Da festeggiare. Forse sì ma forse no
La pandemia distrae.
Non c’è dubbio che gli occhi del mondo sono fissi da qualche mese sull’immagine ingrandita, a mò di mostricciatolo dei cartoons, del virus assassino. Ma non c’è dubbio che la tragedia globale di adesso ha sempre da condividere il suo ruolo con altre tragedie già da tempo presenti. La siccità. Le alluvioni. L’ecologia in frantumi. E poi…
Il Belize, appunto. Piccolo Stato nei Caraibi che va ad aggiungersi alla schiera delle ratifiche già avvenute da parte delle altre nazioni dell’arcipelago. Piccolo certo, ma come scrissi tempo fa, “anche i piccoli contano” nell’elenco che arriverà a rendere giuridicamente valido il Trattato… siamo a -13!
C’è allora da festeggiare? Forse sì ma forse no. Ché questo evento in positivo trova ahimè contrasto con quelle last news giunte in contemporanea e che portano ancora al ribasso le gocce di speranza di noi preoccupati umani.
E allora elenchiamole, le assurde decisioni che arrivano o che sono arrivate per bocca del Presidente di quella potente Nazione che pure un tempo si disse democratica. Trump dixit.
- E allora fuori dal Trattato INF, quello che portò al ribasso il rischio di conflitti nucleari in Europa – Reagan con Gorbachev, presidenti potenti sì ma in quel momento anche saggi, affermare che la guerra nucleare non può essere vinta e non va nemmeno combattuta.
- E adesso fuori dagli Accordi Open Skies, quelli che permettono il controllo dall’alto delle postazioni militari delle altre Nazioni allo scopo di assicurare l’assenza di possibili minacce.
- E c’è pure una promessa: il Trattato New START che non verrà rinnovato, anche se questo potrà pure dipendere dalla possibile rielezione del Presidente.
Non solo Trump però; ché sarà magari un vizio dei Nuclear States la violazione degli accordi, l’indifferenza agli stessi, l’impossibilità di capire quel che i popoli del mondo di fuori necessitano? Di questo è sicuro: troppo importanti, deterrenti, rassicuranti sono le Bombe.
Noi intanto qua, cittadini di quel mondo di fuori così ignorato. In un’altalena di speranza e delusione – e a volte disperazione.
Ché la festa ancora è da venire.
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