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Approvata il 4 luglio 2017

Puglia, mozione per il disarmo nucleare

Il Consiglio Regionale della Puglia impegnano il Presidente della Regione e la Giunta regionale a richiedere al Governo nazionale di rispettare il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e, attenendosi a quanto da esso stabilito, a porre in essere iniziative finalizzate alla rimozione da parte degli Stati Uniti d’America di qualsiasi arma nucleare dal territorio italiano e alla loro rinuncia a installarvi i nuovi ordigni B61-12 e qualsivoglia altra arma nucleare.

Il Consiglio regionale

 

 

Premesso che:

 

  • secondo i dati forniti dalla Federation of American Scientists (FAS), l’Italia custodisce il più alto numero di armi nucleari statunitensi schierati in Europa (settanta ordigni B-61 su un totale di centottanta, sono presenti nelle basi militari di Ghedi-Torre e di Aviano);

  • è stata ufficialmente autorizzata dalla National Nuclear Secutity Administration (NNSA) la B61-12, nuova arma con una testata nucleare della potenza media pari a quella di quattro bombe di Hiroshima;

  • foto satellitari, pubblicate dalla FAS, mostrano le modifiche già effettuate nelle basi di Aviano e Ghedi-Torre per installarvi le B61-12;

  • l’Italia, che fa parte del Gruppo di pianificazione nucleare della North Atlantic Treaty Organization (NATO), mette a disposizione non solo il suo territorio per l’installazione di armi nucleari, ma anche piloti italiani che, dimostra la FAS, sono addestrati all’attacco nucleare sotto comando USA con i cacciabombardieri Tornado schierati a Ghedi;

  • anche i previsti caccia F-35 destinati all’aeronautica italiana saranno integrati, come annunciato dall’U.S. Air Force, con la B61-12;

  • in tal modo sarebbe violato il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, firmato nel 1969 e ratificato nel 1975, il quale all’articolo 2 stabilisce: “Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia Parte del Trattato, s’impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente”;

  • tali nuovi armamenti abbasseranno ulteriormente la soglia nucleare, rendendo più probabile un attacco atomico;

  • con la presenza simultanea sul territorio di B61-12, F-35 e della stazione Mobile User Objective System (MUOS), sistema di telecomunicazione satellitari della Marina Militare degli Sati Uniti d’America, l’Italia. In un preoccupante quadro di corsa al riarmo atomico, diventa un bersaglio prioritario di un eventuale rappresaglia nucleare;

 

considerato che:

 

  • la Puglia è stata protagonista nel recente passato di vicende storiche di assoluto rilievo legate agli armamenti nucleari. Negli anni 1959–1963 (nel pieno della c.d. ‘Guerra Fredda’) le forze armate della NATO hanno installato, sui territori dell’Alta Murgia e della Murgia Tarantina, ben 10 campi di lancio, ciascuno con 3 missili americani a testata nucleare “Jupiter” della potenza di 1,45 megatoni, ossia con una capacità distruttiva cento volte superiore alle bombe atomiche che rasero al suolo Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945;

  • diverse zone del territorio pugliese, in particolare le predette aree interne, vedono tuttora una forte presenza di basi e presidi militari, nazionali e della NATO, finanche in aree protette, come avviene nel territorio del Parco nazionale dell’Alta Murgia (sul quale insistono ben 5 poligoni militari, alcuni dei quali in pieno esercizio, oltre alla Polveriera di Poggiorsini);

  • a partire dalla metà degli anni ‘80, intere comunità si sono mobilitate contro il riarmo e la massiccia presenza di presidi militari sui propri territori. Si ricordi, in proposito, il documento a firma dei Vescovi pugliesi e redatto dal compianto Don Tonino Bello “Bari, terra di pace” dell’8 dicembre 1987 - ancora attuale, con il quale è ribadito che “più che essere terra di servitù militare, la Puglia deve essere arco di pace”;

  • in diverse circostanze, soprattutto in occasione delle marce della pace Gravina-Altamura degli anni 1985, 1987, 2003 e 2005, moltissimi cittadini, oltre a denunciare le forme di degrado in cui versava il territorio murgiano, hanno evidenziato le molteplici criticità e contraddizioni legate alla presenza delle servitù militari. In particolare è stato rilevato come l’attività militare sia incompatibile con l’ecosistema delle aree interne, sia perché si contrappone alla vocazione economico-produttiva storica dello stesso territorio (di tipo agro-pastorale), sia perché le esercitazioni “a fuoco” svolte nello stesso territorio determinano la produzione di residui di nanoparticelle e dunque fenomeni di grave inquinamento del suolo e dell'aria, come è stato denunciato da associazioni e attivisti anche nel corso delle audizioni della Commissione di inchiesta del Senato sull'uranio impoverito tenute nel 2006. Ed ancora, è stato più volte osservato che l’attività delle strutture militari ostacola (e, in non pochi frangenti, impedisce) una piena fruizione del territorio, anche a fini turistici, escursionistici, didattici, ecc.; ciò riduce drasticamente le potenzialità di tali territori e contraddice la necessità di tutela, valorizzazione e protezione ambientale che ha portato all’istituzione del Parco nazionale.

 

IMPEGNA

 

a condizione del rispetto dei vincoli e dei limiti imposti dalle vigenti normative sulla sicurezza in ambito militare, il Presidente della Regione e la Giunta regionale a:

 

  1. richiedere al Governo nazionale di rispettare il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e, attenendosi a quanto da esso stabilito, a porre in essere iniziative finalizzate alla rimozione da parte degli Stati Uniti d’America di qualsiasi arma nucleare dal territorio italiano e alla loro rinuncia a installarvi i nuovi ordigni B61-12 e qualsivoglia altra arma nucleare;

  2. richiedere al Governo nazionale di adottare provvedimenti intesi a ridurre, o comunque a rimodulare, la presenza militare nel territorio pugliese, con particolare riferimento alla salvaguardia delle aree protette, rimuovendo e/o delocalizzando le servitù militari ivi presenti;

  3. verificare la possibilità di sospendere le esercitazioni militari in cui vengono provocate deflagrazioni che determinano il rilascio di polveri sottili e a impegnare il Comitato Misto Paritetico – Programmi delle installazioni militari (di cui all’art. 322 del d.lgs. 66/2010) allo scopo di affrontare, nelle sedi opportune, il grave problema delle contaminazione del suolo dovuta alle esercitazioni e ad avviare un’istruttoria tesa a verificare quali siano le limitazioni (di cui all’articolo 320 del d.lgs. 66/2010) in scadenza e le eventuali condizioni di rinnovo.

 

 

 

 

 

 

_______________________________________________________

Mozione approvata all’unanimità, nella seduta del 4 luglio 2017 (sono risultati assenti dall’Aula al momento del voto i Gruppi Direzione Italia, Movimento Schittulli – AP, La Puglia con Emiliano il consigliere Congedo del Gruppo Misto e la consigliera Franzoso)

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