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Intervista di Daniele Barbieri

«L'inverno nucleare purtroppo è in agguato»

Ettore Majorana – “scomparso” nel 1938 - rompe un lunghissimo silenzio
5 luglio 2016

«L'inverno nucleare purtroppo è in agguato»

        Ettore Majorana – “scomparso” nel 1938 - rompe un lunghissimo
        silenzio: intervista di Daniele Barbieri


        «Ricordo la vecchia battuta che mi facevano gli amici: “non
        hai un gran fisico per essere un grande fisico” e invece
        eccomi qua». In effetti Ettore Majorana ha un'età veneranda –
        il 5 agosto compirà 110 anni – ma sta benino. Ha accettato di
        farsi intervistare, rompendo così un lunghissimo silenzio, per
        le ragioni che lui stesso dirà. Ha messo una sola condizione:
        non vuole parlare della sua “scomparsa”.



        *D'obbligo una domanda preliminare sull'età: 109 sono una
        stranezza, quasi un record. C'è un segreto? *

        «Un record no: mercoledì scorso è morta Trinidad Alvarez Lira
        a 117 anni. Nel suo caso la stranezza era che nessuno credeva
        avesse quell'età: lei aspettava un documento per provare di
        esser nata nel 1898 ma quel certificato di nascita le è stato
        recapitato solo dopo il decesso. Nel mio caso nessun segreto:
        una vita sana e le cure giuste».


        *Ovviamente non posso chiederle se ha letto i numerosi libri
        sulla sua “scomparsa”: dal capolavoro di Leonardo Sciascia ai
        due usciti in questi ultimi giorni.*
        «Invece su questo le rispondo almeno in parte. La mia
        scomparsa ha appassionato così tanta gente che esiste ormai
        una sorta di paradossale scienza, la “majoranologia”: se lei
        va un rete vedrà che siccome Mauro De Mauro scrisse un
        articolo su di me mi hanno collegato alla sua sparizione e
        siccome Paolo Borsellino indagò su un “barbone” che parlava di
        fisica – per escludere poi che fossi io ed è un fatto noto –
        qualcuno insiste a dedurne che ci fossero collegamenti
        mafiosi. Non so se ridere o piangere. Quanto ai libri che
        hanno “romanzato” la mia vicenda quello di Sciascia è davvero
        un capolavoro come dice lei, anche se...il finale è sbagliato:
        non sono morto, tant'è che sono qui a parlare con lei».


        *Appena le ho nominato Peacelink ha accettato di rompere il
        silenzio: perché?*

        «Devo parlare di pace in pericolo, anzi di una minaccia
        nucleare tanto più pericolosa quanto più se ne parla poco. In
        passato ci furono grandi pericoli ma milioni di persone erano
        vigili; adesso c'è un misto di rassegnazione e ignoranza che
        diminuisce gli anticorpi. Da quel che lei mi ha detto,
        Peacelink mi sembrava il posto giusto».


        *E la scelta del momento? Si è fatto anche un regalo di
        compleanno?*

        «In effetti le ragioni “personali” sono due. La prima è che
        ovviamente a 109 anni non è il caso di rimandare ciò che si
        deve/può fare. La seconda è che negli ultimi tempi sono
        arrivate pessime novità rispetto alle armi nucleari e io mi
        sento in qualche modo responsabile... In teoria, perché come
        si sa non sono uno dei padri di quella prima bomba atomica
        anche se alcune mie idee hanno in effetti aperto la strada».


        *Le pessime novità allora: da dove partiamo?*

        «Visto che voi siete in Italia partiamo da lì. Nel generale
        silenzio stanno arrivandodagli Usa le B61-12, nuove bombe
        nucleari destinate a sostituire le B61 installate in Germania,
        Belgio, Olanda e Turchia. Sono in corso test per dotare la
        B61-12 di capacità anti-bunker, ossia penetrare nel
        sottosuolo, esplodendo in profondità per distruggere i centri
        di comando e altre strutture sotterranee in un first strike
        nucleare. Per l’uso di queste nuove bombe nucleari a guida di
        precisione e potenza variabile, l’Italia fornisce non solo le
        basi di Aviano e Ghedi-Torre, ma anche piloti che vengono
        addestrati all’attacco nucleare sotto comando Usa. E tutto
        questo - mi corregga se sbaglio – in segreto e in violazione
        degli accordi internazionali».


        *E' una di quelle notizie che solo gli scienziati, alcuni
        ricercatori e un drappello di irriducibili “contestatori”
        hanno segnalato.*

        «Sì, è così. Silenzi di comodo e censure. Ma non è l'unica
        notizia allarmante. Infatti lo Science and Security Board del
        “/The Bulletin of the Atomic Scientists/” ha annunciato che la
        lancetta dei minuti del *Doomsday Clock*, cioè l’orologio
        della fine del mondo, restano ferme a 3 minuti dalla
        mezzanotte, nonostante i progressi fatti con l’accordo sul
        nucleare iraniano e la Conferenza delle parti Unfccc di
        Parigi. Infatti quelle recenti piccole, buone notizie – cito -
        “rappresentano solo piccoli punti luminosi in una situazione
        mondiale più oscura e colma di potenziali catastrofi”. Tre
        minuti alla mezzanotte, cioè all'inverno nucleare sono davvero
        pochi ma – continuo a citare - “questa decisione è espressione
        dello sgomento per il fatto che i leader mondiali continuano a
        non concentrare i loro sforzi e l’attenzione del mondo sulla
        riduzione del pericolo estremo rappresentato dalle armi
        nucleari e dal cambiamento climatico”. Anzi. Ricordo che dello
        Science and Security Board fanno parte 16 premi Nobel. Non
        proprio persone sprovvedute. Le lancette del Doomsday Clock
        sono state spostate a 3 minuti prima della mezzanotte il 22
        gennaio 2015 e rappresentano il più alto livello di pericolo
        per la sopravvivenza degli esseri umani sul nostro pianeta dal
        1983, quando cioè si era ancora in piena Guerra Fredda. Posso
        proseguire su questo terribile, simbolico orologio?».


        *Certamente.*

        «Pur riconoscendo i notevoli progressi che rappresentano gli
        accordi sul nucleare iraniano e quelli presi a Parigi sul
        clima, il “/Bulletin of the Atomic Scientists/” avverte che
        questi passi in avanti sono stati in gran parte vanificati dal
        crescere di altre tensioni planetarie: le tensioni fra gli
        Stati Uniti e la Russia sono a livelli che ricordano i periodi
        peggiori della guerra fredda. I conflitti in Ucraina e in
        Siria si aggravano mentre la Turchia, membro della Nato, è
        sempre più aggressiva verso la Russia. Washington e Mosca
        aderiscono alla maggior parte degli accordi sul controllo
        degli armamenti nucleari ma gli Stati Uniti, la Russia e altri
        Paesi con armi nucleari sono impegnati in programmi per
        modernizzare i loro arsenali, il che suggerisce che abbiano
        intenzione di mantenerne e conservarne la disponibilità almeno
        per decenni, nonostante i loro impegni, codificati nel
        Trattato di non proliferazione nucleare, di perseguire il
        disarmo nucleare. Poi c'è la Corea del Nord. Per tacere di
        Israele che finge addirittura di non avere armi nucleari».


        *L'altro pericolo – cioè l'ecocidio, la distruzione della vita
        sul pianeta – è altrettanto grave?*

        «Per quanto riguarda la catastrofe climatica il “Bulletin”
        sottolinea: “Anche se può essere promettente, l’accordo sul
        clima di Parigi è arrivato verso la fine di anno più caldo
        della Terra, un record dell’aumento della temperatura globale
        rispetto ai livelli pre-industriali». Sviluppi positivi sul
        clima, citati dal “/Bulletin/” nella dichiarazione includono
        l’enciclica “/Laudato sì/” di papa Francesco, il movimento per
        disinvestire dai combustibili fossili, i nuovi progressi
        tecnologici nei sistemi energetici e la formazione di governi
        più rispettosi del clima a esempio in Canada e Australia. Ma è
        ancora pochissimo rispetto a quel che urge».


        *Restiamo sul «/Bulletin/»: i timori non sono finiti, vero?*

        «Purtroppo no. C'è una grande preoccupazione per il cosiddetto
        “nuclear power vacuum” in tutto il mondo. Cito di nuovo: “La
        comunità internazionale non ha messo a punto piani coordinati
        per affrontare costi, sicurezza, gestione delle scorie
        radioattive e la proliferazione, le sfide che pone
        l’espansione nucleare su larga scala”. In sintesi ecco quel
        che scrive Rachel Bronson: “l’anno scorso, lo Science and
        Security Board del /Bulletin/ aveva spostato il Doomsday Clock
        in avanti fino a 3 minuti alla mezzanotte, osservando che /La
        probabilità di una catastrofe globale è molto alta e le azioni
        necessarie per ridurre i rischi di catastrofe devono essere
        prese al più presto/. Siamo fermi, L’orologio fa tic tac. Il
        pericolo globale incombe. Tutti i leader dovrebbero agire,
        immediatamente».


        *Se i leader sono immobili e incoscienti, se gli scienziati
        non vengono ascoltati... siamo perduti? Oppure la
        mobilitazione dal basso può invertire la rotta?*

        «Io concordo con i cosiddetti “disarmisti esigenti”**che
        parlano di due “bombe” che incombono come una spada di
        Damocle: la bomba atomica e quella ecologica. Se e potrebbe
        aggiungere una terza, quella finanziaria, perché il sistema
        industrial-militare, l’economia accumulativa e il consumismo
        sfrenato sono strettamente in connessione. Se i popoli si
        mobilitano... la speranza può riaprirsi. Ed era proprio questo
        che ci tenevo a dire, alla vigilia dei miei 1110 anni».


        *Professor Majorana mi piacerebbe chiederle mille cose, anche
        di fisica teorica, ma il tempo dell'intervista sta finendo e
        comunque la vedo molto affaticata. Posso togliermi però una
        piccola curiosità?*

        «Prego».


        *Deduco da un risposta precedente che lei ha letto i libri del
        suo conterraneo Sciascia: c'è qualche altro scrittore italiano
        dei nostri giorni che conosce?*

        «Ho molto amato i libri di Umberto Eco. E d'altronde se non
        avessi letto una delle sue “interviste impossibili”, per la
        precisione quella fatta da Eco a a Pitagora, non avrei avuto
        l'idea di questa chiacchierata con lei. A volte anche
        un'intervista inventata può essere portatrice di verità».


        *BREVE NOTA FINALE*

        Come svela Ettore Majorana nell'ultima risposta questa è una
        “intervista impossibile”. Ma sarà utile precisare che le
        informazioni e le analisi di Majorana si basano sul citato
        “Bulletin” ma anche su recenti articoli di Manlio Dinucci e
        del duo Alfonso Navarra e Laura Tussi; ovviamente la
        responsabilità del montaggio e le preoccupazioni attribuite a
        Majorana sono del non immaginario Daniele Barbieri.


Francobollo centenario Majorana




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