Portiamo dignità, dialogo e pace nella politica e nell'economia
Al male che alcuni uomini infliggono ad altri uomini, è a questo che sto pensando.
In Europa si stanno costruendo oltre mille chilometri di muri per bloccare i profughi. Quando arrivano per mare non li soccorrono. Se i territori non sono sotto i bombardamenti si spara sui manifestanti nelle piazze. Eventi che segnano intensamente le condizioni materiali e la psiche dei sopravvissuti ma anche di noi che assistiamo. Dovremmo occuparci di tutte queste persone traumatizzate, e dovremmo fermare le forze politiche omicide.
Se mi immedesimo negli innocenti inermi e immolati, se chi dovrebbe curarsi di loro è lo stesso che si prende cura di me, non mi sento al sicuro, e mi rifiuto di pensare alle disgrazie altrui per sentirmi fortunata io. Ontologicamente nulla mi separa dagli ultimi della Terra. Mi sento invece altro dai governi che ai tavoli preposti non si accordano e portano tutti noi in scenari inospitali.
Qui in Italia stiamo sperimentando l'orrido nelle sperequazioni economiche troppo ampie, col mercato del lavoro che usa la solita bilancia truccata e svaluta il nostro tempo di vita, e il compenso che ci spetta, fino a che arrivino a coincidere col niente.
Le regole dello sfruttamento sono così presenti nel mondo esterno che piano piano si insinuano anche nella nostra testa.
Sottraggo parti del mio tempo ai diktat che non condivido, faccio mia una forma sana di individualismo, o almeno a me sembra che sia sana. Mi sforzo di vivere le cose di tutti i giorni concentrandomi sulle loro qualità, così non mi perdo la complessità della vita che quando va di corsa sembra tutta uguale e senza colori. Penso che questa maggiore attenzione al come e al perché faccio le cose, porti un miglioramento anche nella vita degli altri, così do il mio contributo umano e politico nel mio ecosistema di relazioni, e questo mi fa stare un po' meglio. Provo nel mio piccolo a ricomporre la vita come secondo me dovrebbe essere, nei margini di libertà che riesco a ritagliarmi. Cerco di fare del mio meglio, proprio come gli altri che conosco.
No ai concetti strategici aggressivi che violano l'articolo 11 della nostra Costituzione
Tutti parlano di guerra ormai da quasi un anno. C'è chi dice che l'Italia stia solo aiutando l'Ucraina, c'è chi dice che effettivamente noi siamo cobelligeranti. Io intanto mi sto mettendo alla ricerca delle alternative al militarismo per dare forza a questa parte. Non mi interessa il pulpito del "non è possibile un mondo senza guerre, la guerra è sempre esistita". In quanto esseri senzienti che possono crescere assumendo la razionalità e la laicità come punti di riferimento, non possiamo andare verso l'autodistruzione. Dobbiamo lavorare sul campo del "si deve"; un imperativo morale, un assioma matematico, un principio giuridico che nasca dal riconoscimento della dignità umana, è questo che serve per costruire la pace. Un vero sentimento di dignità non riuscirebbe mai neppure a immaginare di soffocare altre dignità. Questa è la chiave, secondo me.
Qui di seguito troverete, le sintesi di tre posizioni sulla guerra, espresse in Italia di recente, di tre attori politici con funzioni e orientamenti molto forti e diversi tra loro:
- Il Parlamento Italiano, precisamente, nella 259a seduta del Senato, il 3 agosto 2022, dove è stato approvato il ddl 2597 che prevede un aumento del personale militare (Esercito, Marina, Aeronautica),
- Figure di rilievo delle professioni militari in occasione del 1° Convegno Annuale Difesa del Centro Studi Machiavelli del 13 luglio 2022 ospitato in una delle sale della Camera dei Deputati dal gruppo parlamentare della Lega,
- Un militante pacifista e una docente universitaria italiani che si sono espressi in questi mesi contro la mentalità bellicista che si sta rafforzando nel nostro Paese, dichiarazioni espresse in una assemblea popolare tenuta in strada e in un articolo su un quotidiano italiano.
3 agosto 2022, Senato della Repubblica Italiana - 259a seduta
La sen. Roberta Pinotti (PD) sottolinea che il ddl è stato approvato all'unanimità dalla Camera; la Commissione Difesa del Senato ha rinunciato all'attività emendativa perché avrebbe in tal caso dovuto riprendere i lavori dopo la designazione dei nuovi parlamentari, dopo le elezioni del 25 settembre. Questo rallentamento dei lavori non gioverebbe, per questo si approva il ddl e la stessa Commissione mette nelle mani del Governo un corposo ordine del giorno a prima firma del sen. Gasparri che riguarda tutti i temi della difesa e da tutti i senatori accolto e sottoscritto. Si chiede che tale ordine del giorno costituisca punto di partenza per i lavori in materia di Difesa del prossimo Parlamento.
La legge n. 244 detta di Paola, approvata nel 2012, si è rivelata inadeguata. Essa prevedeva la riduzione a 150.000 unità e maggiore specializzazione del personale militare dal 2024.
Con il presente ddl si rinvia la riduzione dell'organico delle FF.AA. al 2033.
All'Italia è richiesto di spostare ancora altre e più risorse alla cooperazione internazionale militare. Si dispone un incremento di 10mila unità di alta specializzazione (medici, informatici, ingegneri) perché anche la guerra si evolve e dobbiamo essere in grado di operare al meglio.
Riforma del reclutamento: ferma iniziale di 3 anni, altra ferma di 3 anni, dopo i giovani che vogliono potranno intraprendere la carriera militare. Fondi adeguati dovranno destinarsi a contrastare il precariato prolungato che purtroppo è presente anche nella carriera militare. L'addestramento deve costituire un investimento sicuro e permettere di acquisire conoscenze professionali appetibili sul mercato del lavoro. Nelle missioni internazionali dobbiamo fare la nostra parte nella NATO, nel conflitto Russia-Ucraina. Dal 24 febbraio abbiamo obiettivi strategici che la nazione deve perseguire con responsabilità e unità parlamentare.
Isabella Rauti (FDI) afferma con voce chiara che l'aumento degli organici militari è più che una questione di deterrenza. Oggi cooperiamo in 44 missioni internazionali con 7598 unità impegnate. Alle necessità crescenti non è possibile togliere risorse. Le FF.AA. sono patrimonio, istituzione, simbolo, valore e realtà operativa in patria e a livello internazionale, garanzia di pace e sicurezza dentro e fuori il Paese.
Maurizio Gasparri (FIBP-UDC) si sofferma sul contesto interno, dobbiamo tornare al carabiniere o poliziotto di quartiere, essere attenti all'apporto delle nuove generazioni, il personale oggi ha età media di 40'anni. Chi perde idoneità va tolto dal computo di servizio, passerà nei ranghi civili, avrà altre funzioni di servizio altrettanto utili. Su vicende sindacali ci affidiamo alla delibera del COCER, compenso degli straordinari da aggiornare, previdenza integrativa per le nuove classi di pensionati, gli stanziamenti attuali per il settore sicurezza-difesa non sono sufficienti.
1° Convegno Annuale Difesa del Centro Studi Machiavelli - 13 luglio 2022
Stefania Pucciarelli, sottosegretario Ministero Difesa
Le FF.AA. devono essere profondamente riformate per contrastare le nuove guerre che si sviluppano in maniera multidimensionale e ibrida. Passare dall'1,2% al 2% del PIL è una misura che la società deve sostenere. La narrazione utopistica di pace eterna, la non necessità di avere una difesa armata sta tornando ad essere molto popolare ma non è fattuale. Abbiamo bisogno di una strategia nazionale per sopravvivere, di uno strumento militare adeguato ai rischi enormi. Tenere testa agli altri Paesi che fanno investimenti e che non sono democratici. Continuare la nostra lotta al terrorismo. Una difesa tecnologicamente competitiva con i programmi di riarmo di Cina, Russia, India, Pakistan, regione indopacifica. Pensiamo al nostro ruolo nel Mediterraneo allargato, con l'Algeria, il Marocco, la Turchia, le zone del Mar Rosso e le tante aree di crisi in Africa.
Gli USA determinano le scelte NATO perché investono il 3,7% del loro PIL nella sicurezza, e garantiscono il 70% delle forze NATO. Germania sta investendo 100 miliardi in difesa, Francia 65 miliardi, dobbiamo restare al passo.
Fabrizio Luciolli, presidente Comitato Atlantico Italiano
Dobbiamo avere uno strumento autonomo per le necessità del nostro sistema Paese, anche se all'interno di alleanze EU e NATO. Possiamo contare sul sistema di whole goverment, investimenti congiunti di Difesa, Interni, Sanità e altre nostre agenzie o Ministeri per la risoluzione dei problemi oltreconfine. L'Italia ha compiti di difesa collettiva sul fianco est e compiti di gestione delle crisi nel mediterraneo allargato, una duplice connotazione continentale e costiera. Necessità di partecipare alla corsa per le risorse energetiche.
Dobbiamo stare attenti anche alla disinformazione. Wagner in Africa sta acquistando domini internet, radio, media per una campagna di disinformazione anti-Unione Europea, potremmo vedere in futuro flussi di immigrazione di menti piene di propaganda.
Una base del 2% al 2028 credo che ci impedisca di correre per una segreteria generale della NATO, che immagino sarà britannica. La percentuale di PIL va rafforzata.
Antonio Li Gobbi, generale, Centro Studi Storico-Militari e Geopolitici
Ci siamo sempre vantati del nostro livello tecnologico superiore, non è più vero, e per progredire ci vuole il supporto parlamentare. Non siamo osservatori, siamo in guerra, Italia e NATO. L'invio di armi ad altri e le sanzioni, dobbiamo pensare anche se non conseguissimo gli obiettivi con questa strategia.
Nicola De Felice, ammiraglio, senior fellow Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli
Nel Mediterraneo altre potenze si stanno affacciando oltre alla Russia. Come l'Algeria che nella corsa agli armamenti e per la disponibilità di gas ha istituito, in maniera unilaterale e senza beneficio alcuno per l'isola, una zona economica esclusiva fino sotto le coste sarde. O la Turchia con la Libia e la sua velleità egemonica nel mediterraneo, in Algeria e Marocco. Per le risorse energetiche, diversificazione delle sorgenti e approvvigionamento, l'Italia deve costruire una strategia che la salvi dall'insicurezza. Lo Stato deve tutelare i propri interessi nazionali, intervenire sulle minacce, trovare soluzioni, proteggere queste linee, l'80% delle materie prime che l'Italia importa arrivano via mare.
Gregorio Piccin militante pacifista e Donatella di Cesare docente universitaria di filosofia teoretica
Gregorio Piccin
Il 17 settembre c'è stata una mobilitazione davanti alla base di Ghedi di tutte le realtà che oggi si dichiarano contro la guerra. Sia a Ghedi che a Camp Darby si stanno facendo lavori di allargamento, sul nostro territorio ci prestiamo al nuclear sharing con la NATO, ci sono le atomiche e l'aereonautica nucleare. Nuove bombe atomiche sono in arrivo dagli USA.
Nei 2 anni di pandemia, il Ministro della Difesa Guerini, prima con Conte bis poi con Draghi, ha avviato programmi di acquisizione per sommergibili, mezzi corazzati, elicotteri, altri F35, missili tomahawk, missili per droni, droni kamikaze da dare in dotazione alle nostre forze speciali. La spesa pubblica per il settore militare ha raggiunto i 70-80 milioni di euro al giorno ed è in aumento per raggiungere il famoso 2% del PIL che richiede la NATO.
La formula "governement to governement" ha trasformato il Ministero della Difesa nell'agente di commercio dell'industria bellica nazionale, definita pilastro della politica estera del nostro Paese. La sovrapposizione tra pubblico e privato, tra fatturato e campi di battaglia, tra generali e consigli di amministrazione ha assunto contorni gravissimi, appoggiata e facilitata all'interno del nostro Parlamento in maniera trasversale.
Oggi si parla di difesa di interessi nazionali nel Mediterraneo allargato, ritorna nel discorso ufficiale la ragione che spinse il nostro Paese alla prima guerra del Golfo. Il 1989 apriva una fase propizia di distensione e disarmo immediatamente sbarrata dagli USA. Nel 1991 a Roma, al Primo Summit NATO dopo la prima guerra del Golfo venne prospettata la sua espansione a est e un cambio di postura degli alleati, un nuovo standard tecnico organizzativo, da alleanza difensiva si preparava a diventare apertamente offensiva. Non si è neppure presa in considerazione l'ipotesi di lavorare per le alternative alla leva militare civile, un suo adeguamento al costrutto democratico non era compatibile con il rilancio della NATO. C'è un disegno di legge depositato nel 1999 da Giovanni Russo Spena che oggi sarebbe ancora attuale.
Il SIPRI dichiara che l'80,4% della produzione mondiale di armi e sistemi d'arma è controllato da multinazionali del blocco euro-atlantico, e in Italia la Leonardo è la 9a delle prime 10 aziende mondiali dell'industria militare, nucleare compreso.
La cosiddetta “Difesa europea" è l’ennesimo raggiro per drenare miliardi di euro dalle cose che contano. Servono risorse per la sanità pubblica, per la scuola, per i trasporti, per il reddito. Dobbiamo chiedere una revisione dei trattati di Maastricht e Lisbona, e della struttura e natura della BCE che hanno a direttamente il recupero e rilancio della sovranità democratica e popolare. Riformare il profilo delle nostre FF.AA. così da renderle inservibili alla NATO, loro compatibilità immediata con il servizio civile. Riconversione di Leonardo su altro programma di difesa, risparmio notevole di risorse, coerente uscita dell'Italia dalla NATO e rescissione degli accordi bilaterali segreti che dal 1954 regolano la cessione di territorio nazionale per basi e strutture statunitensi.
Nel nostro Paese le forze civili organizzate avrebbero molto lavoro da fare per il soccorso in eventi naturali eccezionali, sempre più frequenti purtroppo, e per la manutenzione ordinaria del territorio. Le competenze antincendio del corpo forestale dello Stato sono ridotte, l'aviazione antincendio è stata privatizzata, la Protezione Civile si sostiene grazie al lavoro di volontari e mancano gli investimenti per i mezzi.
Nel nostro Paese la Difesa e gli interessi nazionali vengono fatti coincidere con la guerra, la sudditanza NATO, il sostegno al partito unico dei banchieri e delle multinazionali. Al vertice NATO di Madrid a giugno 2022 si è deciso che il 2% del PIL non basterà, le forze di reazione rapida dell'alleanza dovranno passare da 40.000 a 300.000 effettivi, una moltiplicazione epocale. Sempre in prima fila l'Italia. Come possiamo uscire da questa morsa? Dobbiamo pensarci. La nostra politica estera è schiacciata dalle esigenze strategiche USA.
Sono 30 anni che si sta privatizzando la guerra. Finmeccanica, oggi Leonardo, negli ultimi 20 anni ha dismesso e ceduto tutti gli asset civili strategici del nostro Paese per puntare sull'high-tech militare e, i sindacati confederali in tutto questo hanno svolto un ruolo ancillare.
Donatella di Cesare
La guerra è a tutti gli effetti un evento politico, in nessun modo può essere considerato una calamità naturale, una sciagura fatale e inesorabile. Non si parla del modo in cui fermare la guerra. Si dirige lo sguardo sugli effetti, quasi che fossero appunto ineluttabili, e lo si distoglie dalla causa.
Una politica incapace di svolgere il proprio ruolo, di mediare per risolvere il conflitto, lascia il posto alle armi, abdica alla violenza, chiede il sacrificio di vittime, sia militari che civili. Si rivela necropolitica, cioè richiede la morte dei propri cittadini, la pretende subdolamente ammantandola di slogan sciovinistici e riprove di fatalità.
La biopolitica democratica, il cui programma è proteggere la popolazione anche nel corpo si trasforma inquietantemente in politica del sacrificio, che espone la vita, pretende di immolarla. In tale contesto è interessante notare che gli Stati Uniti si mantengono al di fuori, quasi fossero un santuario, un territorio sacro non sacrificabile. L’inflazione, a ben guardare contenuta, non comporta certo le conseguenze devastanti a cui è sottoposta al contrario l’Europa, che è destinata a essere territorio della catastrofe. Complici di questo sono i dirigenti europei, ferventi atlantisti, tra visceralità ideologica, avventurismo insano, sete di profitti e inettitudine diplomatica. Hanno ben poco a cuore la vita della propria popolazione la quale, ai loro occhi, va perdendo sempre più valore. Sarebbe da sonnambuli non vedere il peggio che viene. La propaganda ha fatto sì che lo spazio pubblico si popolasse di falsi.
La crisi energetica, la deindustrializzazione, la recessione, il disastro era annunciato già prima della pandemia.
Le vite prese in mezzo verranno immolate in forme e modalità diverse, sacrificate con disinvoltura.
La pace è un progetto politico, l'unica vera soluzione è la via dei negoziati.
Mie conclusioni
La questione Russia-Ucraina ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa ma non è la sola esplosiva al mondo. È impossibile fare previsioni su cosa ci attende. Possiamo però costruire le alternative, attivare vecchi e nuovi gruppi di pace, di discussione e di lavoro; collegare esperienze e generazioni, assorbire e diffondere una cultura antimilitarista fino a raggiungere le Aule delle decisioni. Anche se ci dicono che non è possibile noi continuiamo. Le leggi scritte dagli uomini ci separano, ci limitano, ci tacciono, ci impoveriscono. Ma tutto questo deve essere cambiato.
https://www.radioradicale.it/scheda/673540/aumentano-le-spese-militari-immaginare-la-difesa-del-futuro-1deg-convegno-annuale 1° Convegno Annuale Difesa del Centro Studi Machiavelli, 13 luglio 2022
https://www.facebook.com/UnionePop/videos/632193675128440 assemblea Fermare la guerra Uscire dalla NATO, 18 settembre 2022
Il Fatto Quotidiano, domenica 4 settembre 2022 "I brutali sacrifici imposti ai cittadini dalla guerra" articolo di Donatella di Cesare
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