Stop all’export di armi italiane agli Stati che violano diritti umani? Chiedetelo all’Egitto
“I profitti valgono più dei diritti e persino una pubblicità è più importate di un messaggio di liberazione: dopo nemmeno una settimana il Comune di Bologna ha venduto l’enorme spazio alla promozione della Banca Mediolanum”. Inizialmente, in città, c’è stato chi ha pensato che Patrick Zaky, lo studente dell’Alma Mater arrestato e torturato in Egitto, fosse stato liberato. Altrimenti, perché togliere il manifesto con il suo volto stilizzato circondato dal filo spinato e le parole “Freedom for Patrick Zaky” e “Egypt”? Ma Zaky non è stato liberato.
La sua storia ricorda quella tragica di Giulio Regeni, le sistematiche violazioni dei diritti umani in Egitto e il dilettantismo della politica estera italiana incapace di esprimere autonomia e autorevolezza. Un altro poster con l’abbraccio del ricercatore italiano allo studente egiziano, corredato dalla frase "Stavolta andrà tutto bene" e dalla parola "liberta”, era apparso a Roma. Dopo una prima sua rimozione, la Street Artist Laika, ne ha riposizionato un altro che rappresenta il momento esatto dello strappo del poster ad opera di un misterioso “qualcuno”.
Il 4 giugno sulla pagina Patrick Libero si leggeva che la prossima udienza, quella che dovrebbe decidere della sua scarcerazione, per l’ennesima volta è stata rinviata al 16 giugno 2020: “L’ultima volta che Patrick si è presentato davanti a un pubblico ministero è stata il 7 marzo, il che significa che Patrick è stato in detenzione preventiva senza presentarsi davanti a un pubblico ministero già da quasi tre mesi”. I collettivi Làbas e Saperi Naviganti, autori del commento iniziale, affermano che dietro la scelta del Comune di Bologna c’è la logica del profitto.
Già dal 12 febbraio, 4 giorni dopo l’arresto, Alma Mater di Bologna aveva comunicato, attraverso il rettore Francesco Ubertini, di non volere interrompere i rapporti con l’Egitto: “Non abbiamo rapporti con il Governo egiziano ma solo con altre Università in Egitto su progetti di ricerca e formazione, che dal nostro punto di vista sono dei ponti e che quindi non devono essere interrotti”. Il 4 giugno è stato anche il giorno in cui Fincantieri Infrastructure, controllata del Gruppo Fincantieri, comunica di aver sottoscritto un accordo di partnership con Bologna Stadio per la progettazione e la realizzazione dei lavori di riqualificazione e ammodernamento dello stadio “Renato Dall’Ara”. L’operazione vede coinvolto il Comune di Bologna che contribuirà con il 30% del totale. La stessa Fincantieri che con Leonardo, tramite la società Orizzonti Sistemi Navali, sta studiando la fornitura di due navi militari all'Egitto.
Nel mese di febbraio il sito di Arab Weekly rivela la notizia di un possibile accordo fra Italia ed Egitto sulla vendita di armi che vede Fincantieri protagonista. Nell’articolo si sottolinea che per l’Egitto è importante avviare, per evitare pressioni politiche che derivano dalle importazioni di armi, una diversificazione dei fornitori di armamenti. L’Egitto è dipeso dagli Stati Uniti per l’ottenimento della maggior parte delle proprie dotazioni militari per circa trent’anni, a partire dal 1979, anno della firma del trattato di pace con Israele, quando il Cairo aveva deciso di interrompere la fornitura di armi da parte dell’Unione Sovietica. Nel 2013 gli Stati Uniti avevano ritirato gli aiuti militari al Cairo e respinto alcune richieste da parte dell’Egitto in merito alla fornitura di armi, per via del ruolo avuto dall’esercito egiziano nel golpe contro il presidente Muhammad Morsi. In tale contesto l’Egitto, essendo “la potenza militare più Il Cairo più forte della regione”, ha cominciato a comprare armi dalla Germania, fregate e corvette, e dalla Francia, portaelicotteri classe Mistral, Fremm e caccia Rafale (oltre che dagli USA e Russia).
Tuttavia anche a Roma interessa il ruolo che il Cairo sta assumendo nella regione del Mediterraneo orientale, dove mira a diventare uno snodo energetico. Infatti il 16 gennaio 2020, Israele, Egitto, Cipro, Grecia, Giordania, territori palestinesi e Italia hanno ufficializzato l’organizzazione internazionale Eastern Mediterranean Gas Forum (EMGF). Obiettivo è trasformare il Mediterraneo orientale in un hub energetico, diminuire i costi infrastrutturali e garantire prezzi competitivi per il gas estratto nella regione. Ulteriore fattore di avvicinamento tra i due Paesi è la guerra in Libia e il ruolo dell’Egitto nel contrasto al traffico di migranti nel Mediterraneo.
Può tutto questo far dimenticare, cancellare dalla memoria la morte del ricercatore Giulio Regeni, torturato e poi trovato morto nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani?
A quattro anni dalla sua morte non c’è ancora verità, nessuna giustizia, nessun colpevole, nessun perché. In questi anni i rapporti diplomatici hanno vissuto momenti di rottura ma, tuttavia, non si è mai fermata la collaborazione fra i due paesi: dapprima con la questione del gas e del petrolio, che rappresentano una parte consistente dei circa 5 miliardi di interscambio commerciale tra Roma e il Cairo, e poi con un contratto da 871,7 milioni di euro per 32 elicotteri 24 AW149 e 8 AW189, che ha fatto diventare l’Egitto primo paese destinatario del maggior numero di licenze (Relazione del Governo sull’export di armamenti nel 2019).
Infine la notizia a febbraio 2020, ripresa dai quotidiani egiziani, francesi e italiani, di un affare da nove miliardi di dollari tra l’industria bellica e italiana e la Difesa del Cairo. E’ scontato che senza l’avvallo del governo italiano non si fa nulla. Come nel caso di Israele, ogni accordo militare è economico e politico insieme, e serve a costruire legami geopolitici che vanno al di là del singolo atto. In ballo ci sarebbe la richiesta dell’Egitto di acquisire le ultime due fregate Fremm costruite da Fincantieri per la Marina Militare Italiana (con una opzione di altre quattro), 24 cacciabombardieri Eurofighter, 24 aerei addestratori M-346 e un satellite prodotti da Leonardo.
Il fatto che Al Sisi abbia avviato una politica di riarmo per cambiare gli equilibri del Nordafrica e del Medio Oriente, fa capire l’importanza di queste commesse militari. Nel report “The Officers’ Republic: The Egyptian Military and Abuse of Power” del 2018, si racconta del periodo precedente alle rivolte del 2011, quando l'Egitto stava affrontando sfide significative causate dalla corruzione, privatizzazioni, caduta dei salari, disuguaglianze e povertà. Ma la domanda fondamentale, a cui cerca di rispondere Transparency International, è chi comanda oggi in Egitto: “di fatto al Cairo comanda l’esercito di cui il presidente Abdel al Sisi è Generale. Ma il problema, come se non bastasse il fatto che a comandare siano ufficiali e militari è che nessuno, ad oggi, è in grado di dire chi finanzia e perché le truppe egiziane. Il budget medio per la difesa è stimato in circa 4,4 miliardi di dollari, ma si sa poco poiché è considerato un segreto di stato”. Secondo i dati Sipri del 2019, i cinque maggiori importatori di armi sono stati in successione Arabia Saudita, India, Egitto, Australia e Algeria. Insieme rappresentano il 35% delle importazioni totali.
Nell’articolo “The Princes Who Want to Destroy Any Hope for Arab Democracy” del 2019, Iyad el-Baghdad scrive che sin dalle rivolte arabe del 2011, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno utilizzato le loro considerevoli risorse per promuovere governi autoritari gestiti da militari. Hanno contribuito a reprimere la rivolta del Bahrein, hanno finanziato un ritorno alla dittatura militare in Egitto, hanno armato un leader militare in Libia, e lanciato una guerra distruttiva nello Yemen. Il potenziamento e l’ammodernamento militare egiziano viene finanziato in parte da Arabia Saudita dagli Emirati Arabi Uniti.
Il sito Sicurezza Internazionale riporta un articolo del quotidiano al-Jazeera secondo cui il Ministero della Difesa italiano, non ancora il governo, avrebbe approvato la vendita miliardaria di armi: alcune fonti del governo italiano hanno parlato di “missione del secolo”, visti i valori politici, commerciali e industriali che questo include. Per l’Egitto una incomprensibile accumulazione di armi, visti i buoni rapporti con Israele, che stride con i veri problemi, disoccupazione, istruzione e sanità.
Inizialmente la Francia avrebbe dovuto continuare a vendere le FREMM (programma di cooperazione internazionale Italo-Francese), ma secondo il quotidiano francese La Tribune, Abdel Fattah el-Sisi si sarebbe risentito della critica sui diritti umani durante la visita di Emmanuel Macron in Egitto.
E’ probabile che la scelta del patto con Roma miri piuttosto ad ottenere una legittimità internazionale. Inoltre, cosa non da poco, il Sole 24 ORE Radiocor ha riferito che Cassa Depositi e Prestiti garantirà all'Egitto una garanzia di credito di 500 milioni di euro, in collaborazione con la compagnia assicurativa internazionale Sace, il gruppo bancario Intesa Sanpaolo, Bnp Paribas e Santander.
Riferimenti
Arms deal could pave way for Egypt, Italy thaw 16 febbraio https://thearabweekly.com/arms-deal-could-pave-way-egypt-italy-thaw Egypt and Italy in talks on $9.8bn arms deal https://www.middleeastmonitor.com/20200211-egypt-and-italy-in-talks-on-9-8bn-arms-deal/ Il Sottosegretario Todde all’East Mediterranean Gas Forum https://www.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2040660-il-sottosegretario-todde-all-east-mediterranean-gas-forum The Officers’ Republic: The Egyptian Military and Abuse of Power http://ti-defence.org/publications/the-officers-republic/ SIPRI Yearbook 2019 https://www.sipri.org/sites/default/files/2019-08/yb19_summary_ita.pdf The Princes Who Want to Destroy Any Hope for Arab Democracy https://www.nytimes.com/2019/06/11/opinion/sudan-protests.html Fincantieri: studia fornitura di 2 navi all'Egitto, Cdp garante export https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nRC_29.01.2020_17.17_53437806 15 maggio 2020 Fincantieri: contratto con Egitto per fregate Fremm non ancora firmato https://www.ilsole24ore.com/radiocor/nRC_15.05.2020_10.24_20131318
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