Giansandro Bertinotti, sindacalista ADL per AleniaAermacchi, e Fiorenzo Campagnolo, delegato ADL per AgustaWestland, hanno descritto la realtà produttiva delle due aziende e ciò che è rimasto di quella coscienza di classe che proponeva alternative al modo di produrre e al cosa produrre per un altro modello economico e sociale.
Campagnolo ha raccontato come è cambiato negli anni il ruolo del delegato e del sindacato con l'avvio della politica della concertazione. La concertazione fra sindacato, impresa e Stato ha prodotto una vera e propria involuzione della coscienza della propria funzione e forza che era stata lo strumento attraverso cui si erano condotte le lotte e vinto le battaglie nel ‘900. La pratica della concertazione prima, e quella della complicità poi, hanno fatto passare il concetto che il sindacato non serve a nulla perché non è in grado di cambiare le politiche generali, ma non solo, gli interessi dei lavoratori si sono confusi con quello del padrone, dell'impresa. Passando alla descrizione delle varie trasformazioni di Agusta, Campagnolo ha ricordato il passaggio dalla produzione di moto agli elicotteri fabbricati su commessa americana e destinati all'Aeronautica militare. Dopo la morte del conte Agusta l'azienda finisce nelle mani dell' EFIM e si dedica prevalentemente alla produzione di elicotteri militari. Con la profonda crisi degli anni '90 Agusta entra in Finmeccanica ed acquista nel 2004 la Westland inglese diversificando maggiormente la produzione verso il civile. Da allora la produzione presso Cascina Costa è prevalentemente orientata al civile, 80%, mentre quella militare è stata spostata negli stabilimenti inglesi. Oggi AgustaWestland è la punta di diamante di Finmeccanica con la particolarità di avere lavoratori acriticamente appiattiti e schierati su posizioni aziendali. Per un delegato che vuole risvegliare una coscienza di classe anche eticamente corretta, la situazione diventa difficile come è accaduto quando ha deciso di partecipare alla manifestazione contro la vendita degli addestratori M346 di AleniaAermacchi a Israele, o come quando chiedeva di intervenire a proposito di lavorazioni nocive (guarnizioni in amianto). Nel primo caso la conseguenza è stata un dimezzamento delle tessere e la comparsa di parole come “vattene” o “licenziati” scritte sui volantini, nel secondo caso la risposta è stata che era il responsabile ad avere il compito di risolvere il problema.
Giansandro Bertinotti ha inquadrato la situazione di AleniaAermacchi puntando molto sul concetto di diversificazione produttiva e su una visione unitaria dei lavoratori, complessiva di tutto il gruppo Finmeccanica. E' passato il tempo in cui il sindacato, e in particolare la FIM, proponeva la riduzione d'orario a 35 ore e la riconversione dell'industria bellica. Oggi i sindacati confederali usano lo stesso linguaggio dei dirigenti Finmeccanica osannando la tecnologia militare, oppure si mostrano deboli chiedendo di mantenere intatta tutta la capacità produttiva e quindi l'occupazione.
La storia insegna che le crisi di ristrutturazione hanno sempre provocato prepensionamenti e cassa integrazione. Proprio per questo è necessario non aspettare il piano industriale di Moretti, ma sostenere da subito la necessità di mantenere sotto il controllo dello Stato la gestione delle società per poterne determinare le strategie industriali. AleniaAermacchi nello specifico fa parte del settore aerospazio con stabilimenti nei vari distretti nazionali e una divisione del lavoro fra civile, al sud, e militare al nord. In questo momento il territorio piemontese è in allarme perché le attività produttive dei suoi stabilimenti stanno esaurendo la fase di progettazione e produzione delle varie commesse, e non sono previsti investimenti. Questo sta a significare come una diversificazione maggiore al civile sia importante non solo per la sua funzione anticiclica, ma per diminuire sempre più il peso dei programmi militari. AleniaAermacchi di Venegono, specializzata nel campo degli addestratori, attualmente occupa per il 33% lavoratori impegnati sul civile tutti esterni all'azienda, anche per questo è essenziale che i programmi non siano frammentati e appaltati ad imprese diverse. Una delle contraddizioni di Finmeccanica è l'enorme debito accumulato con l'acquisto della Drs technologies americana,ai tempi di Guarguaglini, specializzata nell'elettronica per la difesa, che ha visto il Pentagono ostacolare la sua integrazione in Finmeccanica che, alla fine, ha dovuto concedere totale indipendenza alla controllata. Il nuovo piano di Moretti non è esente da simili contraddizioni come nel caso della cessione di attività civili che pure sono in attivo.

Filippo Bianchetti a concluso i lavori del convegno annunciando la costituzione del Forum contro la guerra con un appello “alle comunità in lotta operanti vicino ad aziende belliche e basi militari, quindi naturalmente legate al proprio territorio e capaci di mobilitazioni locali per la riconversione e la smilitarizzazione dei territori, per lavorare assieme, alla pari, in un FORUM che, a partire dall’analisi delle forme assunte dalla guerra attuale http://forumnoguerra.blogspot.it/

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