Quale futuro per Leonardo-Finmeccanica? Grande confusione sotto il cielo…
Per chi è interessato alle vicende che hanno caratterizzato l’industria della difesa e sicurezza italiana, dalle espansioni alle concentrazioni e ridimensionamenti, non è sfuggita la progressiva retrocessione di Leonardo-Finmeccanica nella classifica mondiale delle top 20 del settore. Secondo lo studio Deloitte Leonardo si posiziona al 12° posto perdendo una posizione rispetto all’anno precedente (con un fatturato pari a 13.287 miliardi di dollari nel 2016 rispetto ai 14.439 miliardi del 2015), al 18° per utili operativi e al 19° per percentuale di riduzione dei dipendenti. Nel 2012 era al nono posto nella classifica generale. https://www2.deloitte.com/content/dam/Deloitte/global/Documents/consumer-industrial-products/gx-cip-global-aerospace-defense-financial-performance-study.pdf
Se il piano industriale dell’ex amministratore delegato è stato accolto con favore da analisti dell’Istituto Affari Internazionali, perché concentrava le attività core in una unica impresa più competitiva (!) con una catena decisionale corta e accentrata al vertice, e i risultati sono stati salutati favorevolmente dai sindacati confederali*, una forte critica era arrivata dal sindacato di base che ha denunciato la mancanza di una visione industriale, il processo accentratore dell’organizzazione del lavoro che ha provocato malfunzionamenti nel sistema della ex holding, il disinvestimento nei programmi civili per concentrarsi su quelli militari, e non da ultimo l’aver calcolato a bilancio l’intero importo della commessa EFA per il Kuwait non ancora interamente ricevuto.
Dal momento della nomina alla guida di Leonardo a maggio del nuovo amministratore delegato, nel mese di ottobre si sono svolte audizioni parlamentari che hanno permesso di capire di più circa le decisioni sul futuro del gruppo. Il 19 ottobre presso la IV Commissione Difesa il Responsabile Strategie, fusioni e acquisizioni di Leonardo Spa, dottor Giovanni Soccodato, ha riportato la posizione del gruppo a proposito del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa. http://documenti.camera.it/Leg17/Dossier/Pdf/ES094.pdf
Il documento redatto a marzo e pubblicato nel sito del Senato è articolato su tre livelli: rilevanza geo-politica e industriale del settore, importanza del supporto governativo alle esportazioni e normativa italiana. Sostanzialmente quello di Leonardo è un richiamo alle responsabilità del governo tacendo sulle carenze sin qui riscontrate da parte della governance aziendale: in Italia vi è una minore domanda interna e una minore spesa nazionale, bisogna dare credibilità alle azioni di politica estera e promuovere investimenti in ricerca e sviluppo, infine mantenere una base industriale tecnologica nazionale all’avanguardia. Dunque se Leonardo si posiziona al di sotto dei principali pesi esportatori di armamenti, è solo perché alla base vi è una carenza di strumenti di supporto istituzionale (sottoscrizione contrattuale diretta tra governi G-to-G come accaduto per Kuwait e Qatar) poichè in ambito internazionale i processi di procurement devono avere alle spalle un “sistema paese”.
Tuttavia ciò che ulteriormente lascia maggiormente perplessi è il riferimento allo strumento di finanziamento “export credit” come quello utilizzato dagli USA. Il credito alle esportazioni è un programma di finanziamento estero militare (FMF - Foreign Military Financing) che prevede sovvenzioni e prestiti per aiutare i paesi a comprare armi e attrezzature della difesa prodotte negli Stati Uniti. Viene gestito dall’Ufficio Politico-Militare del Dipartimento di Stato e dall' Agenzia per la Difesa della Cooperazione per la Difesa (DSCA) del Dipartimento della Difesa. Il Congresso approva annualmente i fondi per FMF. Leonardo e governo italiano dovrebbero però spiegare il significato il ruolo di Arranger ed Agente da parte di Unicredit nella vendita degli addestratori M-346 a Israele. https://www.unicreditgroup.eu/content/dam/unicreditgroup/documents/it/sustainability/our-vision-of-a-sustainable-bank/policies-and-guidelines/Riepilogo_dati_autorizzazioni_esportazioni_definitive_come_da_Legge_185_90_Italia.pdf
Per quanto riguarda il ricorrente riferirsi alle scarse spese militari in Italia basta ricordare che per il 2017, solo per la voce investimento, nel bilancio della Difesa sono previsti 2.141 milioni a cui bisogna aggiungere altri 2.704 milioni finanziati dal MiSE (Ministero dello Sviluppo economico) http://www.difesa.it/Content/Documents/DPP/DPP_2017_2019_Approvato_light.pdf E’ prevista inoltre una spesa per la Difesa di altri miliardi di euro da definire e ripartire fra il 2017 e il 2032 http://www.gazzettaufficiale.it/do/atto/serie_generale/caricaPdf?cdimg=17A0650300100010110001&dgu=2017-09-27&art.dataPubblicazioneGazzetta=2017-09-27&art.codiceRedazionale=17A06503&art.num=1&art.tiposerie=SG
La costruzione di un fondo europeo per la Difesa http://europa.eu/rapid/press-release_IP-17-1508_it.htm (500 milioni di euro dal 2019 l’anno per finanziare la filiera industriale, 1 miliardo l’anno dal 2020 con un contributo successivo di altri 4 miliardi alimentato dagli stessi Paesi membri per un totale di 5,5 miliardi l’anno) sebbene abbia avuto il consenso del Parlamento europeo, ha suscitato molte perplessità e dubbi in Italia. https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/1045656.pdf
Dubbi espressi anche dai rappresentanti dell’Aiad (Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza) durante una audizione alle Commissioni riunite Difesa e Attività produttive http://webtv.camera.it/evento/11927 perché nella “proposta di regolamento che istituisce il programma europeo di sviluppo industriale per la difesa al fine di sostenere la competitività e la capacità innovativa dell'UE” https://ec.europa.eu/docsroom/documents/23606?locale=it vi sono alcuni articoli del regolamento che potrebbero favorire Francia e Germania e le loro aziende nella erogazione dei fondi. Nella proposta si dice chiaramente che “saranno ammissibili solo i progetti collaborativi e una parte della dotazione complessiva sarà destinata ai progetti che comportano la partecipazione transfrontaliera delle PMI” per cui, secondo il presidente AIAD Crosetto, una “razionalizzazione dell’industria europea significa sostanzialmente ridurre il numero di prodotti e conseguentemente di produttori che, se non governata in modo forte da un sistema Paese determinato, rischia di fare della nostra industria di settore il vaso di coccio”. Inoltre, come chiede il documento del Senato, “l’articolo 7 andrebbe riformulato per fornire maggiore tutela alle aziende ad azionariato diffuso ma controllate da soggetti europei (anche con quote inferiori al 50 per cento), nonché alle aziende transnazionali che hanno sviluppato processi di concentrazione ed integrazione industriali con importanti attività localizzate nel Regno Unito o anche al di fuori dell’Unione europea” (bisogna considerare che Leonardo e Fincantieri posseggono controllate nel Regno Unito e negli USA), altrimenti potrebbe esserci il rischio dell’irrilevanza per l’industria italiana se non supportata da un sistema paese forte ed efficiente e da maggiori spese militari.
Durante il convegno “Il sistema industriale della difesa per il sistema Paese” organizzato dall’AIAD, il ministro Roberta Pinotti ha dichiarato che l’industria dell’aerospazio, difesa e sicurezza è “una risorsa strategica per il paese”, tuttavia una affermazione di questo tipo contiene non poche contraddizioni. Tralasciando per ora argomenti che mettono in discussione il rapporto fra concentramento di grandi somme a favore dell’industria della difesa, utile solo nei campi di battaglia, e investimenti in ricerca e sviluppo (l’Italia oggi investe l’1,3% del proprio PIL in ricerca e sviluppo), utili per la messa in sicurezza e avanzamento dell’intero paese nonchè per tutti quei settori che guardano al futuro (che fra l’altro hanno a che fare con l’economia digitale), il caso Fincantieri-Stx è un esempio che mostra una Italia ancora in “in cerca di autore”. Curiosamente è proprio Pinotti a portare in scena i diversi interessi affermando prima “se non porteremo a termine l’accordo con Fincantieri-Stx rischia di venir meno uno dei pilastri della futura difesa europea: l’aggregazione industriale” e subito dopo “Dobbiamo parlarne con trasparenza e sincerità anche con i nostri amici francesi, un assetto che includa Fincantieri ma tenga fuori Leonardo è pericoloso per l'industria italiana; quindi dobbiamo ragionarci insieme se vogliamo fare le cose con una realistica possibilità di successo”. Eppure è proprio l’amministratore delegato Giuseppe Bono (nel ‘97 Direttore Generale di Finmeccanica e nel 2000 Amministratore Delegato) che ha diversificato l’attività produttiva di Fincantieri con l'acquisizione nel 2009 del Gruppo Marinette, azienda americana specializzata nella costruzione di navi sia mercantili che militari per la US Navy e per la Guardia costiera, e ancora nel 2013 con l'acquisizione di Vard, cantiere norvegese leader mondiale nella costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione di petrolio, a gelare gli allarmi di Alessandro Profumo. L’a.d. di Leonardo continua a mostrare preoccupazione sull’affare italo-francese perché il gruppo francese potrebbe estromettere Leonardo dalla produzione dei sistemi di difesa da montare sulle navi, in quanto sul militare i francesi potrebbero favorire Thales e far perdere commesse proprio all’ex Finmeccanica. In una nave militare infatti lo scafo rappresenta la metà del valore mentre il resto è rappresentato dall’elettronica e dagli armamenti.
Nell’audizione presso le Commissioni riunite Affari esteri e Attività produttive http://www.camera.it/leg17/1132?shadow_primapagina=7395 Bono ha affermato che “Quando andiamo in giro per il mondo offriamo la nostra Fremm ma poi è sempre il cliente che decide”, ricordando che il gruppo italiano è pronto a sbarcare in Borsa in Australia nel caso in cui il governo scegliesse le navi di Fincantieri. E al premier australiano piacciono i sistemi di difesa di Lockheed, cioè quel gigante americano che con il gruppo di Bono sta realizzando le nuove navi da guerra ultramoderne per la U.S. Navy https://www.cdp.it/progetti/tutti-i-progetti/settembre-2017-un-mese-di-successi-per-fincantieri.kl La questione dovrebbe risolversi con il gruppo di lavoro nel quale dovrebbero far parte gli azionisti e società coinvolte (Stx, Fincantieri, Naval Group) per stabilire i confini anche nel settore militare. Del resto non è solo l’Europa della difesa a convincersi che bisogna razionalizzare le attività industriali dei vari paesi attraverso la messa in comune di programmi, ma sono le aziende stesse che lo fanno per essere competitive sul mercato (vedere “Airbus si allea con Bombardier, rileva 50,1% programma aerei medio raggio” http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-10-17/airbus-si-allea-bombardier-rileva-501percento-programma-aerei-medio-raggio-105743.shtml?uuid=AEuiZjpC L’accordo non riunisce solo la portata globale e la scala globale del gruppo franco-tedesco con la recente e più avanzata famiglia di aeromobili della piattaforma serie C di Bombardier, ma segna un punto contro la rivale Boeing. Operazione che non è riuscita a Leonardo con Moretti rispetto alla società italo-francese ATR. Sono anni che si discute sullo sviluppo di un nuovo velivolo destinato a sostituire il segmento dei regional turboprop Atr 72 (Moretti per acquistare il 50% di ATR francese era disponibile a cedere, tutta o parzialmente, la quota del 25% di Leonardo in MBDA, soluzione non accettata dal Ministero della Difesa e dai sindacati confederali italiani), ma allo stato attuale l’operazione si è complicata https://www.flightglobal.com/news/articles/dubai-atr-considering-new-corporate-structure-for-f-443277/
Dopo essere stato nominato il 16 maggio nuovo Amministratore Delegato di Leonardo, il 25 ottobre c’è stata l’audizione di Alessandro Profumo presso le Commissioni riunite Difesa e Attività produttive http://webtv.camera.it/evento/12035 Al suo esordio in sede parlamentare come ad di Leonardo, Profumo ha affermato che se Moretti voleva crescere un po’ di più sul mercato stimando una crescita media annua tra il 3% e il 5% sul lungo termine, lui spera di fare di più in continuità rispetto alle scelte fatte dal suo predecessore. Tutto bene quindi con la creazione della “One company”, il nome cambiato e la focalizzazione sui settori della difesa e dell’aerospazio, la chiusura della vicenda AVIO (salendo al 28%) e all’acquisito per il completo controllo di Sistemi Dinamici, azienda attiva nel campo dei droni. Alcun accenno all’insoluta situazione della alleanza sullo spazio con la francese Thales e Telespazio (Leonardo ha una quota di minoranza nella prima, 33%, mentre controlla la seconda al 67%) e ATR che coinvolge la già instabile situazione delle regioni Campania e Puglia visto che lavorano praticamente solo su licenza dell’americana Boeing. Nulla sul calo degli ordini, utile netto e occupazione, sulle incerte alleanze.
Non si capisce perché il governo italiano abbia deciso di nominare a capo di una realtà industriale attiva nello sviluppo e produzione nei settori della difesa e sicurezza, un manager che si occupava di servizi ferroviari e un banchiere. Moretti aveva dichiarato “da holding finanziaria dobbiamo tornare a essere società industriale” e poi si è (pre)occupato principalmente di migliorare il profilo finanziario, Profumo nella sua audizione ha affermato che la strada è “quella di trasformare Leonardo azienda che vende “equipment” (attrezzature) a società che vende servizi. Tra una quindicina di anni ma anche meno, non venderemo più elicotteri ma ore di volo”. Chi ha una conoscenza diretta o indiretta della storia di Finmeccanica dovrebbe esigere un chiarimento in merito. Per assurdo il risultato della trasformazione prevista da Profumo potrebbe essere la nascita di un nuovo gruppo che potrebbe chiamarsi FinLeonardo. Cioè una finanziaria che cede in uso ai clienti macchine e dispositivi prodotti da Leonardo per un periodo di tempo prefissato e mediante il pagamento di un canone periodico. E, come accade per chi stipula contratti di leasing, al termine della locazione l’utilizzatore può diventare proprietario del bene tramite il versamento di un prezzo stabilito (riscatto). Più che di trasformazione si dovrebbe allora parlare di alchimia genetica. Il percorso tracciato sembrerebbe anticipato da un’altra affermazione “Abbiamo dei prodotti di grande eccellenza che spesso sono i più cari in quei segmenti di mercato. Dobbiamo essere capaci di analizzare le esigenze dei clienti e identificare le tecnologie e le aree di business in cui possiamo essere competitivi, facendo in modo che i prodotto siano più “affordable” per i clienti», abbiano cioè prezzi più accessibili”. Dunque meno ricerca, meno sviluppo tecnologico, più risparmio per i clienti offrendo un prodotto standard, mantenendo poche nicchie di eccellenza. Non ha senso rispondere ai giornalisti che Leonardo è una grande azienda manifatturiera con settori cardine quali l’aeronautica, dall’Eurofighter ai 345 e 346 di addestramento più i C-27J da trasporto e le aerostrutture in materiale composito per i B787. E ancora con l’elettronica per la difesa, con soluzioni adatte agli scenari terrestri, navali e aerei, gli elicotteri, civili e militari, se poi in sede Parlamentare si illustra una situazione produttiva in evidente stallo. Nell’esposizione sulle prospettive del gruppo Profumo ha detto che il nuovo piano industriale verrà presentato a gennaio e non subirà stravolgimenti rispetto al passato. Nell’attuale riassetto le novità sono le nuove nomine e la riorganizzazione l’area commerciale. Questa avrà sotto di sé anche Leonardo MW, la One company britannica, e la controllata statunitense Drs. Nelle Strutture centrali (funzioni di supporto) è stata nominata Simonetta Iarlori, ex Unicredit ed ex direttore operativo di Cassa depositi e prestiti, che non si occuperà solo delle risorse umane ma anche di organizzazione e processi, Information technology e protezione dei dati. Mentre per le relazioni internazionali si è dovuto scomodare il Consiglio dei ministri per il collocamento fuori ruolo del Ministro plenipotenziario Carlo Formosa, un diplomatico. http://www.leonardocompany.com/chi-siamo-about-us/management-15102014
La relazione con i risultati della performance dei primi nove mesi del gruppo hanno provocare un crollo verticale in borsa “Leonardo crolla in Borsa, per il Tesoro una perdita potenziale da mezzo miliardo. L'azione punita per il taglio degli obiettivi, perde un quinto del suo valore”. Ma per Profumo l'anno prossimo ci sarà il rilancio”. "Nel 2017 Leonardo toccherà il fondo, dal 2018 comincerà la risalita", ha spiegato agli analisti il ceo, Alessandro Profumo. http://www.leonardocompany.com/documents/63265270/80910505/ComLDO_3Q_9M_2017_09_11_2017_ITA.pdf?download_file
Poco più di dieci giorni prima durante l’udizione Profumo dava la notizia in diretta che Fitch, un'agenzia internazionale di valutazione del credito, aveva innalzato il rating di Leonardo a investment grade (affidabilità delle azioni). I tre obiettivi fondamentali del gruppo sono: ricavi (da aumentare perché creano capacità di investire), una marginalità per stare fra i leader e il debito da tenere sotto controllo. Per quanto riguarda i prodotti del futuro ha sostenuto che “da una parte l’industria deve fare delle scelte su quale tecnologia andare ad investire, dall’altra il Paese dovrà fare delle scelte su quali sono i progetti di lungo termine sotto il profilo della Difesa sui quali ritiene opportuno investire”. Parole già sentite dai suoi predecessori e scritte nel Libro Bianco della difesa. Evidentemente ancora non c’è chiarezza se poi afferma che il sostituto del caccia Eurofighter Typhoon dovrà essere europeo, dimenticando che l’Italia è già impegnata con spese che raggiungono cifre miliardarie con gli F-35. Neanche un deputato ha colto l’incredibile conclusione. Pessime le prospettive sulla gara della Forza Aerea USA finalizzata all’acquisizione di un nuovo addestratore avanzato T-X “partecipiamo per vincere ma non faremo una gara che ci farà perdere soldi”. Continua con “Leonardo rimane in corsa con gli elicotteri M-H-139 per la produzione di mezzi aerei a difesa dei siti nucleari statunitensi”. Si conferma per l’ennesima volta l’attenzione all’uso duale delle tecnologie di Leonardo e la necessità di produrre macchine a costi più bassi come ad esempio la produzione di un monoturbina nel caso degli elicotteri. Per la divisione aerostrutture la speranza è che si faccia con Atr un nuovo turboprop. È indiscussa la relazione con la Francia vista la collaborazione importante con Thales in Alenia Space e Telespazio, un settore estremamente dinamico. Ha rammentato che il gruppo ha 69 insediamenti produttivi. Forse sono troppi? Considerazioni da brivido che fanno venire in mente quanto sta accadendo in Bae System. La società inglese ha formalizzato un taglio complessivo di quasi 2000 posti, maggiormente nel settore aeronautico, ma anche in quello navale e della sicurezza elettronica e intelligence. L’obiettivo è quello di rafforzare la competitività e accelerare l’innovazione tecnologica puntando soprattutto sul mercato della cyber sicurezza. Cyber security è il mercato in cui è impegnata anche Leonardo con la proposta di alleanze fra pubblico e privato riferendosi al Piano nazionale per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica varato dal governo. https://www.sicurezzanazionale.gov.it/sisr.nsf/wp-content/uploads/2017/05/piano-nazionale-cyber-2017.pdf Contrariamente a quanto prospettato da Moretti rimane importante il segmento missilistico con la partecipazione in Mbda perché è “ad alta crescita e con tecnologie importanti” così come intende continuare con le attività della controllata Drs. Immancabile l’elenco dei prodotti del futuro: veicoli militari senza pilota, sommergibili ed elicotteri speciali per soccorsi civili da trattare secondo il concetto del “value for money”. “Non possiamo costruire solo Ferrari, dobbiamo avere anche l’Alfa”: l’ottica resta infatti quella di aprirsi a un pubblico più ampio con prodotti e servizi costruiti sulle “necessità del cliente, seguendo il concetto del value for money”. Stesso concetto usato quando si fa riferimento all’Europa della Difesa vista la “scarsità” di risorse che non permette più di sopportare tutti gli extra-costi legati alla necessità di proteggere le produzioni nazionali. Sempre con un occhio all’Europa Profumo ha annunciato un audit sulle imprese fornitrici del gruppo puntando sulle PMI “stiamo lavorando sui nostri fornitori per capire chi può stare meglio sui mercati internazionali, non basta partecipare a questo progetto con convinzione”.
Il 13 novembre a Bruxelles è nata ufficialmente la difesa comune europea (PESCO) con la firma di 23 ministri degli esteri. Si dovrebbe così consentire ai paesi di cooperare più strettamente sulle operazioni di sicurezza e di costruire capacità militari attraverso investimenti militari (la sovranità sulle forze armate resta però in mano ai singoli paesi). Questa decisione, secondo i ministri, indica la volontà di costruire una Europa autosufficiente in materia di difesa invece di affidarsi esclusivamente alla NATO. Tuttavia si è sottolineato che il PESCO è complementare alla NATO (22 dei 28 paesi dell'UE ne sono membri). Infatti il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha accolto favorevolmente il lancio affermando di averlo visto come un'opportunità per "rafforzare il pilastro europeo all'interno della NATO". Secondo lo schema, gli stati membri dell'UE saranno in grado di sviluppare maggiori capacità militari, investire in progetti comuni e aumentare la prontezza delle loro truppe. La partecipazione al PESCO è volontaria per tutti i 28 stati membri dell'UE; 23 paesi hanno aderito al piano; l'Irlanda, il Portogallo e Malta sono ancora indecisi se aderire o no; la Danimarca, che ha uno status di opt-out speciale, non dovrebbe partecipare; il Regno Unito, che dovrebbe lasciare l'UE nel 2019, non fa parte della PESCO, ma può ancora scegliere di prendere parte a determinati aspetti anche dopo la Brexit - se tale partecipazione è vantaggiosa per l'intera UE. Coloro che non hanno firmato inizialmente possono comunque aderire in un secondo momento e i paesi che non sono all'altezza dei loro impegni previsti potrebbero essere cacciati dal gruppo; è prevista una decisione finale per l'avvio del quadro di cooperazione per la difesa a dicembre. http://www.consilium.europa.eu/en/policies/defence-security/
* “Come FIM Cisl riteniamo importanti le azioni messe in campo per il risanamento del debito e del portafoglio ordini oltre che gli interventi di efficientamento e recupero di qualità che hanno consentito all’azienda di riportare in linea di galleggiamento l’intero sistema” http://www.fim-cisl.it/2017/03/03/leonardo-fim-2017-2021-finalmente-e-il-momento-dello-sviluppo/ “Il processo di riorganizzazione messo in atto con Moretti ha garantito la forza occupazionale - ha spiegato Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom e responsabile Fiom Leonardo – un processo di ristrutturazione dell’azienda che ha rimesso a posto molti lati, sul quale esprimiamo un giudizio positivo: ora, in un’ottica di continuità di questo processo, deve aprirsi la fase di investimenti, di nuova politica industriale e alleanze internazionali” http://www.laprovinciadivarese.it/stories/Economia/leonardo-deve-volare-in-alto-allestero-siamo-piccoli_1260141_11/ “E’ sacrosanto aver pensato ai conti, come ha giustamente fatto Moretti in questi anni. Tuttavia non ci si può fermare a ciò: occorre, al contrario, rilanciare” http://www.uilm.it/det_stampa.php?id_contenuto=9243
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