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La Magistratura di Genova sui fatti dell'Iraq

Tre italiani indagati: "Milizia per eserciti stranieri"

L'art. 288 del codice penale punisce chi, senza approvazione del governo, arruola o arma i cittadini perche' militino al servizio o a favore dello straniero.
19 aprile 2004
Redazione

"In Iraq quasi tutti lavoriamo per il Governo provvisorio', dice un collega di Fabrizio Quattrocchi, l'ostaggio genovese ucciso. 'Siamo adibiti alla scorta per il personale dei ministeri e per la protezione di persone indicateci dal ministero'. Per questo i magistrati genovesi hanno iscritto 3 persone nel registro degli indagati: l'art. 288 del codice penale punisce chi, senza approvazione del governo, arruola o arma i cittadini perche' militino al servizio o a favore dello straniero". Questo riferisce l'Ansa (2004-04-19 - 18:29:00).

Scrive Anna Tarquini sull'Unità: "I magistrati di Genova che in queste ore stanno indagando sull’attività di Paolo Simeone, l’uomo che avrebbe portato Fabrizio Quattrocchi in Iraq, cercano di togliere il velo a questo traffico occulto di soldati privati (non li chiamiamo mercenari) su cui si è chiuso un occhio per troppo tempo". (1)

Scrive Giuseppe D'Avanzo su Repubblica:

"Nessuno è in grado dire che cosa davvero i nostri connazionali facessero in Iraq e per conto di chi. Operatori della sicurezza o "BG/CP", come sono definiti, bodyguard/close protection. Senza dubbio, ma la formula è troppo vaga. Quel mestiere lì si può fare in molti modi. Qual era il modo praticato dai nostri o da alcuni dei nostri? Nessuno oggi è disposto ad ammettere in ambienti ufficiali d'aver conosciuto Fabrizio Quattrocchi o averne almeno sentito parlare.

Al contrario, anche se anonimamente, c'è chi è disposto a dire che, per molti italiani di Bagdad a cominciare dai nostri diplomatici, "Quattrocchi era la sicurezza privata in città". Fabrizio era in Iraq da 4 mesi e mezzo ingaggiato da Paolo Simeone, "titolare" della Dts Security Llc, "reclutatore" anche di Salvo Stefio, presidente della Presidium International Corporation, sedi legali sparse curiosamente in tutta Italia secondo la bisogna.

La storia dell'avventura irachena dei nostri connazionali deve, allora, quasi obbligatoriamente cominciare da Paolo Simeone, dalla sua storia che sovrappone i destini di due genovesi (Fabrizio Quattrocchi e Luigi Valle, interrogato ieri dalla Digos di Genova) a un gruppo, guidato da Salvo Stefio della Presidium, che si muove intorno a Bari (a Sammichele, dov'era di casa anche il pratese Maurizio Agliana).

Paolo Simeone, dunque. Genovese, 32 anni vissuti pericolosamente. A 18 anni nel battaglione San Marco. Poi per 5 anni nella Legione Straniera (a Gibuti e in Somalia). E ancora, come "distruttore d'ordigni inesplosi" ("A un certo punto capisci che le mine è meglio levarle che metterle") in Angola nel 1997 e in Kosovo nel '99 e poi nel 2000, e ancora in Africa e in Afghanistan. Un professionista dei teatri di guerra, lo si può definire, e un imprenditore accorto.

Chiama la sua società Dts Llc Security, copiando il marchio d'un colosso del settore. Non lo registra nello stesso Stato (la Virginia), ma in Nevada sulle sponde del Lake Tahoe. Il rappresentante locale della Dts, Jay Ray, è in realtà il prestanome di 160 società con le più varie ragioni sociali che hanno domicilio in una mail-box nell'ufficio Ups sistemato nel retro di un Burger King.

Prima domanda. Perché tanta segretezza? E perché quella segretezza contagia anche la Presidium di Salvo Stefio che invece sceglie di sistemarsi alle Seychelles (il fisco non c'entra: sono lavori, questi, che si pagano cash e senza fattura)? Comunque sia, sarebbe un errore credere che Paolo Simeone sia un cacciaballe.

Ha buoni rapporti con il governo provvisorio iracheno e con le autorità militari statunitensi, come confermano a Roma fonti americane: "Non si lavora a Bagdad nella sicurezza se non hai il nullaosta delle nostre forze armate. Come non lavori con compagnie americane se non hai ottenuto quel nullaosta (che ti permette peraltro d'andare in giro imbracciando un mitra)". È un punto certo. Simeone non vende sogni di "guerriero", ma un lavoro.

"Proteggiamo - dice il "reclutatore" il 25 gennaio - il personale d'una multinazionale americana che si occupa della ricostruzione dell'apparato burocratico dell'Iraq. Il compenso è di 6.000 dollari al mese. Pagamento in contanti e in loco entro il 10 di ciascun mese. Se il lavoro si fa più impegnativo (scorte a politici o a dirigenti di aziende a stelle e strisce) il compenso sale a 8.000/9.000 dollari. Ognuno è armato con Beretta 92S o Glock 17 e con smg HK MP5 A3"". (2)

Note: (1) http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=33671
(2) http://www.repubblica.it/2004/d/sezioni/politica/iraqita2/lavori/lavori.html

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