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Il trattato TPAN ha raggiunto la sua attuazione

Nucleare civile e militare: una bomba!

Il trattato ONU TPAN per la proibizione delle armi nucleari il 22 gennaio 2021 entra in vigore, anche se ha dei limiti perché non è stato ancora né firmato, né ratificato da nessuno dei paesi che detengono l’arma nucleare
Laura Tussi17 gennaio 2021

Finalmente il TPAN !!

La corsa alle nuove armi nucleari nel mondo è davvero una situazione delicata e molto pericolosa.

Il trattato ONU TPAN per la proibizione delle armi nucleari il 22 gennaio 2021 entra in vigore, anche se ha dei limiti perché non è stato ancora né firmato, né ratificato da nessuno dei paesi che detengono l’arma nucleare, anche se rappresenta una rivincita dei paesi che hanno subito il TPN trattato di proliferazione delle armi nucleari che consente il nucleare ad alcuni paesi tra cui le superpotenze. Il trattato TPAN ha raggiunto la sua attuazione, ma procede anche la modernizzazione delle armi nucleari. Ricordiamo che il TPAN trattato varato a New York a Palazzo di vetro il 7 luglio 2017 con le organizzazioni antinucleariste e con la società civile organizzata in Ican - Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, è valso il Premio Nobel per la pace nel 2017 a tutto il mondo dell’attivismo pacifista contro il nucleare e rappresenta una svolta salvifica per l'intera umanità.

Nella base Nato di Ghedi vicino a Brescia nel 2021 dovrebbero arrivare le famigerate B61-12 le bombe NATO made in USA. Attualmente sono stoccate le B61.

Nel frattempo in Italia si acquistano i vettori nucleari come i cacciabombardieri F35, prodotti a Cameri vicino a Novara.

I lavori di ammodernamento delle testate nucleari procedono con l’acquisto e la produzione di F35.

Con la rinuncia e il ritiro del trattato INF sugli euromissili da parte di Stati Uniti e Russia, si pone prepotentemente la possibilità della ripresa dell’utilizzo di armi di teatro, che erano state abolite con gli accordi tra Reagan e Gorbachev: e così aumenta il pericolo di una potenziale e irreversibile guerra nucleare. Si propongono iniziative da parte degli attivisti contro la guerra per mantenere desta l’attenzione su questa terrificante situazione mondiale.

Per esempio la marcia di 150 chilometri da Cameri dove si producono gli F35 fino a Ghedi, base militare statunitense dove attualmente sono stoccate le bombe Nato B61.

È necessario creare iniziative che coinvolgano l’interesse mediatico, su tutto l’asse nord delle armi nucleari, da Torino con l’azienda Leonardo a Cameri dove si producono gli F35, passando da Solbiate Olona che vede sul proprio territorio una nuova base Nato, fino ad arrivare a Venegono dove è installata un’altra sede di Leonardo fino a Ghedi e Aviano: questo è l’asse nord del nucleare civile e militare.

Ghedi e Aviano costituiscono i maggiori avamposti Nato in Europa e da settembre 2020 a Ghedi è in corso una ristrutturazione che prevede l’istallazione di 15 hangar con due F35 per ogni hangar e le rispettive bombe nucleari B 61-12: un’azione disastrosa che passa sotto silenzio mediatico. La stampa e l’opinione pubblica a Ghedi sul nucleare non si mobilitano, nell’indifferenza più totale. Anche le istituzioni non rispondono alla realtà di queste gravi emergenze.

È necessario denunciare, tramite i mezzi di comunicazione, che anche le istituzioni non danno risposta.

Per esempio non passa la notizia dell’accordo bilaterale segreto Stone Ax che consente agli Stati Uniti di stoccare armi nucleari nel nostro paese: ben 40 atomiche USA in Italia. Noi attivisti per la pace dobbiamo denunciare il pericolo di una guerra nucleare per errore, la cui deterrenza è affidata alla tecnologia artificiale.

La tecnologia pone il tragico rischio assurdo di innescare guerre con sempre maggiore potenza distruttiva. Si affida tutto alla tecnologia della potenza e della distruzione, mentre l’umanità è sull’orlo del baratro. Incombe il pericolo di madre terra senza l’uomo, con l’estinzione di massa. L’attuale tecnoscienza con il neoliberismo è al servizio di una Élite che è contro l’umanità intera ormai sull’orlo del tracollo.

E come sostiene il pioniere dell'ecologismo, Virginio Bettini, è importante riuscire a tessere e comporre una rete contro questa crisi ecologica e ambientale e sociale legata alla corsa al riarmo e alle guerre. Tutta la questione è collegata al problema nucleare e al suo utilizzo e al cambiamento climatico. Questo è un modello di acquisizione di due problematiche con una complessità elevata. Assistiamo a un cambiamento climatico profondo per una imminente e catastrofica trasformazione dell’assetto ecologico dovuta agli incendi che devastano tutto l’ecosistema terrestre, tutto il nostro pianeta, e per l'eccessiva emissione di gas serra di origine antropica nell'atmosfera. Dobbiamo misurarci in queste condizioni ambientali. La regressione nell’ambito della preparazione nucleare con le centrali termonucleari è una questione strettamente collegata al nucleare civile e al nucleare militare e alla potenza energetica nella sfida che non riusciremo mai a fermare. Questi elementi sono importanti nel coinvolgimento di tutti questi aspetti. Non si è mai visto un cambiamento importante sul costo ambientale e energetico.

È quanto mai necessaria la comprensione da parte della popolazione e dell’opinione pubblica che devono rendersi conto del pericolo sia delle centrali nucleari sia delle bombe nucleari. Occorre giungere a una seria posizione da parte delle varie nazioni dell’abbandono nucleare, sia energetico sia militare. Durante il summit di Stoccolma del 1972 - aggiunge Virginio Bettini -  emerse contemporaneamente la posizione di tutti i paesi in possesso delle centrali nucleari in funzione e con il nucleare militare. Era necessario capire in che direzione si procedeva sul fronte scientifico, politico e militare con questi parametri e con l’appoggio della popolazione civile per uscire da una sfida energetica nucleare sia in campo militare, sia civile e scientifico.

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