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In seguito ad una sentenza della Corte d'appello britannica

Regno Unito: sospensione della vendita di armi all'Arabia Saudita

Un primo passo verso il divieto definitivo. Ma il governo presenterà ricorso contro la sentenza della Corte che dichiara illegali le procedure seguite finora per autorizzare le vendite d'armi ai sauditi
23 giugno 2019
Lizzie Dearden ("Independent" Home Affairs Correspondent)
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Independent Digital News & Media Limited - 20 giugno 2019

Il governo britannico ha sospeso l’approvazione alla vendita di armi che potrebbero essere utilizzate in Yemen in seguito alla sentenza che ha dichiarato illegali le procedure per il rilascio delle licenze.

Il ministro del Commercio Estero Liam Fox, pur sostenendo che il governo impugnerà la sentenza della Corte d’appello, ha sospeso il rilascio di nuove licenze per l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita  e gli altri paesi della coalizione coinvolti in questa sanguinosa guerra.

Rivolgendosi ai membri del parlamento, Liam Fox ha dichiarato che il governo ha seguito una «procedura a più livelli, rigorosa e ben strutturata», in linea con i criteri del Regno Unito e dell’Unione Europea. «Stiamo prendendo in seria considerazione le conseguenze del verdetto sul processo decisionale – ha continuato Fox – Per il momento, non verranno rilasciate nuove licenze per l’esportazione di armi verso l’Arabia Saudita e gli altri paesi della coalizione poiché potrebbero essere utilizzate nel conflitto in Yemen».

Ha poi aggiunto che «la sentenza non ha effetti in generale sul sistema di controllo delle esportazioni e le licenze in essere non verranno sospese».

«I criteri in vigore hanno superato la prova del tempo e sono condivisi dai paesi membri dell’Unione Europea – ha poi specificato il ministro – La sentenza della Corte d’appello si basa sul modo in cui le decisioni sono state adottate in relazione a un elemento di uno di questi criteri in un contesto specifico».

Lo scorso giovedì la Corte d’appello si è espressa in favore dei pacifisti di Campaign Against Arms Trade (CAAT – Campagna contro il commercio di armi), nell’ultimo atto della loro battaglia legale contro il governo sul conflitto in Yemen. Gli attivisti sostengono che bombe e aerei militari  di fabbricazione britannica vengono oggi utilizzati contro i civili in violazione alle leggi internazionali.

L’Alta Corte Britannica si era già espressa in favore del governo, sostenendo che fosse «razionalmente autorizzato» a ritenere che la coalizione guidata dall’Arabia Saudita non stesse deliberatamente attaccando i civili e stava contemporaneamente indagando sugli incidenti avvenuti. Tale sentenza, emessa nel 2017, è stata impugnata dagli attivisti del CAAT, che hanno fornito nuove prove riguardo il conflitto in Yemen alla Corte d’appello. La stessa ha provveduto, all’inizio di quest’anno, a riesaminare del materiale confidenziale in udienze private.

I giudici Sir Terence Etherton [1], Irwin e Singh hanno concluso che il ministro del Commercio Estero, nel rilasciare licenze per l’esportazione di armi senza accertarsi preventivamente che incidenti accaduti in passato non avessero violato le leggi internazionali e che non ci fossero «evidenti rischi» di ulteriori violazioni, abbia compiuto un atto «irrazionale e pertanto contrario alla legge».

«Capire se il diritto internazionale umanitario fosse stato ripetutamente violato da parte della coalizione (guidata dall’Arabia Saudita) era una questione che doveva essere affrontata», dice la sentenza.

«Anche se non fosse stato possibile farlo con ragionevole certezza per ogni singolo incidente preso in esame... è chiaro che riguardo a molti dei suddetti incidenti, inclusa la maggioranza, se non la totalità, di quelli che hanno fatto maggiormente discutere, si sarebbe potuto rispondere in maniera appropriata. Quantomeno si sarebbe potuto fare un tentativo».

I giudici hanno affermato che il governo «non è stato in grado di stabilire esattamente se in passato la coalizione guidata dall’Arabia Saudita avesse violato le leggi del diritto internazionale umanitario durante il conflitto in Yemen e non ha fatto alcuno sforzo in tal senso».

Hanno posto l’accento sul fatto che la corte non si è espressa in merito alla vendita di armi all’Arabia Saudita ma sulla legittimità della procedura che permette al governo di rilasciare le licenze per le esportazioni.

I giudici hanno inoltre ritenuto che, nonostante il Regno Unito si fosse «impegnato concretamente» con Riyad per ridurre al minimo le perdite di civili in Yemen, non si è dimostrato all’altezza degli obblighi legali per valutare il rischio di crimini di guerra.

Sir Terence Etherton ha poi aggiunto che la sentenza non prevede la sospensione delle esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita ma il governo «deve riconsiderare la questione» e prendere in considerazione ogni possibile rischio futuro.

Andrew Smith, portavoce di CAAT, afferma: «Accogliamo questo verdetto, ma non dovrebbe mai essere una causa intentata da parte di un gruppo di attivisti a obbligare il governo a rispettare le sue stesse leggi. Il regime dell’Arabia Saudita è uno dei più violenti e repressivi al mondo e nonostante ciò è da decenni uno dei maggiori acquirenti di armi di fabbricazione britannica e pur senza considerare le atrocità inflitte, il regime saudita ha potuto contare sull’appoggio incondizionato politico e militare della Gran Bretagna.

I bombardamenti hanno creato la peggiore crisi umanitaria a livello mondiale e le aziende britanniche produttrici di armi hanno beneficiato di questa situazione dal principio. Le vendite di armi devono essere interrotte immediatamente».

Il governo ha affermato che farà ricorso contro la sentenza, facendo intendere che potrebbe portare il caso fino alla Supreme Court [2].

«La sentenza non stabilisce se le decisioni fossero di per sé giuste o sbagliate ma se la procedura seguita per giungere a tali decisioni fosse corretta», ha aggiunto un portavoce. «È una sentenza che non condividiamo».

Lloyd Russel-Moyle, membro del parlamento del partito laburista e componente del comitato per la vigilanza sull’esportazione di armi, ha accusato il governo di perdere tempo con il ricorso e ha richiesto un’indagine coordinata da un giudice che consideri la vendita di armi su più ampia scala e che coinvolga gli altri paesi della coalizione a guida saudita.

«Chiedo che le vendite all’Arabia Saudita e ai suoi alleati vengano cessate completamente», ha aggiunto mentre fuori dalla Royal Courts of Justice [3] gli attivisti festeggiavano.

Il governo ha il dovere di riconsiderare tutti i casi [...] questa sentenza è una prova del fatto che i membri del parlamento avrebbero dovuto interrompere la vendita tempo fa».

Il Dipartimento per il Commercio Internazionale si occupa di promuovere l’esportazione di armi, l’Export Control Organization [4] rilascia le licenze, il Ministero della Difesa fornisce un parere tecnico e il Foreign Office [5] ne considera l’impatto sulle politiche estere e le conseguenze per i diritti umani.

Russel-Moyle ha aggiunto che Boris Johnson, uomo di punta del Partito conservatore, era Segretario di Stato per gli Affari Esteri durante il periodo preso in considerazione dai giudici, e ha affermato: «Dovrebbe essere ritenuto responsabile in prima persona per aver rilasciato quelle licenze».

La richiesta di un’indagine pubblica ha il sostegno di Emily Thornberry, ministro degli esteri del governo ombra laburista, che ha accusato il governo di «non aver preso deliberatamente in considerazione» le prove dei crimini di guerra commessi dall’Arabia Saudita, dichiarando che i laburisti sono pronti ad attuare una riforma radicale delle norme per l'esportazione di armi di fabbricazione britannica.

Jeremy Corbyn ha lanciato un appello al governo perché interrompa immediatamente la vendita di armi all’Arabia Saudita. «Il supporto, l’assistenza e la fornitura di armi all’Arabia Saudita per la guerra in Yemen è un disonore morale per il nostro paese», ha scritto in un Tweet il leader. «La vendita di armi ai sauditi deve essere interrotta ora».

L’Arabia Saudita guida una coalizione che dal 2015 effettua attacchi aerei in Yemen a sostegno del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi contro i ribelli Houthi e altri opponenti. Dall’inizio della guerra, il Regno Unito ha rilasciato licenze per la vendita di armi all’Arabia Saudita per un valore di circa cinque miliardi di sterline [6].

Il CAAT ha affermato che migliaia di persone sono state uccise in bombardamenti effettuati dai sauditi e che i numeri sono più alti se si considerano le ininterrotte «catastrofi» umanitarie, quali le epidemie di colera e le carestie.

Amnesty International, intervenuta sul caso, ha definito la sentenza «un importante passo avanti nella prevenzione di ulteriori spargimenti di sangue».

Rispondendo a un’interrogazione dei membri del parlamento, il ministro del Commercio Estero ha difeso gli stretti rapporti tra Regno Unito e Arabia Saudita. Ha affermato che il paese ha rappresentato in passato una fonte importante di informazioni e si è dimostrato un partner fondamentale nella lotta condivisa contro il terrorismo globale, contribuendo a proteggere molti cittadini britannici».

Julian Lewis, rappresentante del partito conservatore americano, afferma che dopo gli attacchi dell’11 settembre, organizzati principalmente da terroristi sauditi, è stato «sempre più difficile giustificare gli stretti rapporti» con il paese del Golfo, mentre Andrew Mitchell, dello stesso partito, afferma che le autorità britanniche e saudite sembrano coprirsi le spalle a vicenda in materia di crimini di guerra.

Barry Gardiner, ministro del Commercio Estero del governo ombra laburista, ha affermato che il caso costituisce una «prova schiacciante del modo in cui il governo ha gestito il rilascio delle licenze per le esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita».

«La sospensione delle licenze non è sufficiente – ha dichiarato alla Camera dei comuni – Crediamo sia necessaria un’indagine indipendente sul conflitto in Yemen ed è vergognoso che il governo voglia ricorrere in appello contro questa nuova sentenza».

Gardiner ha anche messo in guardia sul fatto che le licenze attive potrebbero essere utilizzate per scavalcare il blocco, opzione poi negata da Fox.

La sentenza della corte arriva il giorno dopo che l’ONU ha dichiarato di voler investigare su «prove credibili»  che dimostrerebbero il coinvolgimento del principe saudita, Mohammed bin Salman, nell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

Jo Swinson, portavoce del partito dei liberaldemocratici per gli affari esteri, ha affermato che la situazione «non può più andare avanti», aggiungendo che «l’Arabia Saudita agisce contro i valori britannici, che tutelano i diritti umani e il principio di legalità» e che «le continue violazioni e la noncuranza di questi diritti avrebbero dovuto escluderla da tempo dal commercio delle armi. Questa sentenza della Corte è esemplare. Ora è chiaro per tutti: la vendita di armi britanniche al regime saudita è contraria alla legge».

Stewart Hosie, portavoce del partito nazionale scozzese per il commercio, ha accusato il governo di «sprecare del denaro per rimediare a un pessimo affare» con questo ricorso e ha dichiarato ai membri del parlamento inglese: «Da quanto mi risulta, i costi legali sostenuti finora ammontano a oltre centomila sterline [7]».

Note: Traduzione a cura di Silvia Martinelli (SmartTranslations). L'articolo è utilizzabile citando la fonte (PeaceLink), la fonte originale (Independent) e la traduttrice
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[1] Master of the Rolls – custode della Cancelleria, il secondo giudice più importante in Inghilterra e Galles.
[2] La Supreme Court è il terzo grado di giudizio.
[3] La Royal Courts of Justice è la sede della High Court e della Corte d’appello.
[4] L’Export Control Organization è l’organizzazione per il controllo delle esportazioni.
[5] Il Foreign Office è il responsabile per la promozione degli affari del Paese all’estero.
[6] Circa 5,6 miliardi di Euro.
[7] Circa 112 mila Euro.

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