Due sottomarini nucleari presenti all'esercitazione Dynamic Manta
La base navale di Augusta, tra gli 11 porti nucleari d’Italia, è l’unica attrezzata in Sicilia ad accogliere il transito e la sosta dei navigli a propulsione e capacità atomica di Stati Uniti, Francia e Regno Unito. Una circostanza confermata ufficialmente dalla Prefettura di Siracusa solo nel luglio 2018, data di pubblicazione del Piano di Emergenza Nucleare, dopo oltre un decennio di denunce e campagne d’informazione condotte da associazioni e comitati ecologisti e pacifisti1 nella quasi totale indifferenza delle istituzioni locali, regionali e nazionali.
Quel Piano di Emergenza, tuttavia, ad oggi rimane lettera morta. Nessuna esercitazione periodica è stata mai svolta « per verificare l’adeguatezza del piano di emergenza », come invece imporrebbe la legge sin dal 1995 (art. 126, d.lgs. 230/1995) in attuazione delle direttive europee EURATOM in materia di radiazioni ionizzanti.
Dopo la pubblicazione del Piano sul sito della Prefettura di Siracusa, nessuna azione di sensibilizzazione pubblica è stata messa in campo. L’obbligo d’informazione rivolta alla cittadinanza è ad oggi disatteso dai Sindaci di Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa, benché il Piano attribuisca a questi ultimi l’onere di « predisposizione della Campagna d’Informazione » a fini di una « diffusione capillare del materiale informativo » sulle conseguenze e sulle norme di autoprotezione in caso di incidente nautico-radiologico presso la rada e il porto di Augusta.
Del pari non risulta che l’Asp di Siracusa e il Distretto sanitario di Augusta abbiano eseguito quella « informazione sanitaria preventiva » (cfr. pag. 87 del Piano, parte generale) volta alla formazione professionale dei medici di base allo scopo di « veicolare alla generalità dei pazienti assistiti notizie e informazioni prevalentemente incentrate sugli effetti della radioattività sull’essere umano e sulle misure di protezione sanitaria applicabili in caso di emergenza ».
Nessuna trasparenza viene fornita nemmeno sui controlli della radioattività ambientale che, sempre in base alle previsioni del Piano, sono di competenza della Marina militare e del Corpo dei Vigili del fuoco e vanno obbligatoriamente eseguiti ogniqualvolta un’unità navale a propulsione atomica faccia sosta all’interno della rada megarese o presso il pontile Nato di Priolo. La conoscenza di questi dati di monitoraggio ambientale è stata infatti negata dal Comando di Marisicilia, opponendo il « segreto militare » alla richiesta di accesso avanzata da Legambiente, Peacelink e dal Comitato No Muos – No Sigonella.
Sullo sfondo dei giochi di guerra della NATO e delle manovre dei « reattori atomici galleggianti » a ridosso delle coste siciliane, i cittadini del Siracusano e i siciliani tutti continuano a subire la minaccia di un possibile incidente nautico-militare-nucleare che si somma agli altri rischi (sismico, industriale, idrogeologico) già presenti nell’area2. Un pericolo che le comunità non hanno mai scelto di correre e su cui, come se non bastasse, le istituzioni preposte omettono di fornire la debita informazione. Il tutto in un Paese, l’Italia, che con ben due referendum (1987 e 2011) ha sancito il definitivo abbandono del ricorso all’energia nucleare.
Coordinamento Punta Izzo Possibile
Comitato No Muos – No Sigonella
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