Mobilitiamoci tutti contro Trident Juncture 2015
Siamo di nuovo sul piede di guerra anche in Europa sia sul fronte Ucraina, come nel Mediterraneo.
E questo grazie alla NATO. È stata la NATO a far precipitare lo scontro con la Russia perché voleva e vuole che l’Ucraina diventi membro della NATO per poter così sparare i suoi missili direttamente su Mosca. La Russia ha reagito ed ecco la drammatica guerra civile di quel Paese che rischia di diventare guerra atomica. “Ho le armi nucleari,” ha detto Putin. E, infatti, ha piazzato 50 missili con testate nucleari sui confini baltici della UE, puntandoli verso la Svezia per dissuaderla a entrare nella NATO. ‘Vista la grave crisi, è stato convocato a Bruxelles il vertice NATO con la presenza del nuovo segretario USA alla difesa, Ashton Carter. All’ordine del giorno: potenziare la forza di reazione rapida della NATO portandola da tredicimila soldati a quarantamila uomini (il triplo!), piazzare 5mila soldati (a rotazione) nei Paesi Baltici e in Polonia e, infine, spingere tutti i Paesi NATO a spendere il 2% del PIL nella Difesa.
Ma ora si apre anche il Fronte Sud: il Mediterraneo. Il 22 giugno la UE ha dato il via libera (senza il benestare dell’ONU!) alla prima fase della missione navale EuNavForMed con cinque navi militari, due sottomarini, due droni e tre elicotteri e un “migliaio” di soldati per tentare di bloccare la partenza dei migranti dalla Libia. L’uso dei droni militari (a Sigonella operano da anni i droni Global Hawk) si intensificherà con questa missione UE “contro i trafficanti di esseri umani”, grimaldello di un’operazione sotto regia NATO per un intervento militare in Libia. Sia i governi di Tobruk come di Tripoli hanno risposto che reagiranno contro questo attacco.
È in questo pesante scenario di guerra che si terrà in Europa dal 28 settembre al 6 novembre la più grande esercitazione militare dalla caduta del muro di Berlino che coinvolgerà 35.000 soldati NATO, 200 aerei, 50 navi da guerra. Questa gigantesca esercitazione “Trident Juncture 2015”, sarà pilotata dalla nuova base NATO di Lago Patria a Napoli. Giochiamo in casa e giochiamo con il fuoco.
Una domanda sorge spontanea: “Ma cosa ci stiamo a fare ancora nella NATO? Ma a che serve , se non portarci in sempre nuove guerre?”.
La NATO è sorta come alleanza difensiva degli USA e dei Paesi europei contro l’URSS e i Paesi comunisti del Patto di Varsavia. Il Patto di Varsavia e i Paesi comunisti non ci sono più, ma la NATO continua ad esserci.
La NATO, infatti, avrebbe dovuto cessare con la caduta del muro di Berlino (1989). Non solo c’è, ma da alleanza militare difensiva è diventata offensiva per difendere gli interessi economici dei Paesi membri ovunque essi siano minacciati. Questo è avvenuto nel vertice di Washington (1999). Mentre nel vertice di Praga (2009) la NATO ha fatto un altro salto: ha sposato la strategia della ‘guerra preventiva’. La NATO è una potenza militare che nessun avversario può eguagliare, basata anche sulle armi nucleari, che la “NATO deve mantenere finché vi saranno nel mondo tali armi”, ha detto l’ex-segretario generale NATO Anders Rasmussen. E per evitare attacchi terroristici e missilistici, è stato annunziato al Vertice di Lisbona (2009) il progetto di uno Scudo antimissile. “La sola esistenza della NATO come alleanza cui aderiscono i Paesi europei – ci rammenta giustamente il fisico Angelo Baracca – implica un’ipoteca pesantissima che vanificherebbe la migliore costituzione europea che si potesse concepire sia per gli aspetti della difesa, ma anche della democrazia effettiva e della libertà”.
Infatti sulla spinta della NATO, l’Italia in questi due decenni, ha partecipato alle guerre del Golfo (1991), Somalia (1994-’95), Bosnia-Herzegovina (1996-99), Congo (1996-99), Yugoslavia (1999), Afghanistan (2001), Iraq (2003), Libia (2011). Milioni di morti! Solo nella guerra in Congo, quattro milioni di morti. E miliardi di dollari per fare queste guerre. Solo la guerra in Iraq (un milione di morti!) ci è costata almeno tremila miliardi di dollari, secondo le stime di J. Stiglitz (premio Nobel per l’Economia), fornite nel suo volume The Trillion Dollars War .
Guerre di tutti i tipi, da quella ‘umanitaria’ a quella contro il ‘terrorismo’, ma il cui unico scopo è il controllo delle fonti energetiche e delle materie prime, per permettere al 20% del mondo di continuare a vivere da nababbi, consumando il 90% delle risorse del Pianeta. “Lo stile di vita del popolo americano – aveva detto Bush senior nel 1991 – non è negoziabile”. E se non è negoziabile, allora non rimane altro che armarsi fino ai denti. Soprattutto con la Bomba Atomica, la Regina che domina questo immenso arsenale di morte che serve a proteggere i privilegi e lo stile di vita di pochi a dispetto dei troppo impoveriti.
Gli USA/NATO hanno l’arsenale più potente e affidabile al mondo con ottomila testate nucleari, di cui circa duecento dislocate in Europa. Settanta bombe atomiche sono in Italia: una cinquantina a Ghedi (Brescia) e una trentina ad Aviano (Pordenone). E questo in un Paese che ha detto, con un referendum, no al nucleare civile! La NATO , sempre sotto comando USA , resterà “un’alleanza nucleare – ha ribadito Obama al vertice di Lisbona – e gli USA manterranno un efficiente arsenale nucleare per assicurare la difesa dei loro alleati”.
E tutto questo ci costa caro.
“Il bilancio civile della NATO per il mantenimento del quartiere generale di Bruxelles – scrive M. Dinucci –ammonta a circa mezzo miliardo di dollari all’anno di cui l’80% pagato dagli alleati. Il bilancio militare della NATO per il mantenimento dei quartieri generali subordinati ammonta a circa un miliardo di dollari all’anno, di cui circa l’80% pagato dagli alleati. Il budget militare della NATO per il mantenimento dei quartieri generali subordinati ammonta a quasi due miliardi di dollari all’anno, pagati per il 75% dagli europei”.
Secondo i dati aggiornati al 2011, le “spese per la difesa dei 28 Stati membri della NATO ammontano a 1.038 miliardi di dollari all’anno, una cifra equivalente a circa il 60% della spesa mondiale per le armi”.
E l’Italia gioca un ruolo cruciale per la NATO: siamo un Paese chiave nello scacchiere militare dell’Alleanza Atlantica. A Napoli è stato da poco inaugurata una sede NATO a Lago Patria con 1.500 militari. A Sigonella (Catania) entrerà in funzione il sistema Ags definito da M. Dinucci “il più sofisticato sistema di spionaggio elettronico, non in difesa del territorio dell’Alleanza, ma per il potenziamento della sua capacità offensiva fuori area, soprattutto in quella medio-orientale”. Per di più nel 2016 Sigonella diventerà la capitale mondiale dei droni. E per pilotare i droni, entrerà in funzione nella vicina Niscemi, il sistema MUOS di telecomunicazioni satellitari di nuova generazione. Niscemi diventerà così la quarta capitale mondiale delle comunicazioni militari.
Non possiamo accettare una tale militarizzazione del nostro territorio, né tantomeno possiamo tollerare, a livello morale, la guerra con i droni. “Questa guerra con i droni porta gli USA in una pericolosa china morale – scrive Jim Rice, direttore della rivista ecumenica USA Sojourners – C’è solo un nome per tali uccisioni con i droni, sono veri e propri omicidi, non giustificati né moralmente né legalmente”.
E sempre in questo contesto, il governo italiano ha “accettato” sul nostro territorio anche AFRICOM , il supremo comando americano per l’Africa con due basi: una a Vicenza per le forze aeree e l’altra a Napoli per le forze navali. Non possiamo accettare che il nostro Paese ospiti quello che nessun Paese africano ha accettato di ospitare. Non è questa la politica estera che l’Italia deve intrattenere con un continente crocifisso come l’Africa.
Da credente e da seguace di Gesù di Nazareth non posso accettare un mondo così assurdo: un Sistema economico-finanziario che permette a pochi di vivere da nababbi a spese di molti morti di fame e questo grazie a una NATO che spende oltre mille miliardi di dollari all’anno in armi e soprattutto con arsenali ripieni di spaventose armi atomiche. “La pace e la giustizia procedono insieme-diceva, negli anni della Guerra Fredda, l’arcivescovo di Seattle, R. Hunthausen. Sulla strada che perseguiamo attualmente la nostra politica economica verso gli altri Paesi, ha bisogno delle armi atomiche. Abbandonare queste armi significherebbe di più di abbandonare i nostri strumenti di terrore globale. Significherebbe abbandonare il nostro posto privilegiato in questo mondo”.
Come credente nel Dio della vita non posso accettare un Sistema di morte come il nostro pagato da miliardi di impoveriti, milioni di morti di fame oltre che da milioni e milioni di morti per le guerre che facciamo.
E come seguace di Gesù di Nazareth che ci ha insegnato la via della nonviolenza attiva, non posso accettare che il mio paese faccia parte della NATO, una realtà che doveva già essere scomparsa con la caduta del Muro di Berlino e che invece continua a forzarci ad armarci per sempre nuove guerre ‘ovunque i nostri interessi vitali’ siano minacciati. Lo aveva già capito questo, Giuseppe Dossetti quando nel 1948 votò in Parlamento contro l’adesione alla NATO, mentre tutta la DC era schierata per il Sì. Lo fece in ossequio alla sua coscienza e al Vangelo. È quanto tocca a noi fare oggi, se vogliamo salvarci da questa follia collettiva. “La guerra è una follia – ha gridato papa Francesco al Sacrario militare di Redipuglia. Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta a ‘pezzi’ , con crimini, massacri, distruzioni…..”.
E allora mobilitiamoci tutti, credenti e non, uniamoci al di là di ideologie o credi, contro questa gigantesca esercitazione militare NATO “Trident Juncture 2015” che si terrà in autunno. Lo chiedo da Napoli, il centro comando di questa operazione, insieme al comitato napoletano “Pace e Disarmo”.
Perché non pensare a una manifestazione nazionale a Napoli o altrove, promossa da tutte le realtà del movimento per la pace, dalla Rete della pace come dal Tavolo della Pace, dai No Muos come dai No NATO?
Tutti insieme perché vinca la vita!
Napoli, 29 luglio 2015
"Preparatevi ad una cosa mai vista. E' singolare notare che l'operazione viene spostata dalla Sardegna in Sicilia per questioni di "serenità". Ovvero, la comunità di Decimomannu da tempo protesta per l'eccessiva presenza militare nella zona. Nella comunità trapanese, invece, non si lamenta nessuno. In Sardegna, infatti, diversi movimenti sono scesi in campo contro l'esercitazione, per i problemi legati, ad esempio, all'ambiente e alla salute dei cittadini. Da notare infine che la scelta di Trapani sembra anche una chiara indicazione di "attenzione" a quello che potrebbe succedere in Libia".
http://www.tp24.it/2015/06/05/cronaca/a-settembre-a-trapani-la-piu-grande-esercitazione-nato-dell-anno-trident-juncture-2015/92197
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