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Finalmente arriva davanti alla Camera dei Deputati

A portata di mano un divieto italiano alla vendita di armi ai sauditi

Domani (24-6-2019) alle ore 15, la mozione dell'on. Fassina de “La Sinistra” verrà presentata a Montecitorio. Potrete seguire il dibattito live sulla webtv della Camera.
23 giugno 2019
Patrick Boylan

Manifestazione contro la vendita di armi all'Arabia Saudita, piazza San Silvestro, Roma (nei pressi di Montecitorio), 27 febbraio 2019.  Da sinistra: Pilar Castel (mascherata), Rete NoWar; Angelo Cremone, Sardegna Pulita; Beppe Giulietti, Federazione della stampa; Vincenzo Miliucci, COBAS; Tina Cimini, WILPF

Ci siamo! Anche l'Italia avrà la possibilità di vietare la vendita delle armi all'Arabia Saudia, che le sta utilizzando per massacrare la popolazione civile dello Yemen. Un vero genocidio, che ha creato, secondo l'UNHCR (l’Agenzia ONU per i Rifugiati), “la più grave crisi umanitaria” attualmente nel mondo.

Verrà infatti presentata alla Camera dei Deputati, domani il 24-6-2019 alle ore 15, la mozione dell'on. Stefano Fassina de “La Sinistra”, concernente “iniziative di competenza per l'effettiva interruzione della esportazione e del transito di armamenti verso l'Arabia Saudita ed altri paesi coinvolti nel conflitto in Yemen.” Si può seguire il dibattito live in video streaming dalla Camera dei Deputa andando sul sito della Camera: https://webtv.camera.it/home

L'iniziativa di Fassina era stata annunciata lo scorso 27 febbraio ad una manifestazione per lo Yemen tenutasi a Roma in piazza San Silvestro (cliccare sull'immagine qui sopra per ingrandirla; cliccare qui per il reportage di PeaceLink). Fa seguito ad una serie di iniziative simili che, con sempre maggiore frequenza, avvengono in tutto il mondo.

Le più recenti:

– la sospensione, giovedì scorso, delle vendite di armi all'Arabia Saudita da parte del governo britannico (cliccare qui per la traduzione PeaceLink dell'annuncio del Ministro Fox),

sempre giovedì scorso, il divieto della vendita di 8 miliardi di dollari di armi destinate all'Arabia Saudita, che il Senato USA ha votato “con una rara mossa bipartisan” (AnalisiDifesa);

– il blocco, mercoledì scorso al porto di Genova, dell'imbarco di materiale bellico destinato ai sauditi, da parte dei “camalli” (portuali) sindacalizzati alla Filt Cgil: cliccare qui per i ragguagli.

Tempi duri, dunque, per Mohammad bin Salman, il principe ereditario guerrafondaio che guida de facto il regno saudita in alleanza non solo con altri paesi del golfo ma anche, e soprattutto, con Israele.

Le nuove armi che il principe vuole accumulare dovrebbero servire principalmente, infatti, per la sempre più vicina guerra contro l'Iran, paese sciita considerato da Israele come nemico da abbattere ad ogni costo e dall'Arabia Saudita (sunnita) come concorrente religioso da eliminare.

Ma prima dell'inizio delle ostilità con l'Iran, le armi potrebbero essere impiegate nella guerra saudita conto lo Yemen – guerra che l'Arabia Saudita non riesce a vincere dopo ben quattro anni di combattimenti. Per capovolgere finalmente la situazione a favore dei sauditi, le nuove forniture di armi potrebbero risultare decisive, perché consentirebbero lo sterminio di massa degli avversari. E' proprio per impedire questa eventualità che si moltiplicano, in tutto il mondo, i divieti alla vendita di armi ai sauditi.

Infatti, la strategia bellica saudita nello Yemen sembra basarsi sempre di più sul principio dello sterminio totale. Questo perché i sauditi non possiedono un esercito numeroso: non osano mettere armi nelle mani dei propri cittadini per paura di una insurrezione. Così, non potendo occupare lo Yemen con un esercito proprio, per schiacciare i ribelli yemeniti sciiti e imporre un presidente sunnita e filo-saudita a guida del paese, non rimane ai sauditi che utilizzare la loro aviazione massicciamente per eliminare fisicamente, non solo i ribelli, ma anche la popolazione civile che li sostiene, rifornendoli di viveri e, grazie ad un alto tasso di natalità, di futuri combattenti.

La stragrande maggioranza della popolazione dello Yemen è sciita e pro ribelli; non accetterà mai il leader che i sauditi vogliono imporre di nuovo, l'ex Presidente cacciato, 'Abd Rabbih Mansur Hadi. Ecco perché il gioco al massacro dei sauditi somiglia ad un vero e proprio genocidio. “La più grave crisi umanitaria” attualmente nel mondo non è, dunque, una tragica fatalità. Ha una sua spiegazione, che risiede nella logica militare della “vittoria per sterminio”. Come nei più popolari videogiochi.

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