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la crisi del debito è solo una questione di potere, non di soldi

La crisi, l'Europa e le guerre

Questo rapido aumento delle spese militari, pari a un incremento di oltre il 6,2 per cento in 5 anni, è l'annuncio di una nuova tappa verso il ritorno del militarismo tedesco
2 luglio 2015

Ucraina

Sul blog del giornale francese l'Express, Jacques Attali, economista francese che ha partecipato alla costruzione europea quando era consigliere di François Mitterrand, scrive che il futuro potrebbe ricordarci molto presto che da oltre 25 anni una crisi economica e finanziaria di ampia portata si è scatenata ogni 7 anni. Ci avviciniamo alla fine di un altro periodo di 7 anni e ovunque si sono formate nuove bolle. Se non ci prepariamo sarà peggiore delle crisi precedenti, soprattutto in Europa, perché “a differenza delle crisi precedenti, il pianeta non è in pace. Le guerre e le minacce di guerre, civili o fra le nazioni, si moltiplicano, rendendo gli investitori molto prudenti”. http://blogs.lexpress.fr/attali/

La crisi della Grecia è la crisi dell'Europa perché ancora una volta va in crisi il principio di sovranità (e il suo reperimento discordante, vedi Ucraina). Se per Attali l'unica soluzione alla crisi economica e finanziaria futura è quella di rimborsare oppure annullare i debiti, per l'economista Joseph Stiglitz l'Europa è in guerra contro democrazia greca. La crisi del debito è solo una questione di potere, non di soldi, e si schiera con i no al prossimo referendum sulle misure di rigore proposte dalle autorità europee alla Grecia in cambio di altri aiuti.. http://www.project-syndicate.org/commentary/greece-referendum-troika-eurozone-by-joseph-e--stiglitz-2015-06

Il referendum voluto da Tsipras ha messo in moto le armi del potere di cui la propaganda è lo strumento principe, ecco perché Christian Marazzi in ”Il golpe della Troika contro il governo Tsipras” scrive che “questa battaglia va fatta a piedi scalzi, con le armi della verità, contro la strategia della menzogna della Troika e dei mass-media che mistificano i dati economici e sociali e servono gli interessi dei poteri forti”
Contro chi mistifica il senso del referendum (Euro o dracma, Europa sì o Europa no) il primo ministro greco ha dovuto ribadire ai greci che “il no al referendum non significa la rottura con l'Europa, ma un ritorno ad una Europa di valori", e minacciato di andare per vie legali contro le istituzioni dell'Unione Europea per impedire l'espulsione del paese dall'area dell'euro, e per mettere fine al soffocamento del sistema bancario. “I trattati dell'Ue non prevedono l'uscita dall'euro e noi rifiutiamo di accettarla. La nostra appartenenza non è negoziabile" http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/11707092/Greece-threatens-top-court-action-to-block-Grexit.html .

Può sembrare allora quantomeno curioso che l'Europa si sia dotata di un organismo, l'European Endowment for Democracy (Sovvenzione europea per la democrazia) https://www.democracyendowment.eu/ , tranne poi capire la sua funzione strategica visto il suo uso in chiave antirussa. Basta leggere il report “Manipolazione russa dell’informazione sull’Ucraina e risposta dell’Unione europea” voluto soprattutto dai paesi dell'Europa dell'Est. http://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2015/559471/EPRS_BRI%282015%29559471_EN.pdf

Il libro “La nuova ragione del mondo”, di Pierre Dardot e Christian Laval, aiuta a comprendere il significato del concetto di sovranità in relazione alla crisi europea.”L'attuale crisi dell'euro non è solo una crisi monetaria proprio come la crisi mondiale esplosa nell'autunno 2008 non è soltanto una crisi economica. La crisi mondiale è una crisi generale della “governamentalità neoliberista” in cui lo Stato non è più semplicemente il guardiano che vigila sugli agenti economici o il mero produttore del quadro delle regole da rispettare, ma arriva ad essere esso stesso sottoposto nella propria azione alla norma della concorrenza.La sovranità, inoltre, qualifica un potere assoluto collocato al di sopra delle leggi sia che si eserciti sul fronte interno, cioè verso i membri di uno Stato, che verso l’esterno, nei rapporti tra stati (cioè è alla base tra l’altro del diritto di guerra). Inoltre, la sovranità può avere come soggetto o il popolo o lo Stato, e le due cose non sono per niente identiche. Quando l’estrema destra nazionalista e xenofoba rivendica la sovranità, intende la sovranità dello Stato sul popolo (uno Stato forte capace di soddisfare un desiderio di autorità).
E chi in Europa, se non la Germania, ha approfittato della crisi economica degli altri membri comunitari, in particolare quelli del Sud, per diventare l’indiscussa prima potenza europea e imporre all’Unione la propria ideologia economica e politica?
“Colpendo l'Europa, la crisi mondiale ha agito come un rilevatore brutale e spietato. Ha messo a nudo le illusioni su cui l'Europa si è costruita fino a questo momento: il miraggio di fondare l'Europa politica sul successo economico e la prosperità materiale, “costituzionalizzando” le norme della stabilità di bilancio, della stabilità monetaria e della concorrenza” (“La nuova ragione del mondo”).

Il Ministro Federale della Difesa, la tedesca Ursula von der Leyen, nel suo intervento al 10° Forum del German Marshall Fund a Brussels di febbraio dal titolo “The evolving European Army“, ha parlato di rivoluzione nelle sfide di sicurezza globale a proposito di Ucraina, Russia, ISIS e guerra ibrida. “Noi siamo il bersaglio: Noi, democrazie e società occidentali, che si basano sulla la libertà di parola e di religione, stato di diritto e democrazia, e quindi siamo noi che dobbiamo trovare risposte per noi stessi. Preferibilmente in anticipo, al fine di generare la resilienza”. http://www.bmvg.de/portal/a/bmvg/!ut/p/c4/NYu7DsIwEAT_yGcXQYKOKA2tIYLQOYnlHPilyyU0fDx2wa40xY4WnlAazY7OMKZoPDxgmPA0fsQYdideaaOyihWnxdJikdecPDK-4V6vsxVTipYr2UbGQkeGE4mciH01G1ExAmcYpOpaqeQ_6nvsr1rfmkPTXVoNOYTzD3Xf_74!/

Non è un caso che nello scenario strategico della NATO la Germania possa diventare la spina dorsale per riorganizzazione militare dell'Alleanza. http://www.swp-berlin.org/fileadmin/contents/products/comments/2015C16_mjr.pdf , anzi, entrata già in quel ruolo, esorta gli stati della NATO a raggiungere il due per cento del PIL quanto a spese militari. Quest'anno solo cinque dei 28 paesi della NATO hanno raggiunto l'obiettivo del due per cento, ma se la Germania nel 2015 ha mancato l'obiettivo, prevede però di aumentare la spesa per la difesa da 33 a 35 miliardi di euro (39,25 miliardi dollari) entro il 2019 . Questo rapido aumento delle spese militari, pari a un incremento di oltre il 6,2 per cento in 5 anni, è l'annuncio di una nuova tappa verso il ritorno del militarismo tedesco, così come previsto dal nuovo Libro Bianco in fase di stesura. http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/germany/11478658/Germanys-good-example-on-defence-spending.html

Sarà capace la Germania di porsi come leadership europea su tutta la linea? Negli ultimi mesi la cancelliera Merkel ha alzato il suo profilo e quello della Germania su una serie di questioni, prima di tutto sulla crisi Ucraina e sulla posizione da tenere nei confronti della Russia di Vladimir Putin. http://www.corriere.it/esteri/15_febbraio_10/non-solo-l-ucraina-nuova-leadership-cancelliera-aa286a42-b0fd-11e4-9c01-b887ba5f55e9.shtml

Il segretario della Linke ("La Sinistra") ha chiesto alla cancelliera tedesca Angela Merkel di sottolineare con più decisione la dimensione geopolitica della crisi greca. A paventare l'uscita della Grecia dall'eurozona, lo scrive l'opinionista Klaus-Dieter Frankenberger del quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", affermando che anche la Nato teme un nuovo focolaio di crisi sul suo fianco sud-orientale, e addirittura un'uscita di Atene dall'Alleanza nel caso di una sua bancarotta e del ritorno alla dracma. Se la Nato ha dovuto rassicurare alcuni alleati dell'Est Europa rispetto alla crisi ucraina, proprio la Grecia rischia di trasformarsi in una crepa in grado di minare la compattezza dell'alleanza.

Nel report del Peace Research Institute (SIPRI) “Military spending in europe in the wake of the ukraine crisis”, si legge come la crisi politica e militare in Ucraina abbia scatenato una corsa agli armamenti in Europa, e un rinnovato impegno da parte di membri della NATO a spendere almeno il 2 per cento del loro Pil sul militare. In Ucraina la spesa per le forze armate viene aumentata così come in Polonia; in Svezia vi è un ripensamento della politica di difesa e si vuole aumentare la cooperazione con la NATO e negli altri paesi europei si sono registrati aumenti (Europa centrale e alcuni paesi nordici). http://www.sipri.org/media/website-photos/milex-media-backgrounder-2015

Secondo la rivista Limes “ci sono stati conflitti più sanguinosi in Europa e tensioni gravi tra Mosca e Washington, ma oggi Usa e Russia non si capiscono. Così la guerra in Ucraina mette a rischio la pace nel Vecchio Continente”, ma anche nell'analisi delle rivalità e conflitti tra le principali potenze regionali Iran, Arabia Saudita, Israele e Turchia, l'Europa ne esce male. Da quando è scoppiata la crisi economica nel 2008 sono molti i “nuovi ricchi” che hanno preso di mira l'Europa: dagli Emirati Arabi a Dubai, dalla Cina alla Russia. “Più che per lo sforzo di pacificare la regione con qualche fatuo esercizio diplomatico, ci distinguiamo per il contributo offerto ad alimentare le guerre in corso, con speciale profitto per l'Arabia Saudita e i suoi sceiccati di servizio”. (Limes 5/2015).

In generale però non si dice che sono stati gli USA e altri alleati a finanziare ISIS, oltre che Arabia Saudita, Qatar e Kuwait. Nafeez Mosaddeq Ahmed, analista politico e attivista per i diritti umani specializzato in politica internazionale occidentale e nelle sue ripercussioni nei diritti umani, .ricostruisce le relazioni fra stato islamico e occidente nel suo articolo “Lo stato islamico è il cancro del capitalismo moderno”. http://www.middleeasteye.net/node/39507

E non è più rassicurante la nuova strategia del Pentagono quando scrive che che c'è un rischio, "basso ma crescente", per gli Stati Uniti di combattere una guerra contro una potenza maggiore nei prossimi anni, e quando se la prende ipocritamente contro le violazioni internazionali della Russia in Ucraina e della Cina nel Mare Cinese Meridionale (La banca mondiale ha affermato il mar cinese meridionale dispone di riserve per almeno 7 bilioni di barili e oltre 900 trilioni di metri cubi di gas naturale). Rispetto ai conflitti aperti da attori sfuggenti come lo Stato islamico, al Qaeda, e i loro gruppi affiliati, gli Stati Uniti e i loro alleati dovranno essere pronti a intraprendere combattimenti in tutto il globo. In questa situazione gli unici a gioire saranno i principali appaltatori della difesa degli Stati Uniti che, a proposito dell'accordo con l'Iran sul nucleare, prevedono affari in ogni caso (sia in positivo sia in negativo), perché i paesi del Golfo Persico andranno alla ricerca comunque di nuovi armi avanzate.“La difesa missilistica continuerà a crescere nella regione a prescindere", ha dichiarato Grant Rogan, esperto di vendite militari della Blenheim Capital http://www.jcs.mil/Portals/36/Documents/Publications/2015_National_Military_Strategy.pdf

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