L'estrema destra israeliana in guerra contro Gaza e Cisgiordania
Due paesi in crisi stanno conducendo una guerra contro Gaza e Cisgiordania: Israele e USA.
Gli Stati Uniti, che insieme all’aumento del sostegno a Israele con capacità di difesa navali, aeree, munizioni, team delle forze speciali e funzionari dell’FBI, hanno espresso estrema preoccupazione per una possibile escalation su larga scala delle ostilità, sono un paese in piena crisi sociale interna con scioperi in diversi settori e una crescente diseguaglianza, ma anche strategica, giacché diminuisce la sua capacità di dissuasione verso paesi come Russia e Cina. Sul versante guerra per Biden comincia a pesare il contributo al conflitto fra Ucraina e Russia e, ancor di più, quello attuale fra Israele e Palestina tant’è che aumentano non solo le posizioni filo-palestinesi di movimenti antirazzisti e universitari ma anche quella che è stata definita "la più grande disobbedienza civile che New York City abbia visto negli ultimi 20 anni", ovvero la manifestazione di ebrei antisionisti per la pace che hanno bloccato la Grand Central Station. Al presidente statunitense non basta ricordare gli errori fatti in Iraq e Afghanistan dopo l’11 settembre visto che in suo soccorso è dovuto intervenire Barack Obama con un testo rivolto soprattutto agli elettori democratici. Nel testo si sostiene il diritto di Israele a difendersi dalla violenza di Hamas e il rilascio degli ostaggi, ma avverte Gerusalemme ovest che bisogna rispettare il diritto internazionale riducendo al minimo morti e sofferenze dei civili palestinesi: il modo migliore e forse l’unico, per raggiungere una pace duratura, è la creazione di uno stato palestinese. E necessario mostrare i migliori valori e non le peggiori paure per non fomentare l’antisemitismo o sentimenti anti-musulmani. [1]
Tuttavia in discussione non vi è solo la teoria della deterrenza statunitense ma la strategia egemonica dell'Occidente. Lo scrittore indiano Amitav Ghosh, durante un incontro con gli studenti del Dipartimento di lingue, letterature straniere e culture moderne dell’Università di Torino di qualche giorno fa, ha illustrato tale concetto sostenendo che l’occidente sta finendo il suo dominio: “Viviamo il più grande cambiamento geopolitico degli ultimi tre secoli. L’autoritarismo sta crescendo ovunque, il premier Netanyahu va subito fermato. Un mondo pieno di armi non può che fare la guerra” E poi, riferendosi alla crisi climatica, ha detto che serve uno sforzo internazionale.
In particolare ai ragazzi che gli avevano domandato cosa ne pensasse del lancio di vernici e blocco del traffico ha risposto che “gli attivisti non hanno alternative. Non penso che si possa parlare di umanità in termini di ottimismo o pessimismo. Le cose però non stanno andando bene e le sfide della contemporaneità stanno conducendo il mondo a una militarizzazione sempre più spinta, che dovrebbe preoccupare tutti quanti”.
Israele invece vive da tempo una crisi economica-finanziaria che ha aumentato le disuguaglianze dovuta alla posizione ritenuta totalitaria, e dunque fortemente divisiva, del governo di Netanyahu e dei suprematisti ebrei che si è scontrata, ancora prima dell’inizio del conflitto, con una forte opposizione popolare e con le tendenze più liberali dell’esercito che non accettavano quella riforma che stravolge l’equilibrio fra giudiziario ed esecutivo a favore del secondo. [2]
L’attuale guerra sta portando all’estremo il livello di nervosismo di Netanyahu perché si rende conto che a tre settimane dall’attacco del 7 ottobre, la compassione si sta riversando più verso i palestinesi mettendo così a rischio la sua storica impunità. Oltretutto i parenti degli ostaggi in mano ad Hamas continuarno a manifestare contro il governo: "La nostra pazienza è finita: riportate indietro gli ostaggi, adesso! Chiediamo che il governo ci parli e ci dica come intendono riportarli indietro”. [3]
Netanyahu negando le proprie responsabilità sui social e accusando i vertici dell'intelligence e dell'esercito di non averlo avvertito dei piani di Hamas, tranne poi far sparire il post dopo le dure reazioni e facendo marcia indietro, non fa altro che dimostrare una volta di più che la sua politica sia basata sull’incapacità di governo e mancanza di responsabilità. [4]
Yuval Noah Harari, uno dei grandi scrittori e intellettuali israeliani, in una sua intervista è stato durissimo con Hamas “Quello che hanno fatto è stato attaccare soprattutto villaggi civili e massacrare intere popolazioni, non solo uccidendo civili, ma torturando e giustiziando le persone nei modi più raccapriccianti che potessero immaginare e assicurandosi anche che tutto questo venisse pubblicizzato e raggiungesse un vasto pubblico in Israele e fuori” eppure non ha risparmiato la politica israeliana di Netanyahu: “Benjamin Netanyahu, che ha costruito la sua carriera politica sulla divisione della nazione israeliana contro se stessa, sull'aumento dell'odio tra gli israeliani, sull'attacco alle istituzioni statali che potevano limitare il suo potere, sull'attacco alle élite di servizio del Paese nelle forze di sicurezza, nel servizio governativo, in altre istituzioni, attaccandole come profondi traditori dello Stato e diffondendo teorie cospirative su di loro”. [5]
Stessa durezza è stata espressa da Nitzan Horowitz, ex ministro israeliano della Salute e oppositore di Benjamin Netanyahu, parlando della sua dottrina: “la dottrina di Netanyahu, espressa molto chiaramente ai membri del Likud nel 2019 – era di rafforzare Hamas pagando all’organizzazione milioni di dollari ogni mese per cercare di creare un cuneo tra i palestinesi di Gaza e quelli della Cisgiordania. Sotto Netanyahu, un governo di coloni e fascisti ha pensato di poter utilizzare Hamas per indebolire l’Autorità Palestinese. Ecco il risultato”. [6]
Il fallimento di Netanyahu e del suo governo nasce appunto dalla scelta di lasciare sguarnito il confine con la striscia di Gaza per per concentrare i militari a protezione dei coloni nella Cisgiordania e continuare a distribuire armi agli occupanti delle colonie. I continui agguati e uccisioni dei coloni ai danni di palestinesi, hanno fatto decidere Jake Sullivan, consigliere alla Sicurezza nazionale Usa, ad ammonire il governo israeliano: “è totalmente inaccettabile l’aumento della violenza tra coloni israeliani, ed è il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad avere la responsabilità di tenere a freno i coloni. Questa è una sfida, ci aspettiamo che il governo faccia passi in avanti; ci aspettiamo che i coloni estremisti impegnati in questo tipo di violenza rispondano alle loro responsabilità”.
Raphael S. Cohen della RAND Corporation scrive in cosa consiste la strategia israeliana “falciare l’erba” per rilevarne il fallimento: sfruttare il malcontento dei palestinesi che vedono peggiorare le condizioni di vita in un territorio completamente chiuso facendo crescere Hamas che attacca Israele, che, a sua volta, risponde “falciando l’erba” ovvero uccidendo i colpevoli insieme a un certo numero di civili. E così si va avanti. “Falciare l’erba” riflette anche una larga misura di arroganza. Alla base c’è il presupposto che Israele possa controllare Gaza, colpendo Hamas abbastanza forte da dissuaderlo dall’attaccare Israele, ma non così forte da far implodere Gaza nel caos o esplodere in una guerra regionale. Un analista della difesa israeliano ha affermato a proprosito della guerra di Gaza del 2014: “Vogliamo rompere loro le ossa senza metterli in ospedale”. La strategia israeliana “falciare l'erba” è fallita in modo spettacolare il 7 ottobre. L'attacco di Hamas ha sottolineato quanto poco controllo abbia Israele su Gaza. Non si è trattato solo di un fallimento dell’intelligence e di un fallimento operativo, ma anche di un fallimento strategico più ampio. La premessa fondamentale dietro l'intero approccio di Israele si è rivelata catastroficamente sbagliata in una mattinata. [7]
Il 9 ottobre il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant dichiara: “niente elettricità, niente cibo, niente carburante, tutto sarà chiuso. Ho ordinato un assedio completo alla Striscia di Gaza” a cui si aggiungerà anche l’acqua. Da allora a causa dell'interruzione delle comunicazioni non è stato possibile per le ambulanze raggiungere i pazienti nrgli ospedali, evacuarli dalle strutture mediche sotto attacco né trovare un rifugio sicuro. L’OMS ha denunciato la chiusura di sei ospedali per mancanza di carburante, ActionAid, Unicef e altre organizzazioni internazionali hanno chiesto l’apertura di un valico per far passare camion di aiuti mentre il segretario generale Onu Guterres, dopo che una serie di votazioni non hanno portato a nulla per il gioco dei veti incrociati, ha esclamato: "Hamas non nasce dal nulla, contro Gaza una punizione collettiva”. Immediatamente è scattata la rabbia di Israele che ne ha chiesto le dimissioni. Amnesty International ha denunciato di aver “perso i contatti coi suoi colleghi a Gaza ma anche per altre organizzazioni per i diritti umani è sempre più difficile documentare cosa sta accadendo, a causa dell’intensità degli attacchi israeliani e del blocco delle comunicazioni. La stessa Mezzaluna rossa palestinese non riesce più a contattare la sua sala operativa di emergenza nella Striscia di Gaza. L’accesso a Internet e ad altri mezzi di comunicazione è fondamentale per proteggere i diritti umani, specialmente durante un conflitto”. Intanto, con la guerra entrata in una nuova fase fra bombardamenti intensificati e operazioni di terra, il Comitato per proteggere i giornalisti (CPJ) si è detto allarmato del blackout delle comunicazioni a Gaza. Israele ha avvertito: “Non possiamo garantirne la sicurezza a Gaza”. Al 27 ottobre sono morti 29 giornalisti. [8]
Il 28 ottobre l’Assemblea Generale dell’Onu ha adottato una risoluzione avanzata dalla Giordania sul conflitto tra Israele e Hamas. La risoluzione è stata approvata con 120 voti a favore, 14 contrari e 45 astensioni tra cui quella dell’Italia. Il documento non e’ vincolante ma esprime la visione della maggioranza degli Stati membri dell’ONU e ha dunque forte valore morale. Gli Stati Uniti hanno votato contro mentre la Francia si e’ espressa a favore, sottolineando la grave situazione umanitaria a Gaza e affermando che “niente può giustificare le sofferenze dei civili”. Gli altri Paesi Ue che hanno votato sì sono Belgio, Irlanda, Lussenburgo, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna. Nel testo si chiede una “tregua umanitaria immediata, durevole e sostenuta” e che tutte le parti rispettino il diritto umanitario internazionale e assicurino la fornitura “continua, sufficiente e non ostacolata” di forniture e servizi essenziali nella Striscia di Gaza. Inoltre la “liberazione immediata e incondizionata” di tutti i civili tenuti in ostaggio, nonché garanzie per la loro sicurezza e il trattamento in conformità al diritto internazionale. [9]
Non stupisce l’astensione dell’Italia da sempre incapace di una presa di posizione autonoma nei confronti degli USA, senza contare che l’attuale foverno Meloni è affine con il governo Netanyahu per la presenza di elementi fascisti al proprio interno.
Sin dall’inizio la presidente della Commissione europea Von der Leyen ha sottolineato il diritto di Israele all’autodifesa ma, dimenticandosi di menzionare il suo obbligo di rispettare il diritto internazionale, è riuscita anche a provocare l’ira di un gruppo di circa 850 dipendenti della Commissione per il suo sostegno incondizionato a Israele: siamo “Sorpresi” e “rattristati” dalle “recenti azioni e posizioni infelici” espresse da von der Leyen a nome dell’istituzione, che sembrano “dare mano libera all’accelerazione e alla legittimità di un crimine di guerra nella Striscia di Gaza”. Si denuncia “l’evidente dimostrazione di due pesi e due misure nel considerare il blocco (di acqua e carburante) operato dalla Russia nei confronti del popolo ucraino come un atto di terrorismo, mentre l’identico atto di Israele contro il popolo di Gaza viene completamente ignorato”. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michael e l’alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell hanno dichiarato che le esternazioni della Von der Leyen sono “opinioni personali”. Con quelle parole la presidente espone ancora una volta l’Unione alle accuse di applicare doppi standard nel Sud del mondo. Al Consiglio europeo del 26 ottobre, oltre il diritto alla difesa di Israele e la condanna di Hamas, non passa la richiesta di un cessate il fuoco ma quella di "pause per necessità umanitarie". Il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez avrebbe voluto qualcosa di più: “mi piacerebbe vedere un cessate il fuoco per scopi umanitari”. Ma almeno è passata la pausa umanitaria per trasferire tutti gli aiuti di cui la popolazione palestinese ha bisogno. Alle conclusioni schiacciate su Israele hanno pesato le posizioni di Germania e Austria.
Dal 28 ottobre le forze IDF hanno intensificato la risposta militare espandendo le attività i terra nel nord della Striscia di Gaza per iniziare le incursioni e la distruzione dei tunnel: “Siamo entrati nell’avamposto della cattiveria: il nostro obiettivo, ha detto Netanyahu, è demolire Hamas e riportare indietro gli ostaggi”. E per fare questo Israele si prepara a utilizzare nuove “Sponge Bombs”, le “bombe spugna”. Stando al Telegraph Israele ha testato queste bombe chimiche che non contengono esplosivi ma vengono utilizzate per sigillare varchi o ingressi di tunnel da cui possono emergere i combattenti. [10] L’Italia si è interessata ai sistemi e tecniche di combattimento nel sottosuolo con il testo “Operazioni multidomain: “la frontiera del sottosuolo”. [11]
Ancora una volta l’Italia arriva i soccorso degli USA insieme a Francia e Inghilterra. All’imponente dispositivo navale USA si sono aggiunte navi della NATO, dell’Unifil e nazionali. Per l’Italia sono arrivate due fregate tipo FREMM, il pattugliatore polivalente d’altura Thaon di Revel, una nave anfibia e un sottomarino U-212. Secondo Palazzo Ghigi servono per una eventuale evacuazione umanitaria di personale e per il trasporto di ulteriore materiale di prima necessità. In realtà come già detto, è il Consiglio europeo che al punto 16 delle conclusioni del 26 ottobre ha deciso di lavorare a “stretto contatto con i partner della regione per proteggere i civili, per fornire assistenza e per agevolare l'accesso a cibo, acqua, cure mediche, combustibili e rifugi, facendo in modo che tale assistenza non sia oggetto di abusi da parte delle organizzazioni terroristiche”.
In un comunicato del 29 ottobre Save the Children ha denunciato che dal 7 ottobre sono morti più di 3.257 bambini, di cui almeno 3.195 a Gaza, 33 in Cisgiordania e 29 in Israele. Jason Lee, Direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati, ha dichiarato che da “tre settimane di violenza hanno strappato i bambini alle famiglie e distrutto le loro vite a un ritmo inimmaginabile. I numeri sono strazianti e con la violenza che in questo momento a Gaza non solo continua, ma si intensifica, molti altri minori sono in grave pericolo”. “Gaza è diventato un cimitero per migliaia di bambini» è quanto ha detto il portavoce dell’Unicef James Elder”. Il commissario generale dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini, nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza ha dichiarato che a Gaza il livello di distruzione non ha precedenti e la tragedia umana che si svolge sotto i nostri occhi è insopportabile. L’ONU ha fatto sapere che a Gaza vi è una "situazione disperata". L’ONU attraverso l'Ocha, ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, ha fatto sapere che in Cisgiordania fino a domenica (29 ottobre) le forze armate e i coloni israeliani hanno ucciso 115 palestinesi, tra cui 33 minori, aumentando così il numero in poco tempo. La conta dei morti si fa sempre più difficile tenendo conto che l’Oms parla di "Catastrofe sanitaria" perché i servizi medici sono stati ridotti a causa delle interruzioni di elettricità e delle limitazioni all'ingresso di medicinali, forniture mediche, carburante e acqua e dei continui bombardamenti. Il 31 ottobre IDF ha distrutto il campo profughi Jabalia: “stiamo distruggendo Hamas passo a passo, attacco dopo attacco”.
Mustafā Barghūthī, fondatore del partito Iniziativa Nazionale Palestinese e parente di Marwān Barghūthī, in carcere dal 15 aprile 2002 e trasferito in questi giorni nel carcere di Ofer [12], ha affermato in un'intervista all'Adnkronos che "Israele non sta cercando di distruggere Hamas, sta cercando di distruggere il popolo palestinese. Mi oppongo all'uccisione dei civili, siano essi palestinesi o israeliani. Sono per la non violenza, ma credo che la responsabilità principale per quello che è accaduto e che accadrà, come ha scritto su Haaretz il giornalista israeliano Gideon Levy, è di Netanyahu e del suo governo fascista che ha bloccato tutte le strade che portano alla pace", prosegue il medico e dirigente politico, secondo cui "uccidere palestinesi innocenti rende Hamas più forte".
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo i violenti e sanguinosi attacchi del braccio armato di Hamas, avvenuti con particolare ferocia, al rave party nel deserto del Negev, ai kibbutz di Kfar Aza e di Re’im, aveva annunciato davanti alla Knesset e al mondo intero che ci sarebbe stato il trionfo dello Stato ebraico contro l'asse del male rappresentato da Hamas, Iran e Hezbollah. Hamas è la una nuova versione del nazismo: “Come l'Isis, vanno schiacciati".
Ma non per tutti i paesi Hamas è organizzazione terroristica. E questa è solo una delle tante differenze che caratterizzano le diverse reazioni del mondo alla guerra.
Hamas è considerata un’organizzazione terroristica da Unione europea, Organizzazione degli Stati americani, Stati Uniti, Israele, Canada, Egitto, Giordania e dal Giappone, ed è bandita dalla Giordania, mentre Australia, Nuova Zelanda, Paraguay e Regno Unito classificano solo la sua ala militare come organizzazione terroristica. La Svizzera non considera Hamas una organizzazione terroristica. Nella scheda pubblicata sul sito della Radiotelevisione di legge: “In seguito a un cambio di leadership, Hamas ha modificato la propria linea politica in un documento programmatico pubblicato nel 2017. Per la prima volta, senza riconoscere direttamente lo Stato di Israele, Hamas ha accettato la creazione di uno Stato palestinese ad interim a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, sulla base dei confini del 1967 (che corrispondono alla linea di demarcazione tra le forze israeliane e arabe dopo la firma di diversi armistizi nel 1949). Senza tornare sulla carta del 1988, il documento sottolinea che la lotta di Hamas non è contro gli ebrei, ma contro “gli aggressori occupanti sionisti”. [13]
Un elemento che fa parlare di guerra della comunicazione riguarda la notizia dei neonati decapitati in un Kibbuz. Il 10 ottobre l’agenzia Ansa pubblica un articolo in cui si denuncia “L’orrore della guerra non conosce limiti, neanche davanti a bambini innocenti che dormono nelle loro culle, alcuni nel lettone con mamma e papà: la furia di Hamas non li ha risparmiati nel kibbutz di Kfar Aza, dove i soldati israeliani hanno raccontato di aver trovato almeno 40 piccoli uccisi tra le decine di persone trucidate a sangue freddo. Alcuni dei bimbi, anche neonati, sono stati decapitati, hanno raccontato scioccati alla tv israeliana, secondo il reportage di una reporter di It24″.
Dopo qualche giorno il governo israeliano ammette che la voce sulle decapitazioni è infondata, ma solo dopo che la notizia è stata diffusa e utilizzata come propaganda filoisraeliana.
Il quotidiano francese Liberation ha predisposto uno spazio del “Service Checknews” contro le fake news che circolano anche in questa guerra. Stessa cosa avviene nella società di analisi dei media NewsGuard dove il redattore Jack Brewster ha dichiarato che “finora, la disinformazione sulla guerra tra Israele e Hamas sembra essere prevalente su X (ex Twitter)". [14]
Non è un caso che il governo più a destra che l’Italia abbia avuto dopo il periodo di dittatura fascista sia diventato il megafono, insieme ai media mainstream embedded, della più becera disinformazione (decapitazione neonati e sostenere come ha fatto Netanyahu nella conferenza stampa con il segretario di Stato Usa Antony Blinken che “Hamas deve essere schiacciato come l'Isis”) criminalizzando chi denuncia semplicemente la violazione dei diritti dei palestinesi, l’espansione degli insediamenti israeliani illegali e il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese. Secondo Belal Shobaki, capo del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Hebron e fondatore e coordinatore del programma in Diplomazia pubblica e culturale all'Università di Hebron e Siena, Israele da tempo cerca di collegare la resistenza palestinese al terrorismo globale ma è pura propaganda perché “Hamas è ideologicamente, intellettualmente, giuridicamente e politicamente differente da Daesh.I tentativi di collegamento comportano la destabilizzazione della società palestinese nel medio e lungo termine”. [15]
Un altro esempio di guerra della comunicazione è avvenuto dopo la forte esplosione che ha colpito l’ospedale Al-Ahli al-Arabi che si trova al centro di Gaza (il suo nome significa “Ospedale del popolo arabo”) causando centinaia di morti. Israele ha attribuito al fallito lancio di un razzo da parte del gruppo palestinese della Jihad islamica mentre le autorità di Hamas attribuiscono la responsabilità all’esercito israeliano. Al Jazeera ha pubblicato non solo un video che ha catturato il momento in cui il missile colpisce l'ospedale, ma ricostruisce visivamente la dinamica dell’attacco differentemente da quanto postato su X l'esercito israeliano. L’ONU intende portare avanti una indagine internazionale indipendente sull’attacco all’ospedale di Gaza ma, sebbene personale delle Nazioni Unite sul posto stia cercando di raccogliere prove, i bombardamenti persistenti e la mancanza di carburante rendono il lavoro difficile. Israele ha già fatto sapere che è contraria ad una indagine internazionale: "Il responsabile è Hamas e noi abbiamo mostrato le prove per quanto possibile poiché non possiamo condividere pubblicamente tutte le informazioni: spero che vi fidiate più di noi, di un Paese democratico, che di un'organizzazione terroristica" . [16]
lan Pappé, docente presso at the University of Exeter ed ex docente di scienze politiche presso l’Università di Haifa, nel suo articolo “Cari amici israeliani, ecco perché sostengo i palestinesi”, invita a riflettere sulle dichiarazioni di chi dipinge “i palestinesi come animali, o animali umani” e descrive “ciò che è avvenuto sabato scorso come un “Olocausto”, abusando così della memoria di una grande tragedia. Questi sentimenti vengono trasmessi, giorno e notte, sia dai media che dai politici israeliani”. Inoltre Jan Pappé prende atto che “è difficile dar voce a queste contro-argomentazioni perché i media e i politici occidentali hanno accettato il discorso e la narrazione israeliana, per quanto problematica fosse”.
lan Pappé fa riferimento a quei ministri del governo Netanyahu (non l’attuale governo di emergenza nazionale formato con Benny Gantz) che analisti come Meir Margalit, ebreo di Gerusalemme insegnante all’Ono Academic College, descrivono come fascisti fondamentalisti alcuni membri del governo più a destra della storia di Israele. Sono gli stessi ministri a dichiararlo pubblicamente:
dal ministro delle finanze Bezalel Smotrich “Sono una persona di estrema destra, omofobo, razzista e fascista” a Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale condannato per incitamento al razzismo e per aver sostenuto gruppi terroristici “o noi o loro, la soluzione è espellere il nemico arabo”. Il quotidiano israeliano Haaretz ha più volte denunciato che “L’ascesa del neofascismo in Israele minaccia seriamente sia israeliani che palestinesi”. [17]
Anche Jan S. Lustick, esperto di politica del Medio Oriente e docente presso l'Università della Pennsylvania sostiene che “per evitare che la mostruosità che è stata scatenata contro israeliani innocenti si ripeta ancora e ancora, insieme alla punizione che i palestinesi innocenti subiscono di conseguenza, non dobbiamo fare affidamento sulla certezza della nostra repulsione; dobbiamo individuare ed eliminare le cause dell'attacco. Israele non riconosce né Gaza (o la Palestina) come Stato, né Hamas come legittima autorità di governo sui suoi abitanti. In modo istruttivo, la risposta iniziale di Israele all'attacco è stata quella di interrompere tutta l'elettricità, il cibo, le medicine e l'acqua nell'intera area. Nessuno stato può fare queste cose a un altro stato, ma può farlo a un territorio che circonda e domina”.
[*] https://www.corriere.it/esteri/23_novembre_01/commandos-americani-israele-aiutare-localizzare-ostaggi-gaza-522886ea-7888-11ee-aff5-068371709f9d.shtml
[1] https://barackobama.medium.com/my-statement-on-israel-and-gaza-a6c397f09a30
[2] https://ilmanifesto.it/contro-netanyahu-anche-i-piloti-militari
[3] https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2023/10/19/proteste-medio-oriente
[4] https://www.adnkronos.com/internazionale/esteri/israele-hamas-critiche-a-vertici-sicurezza-bufera-su-netanyahu_5fRfeNrWRckrcHsYRZ5Amm
https://www.timesofisrael.com/netanyahu-sharply-criticized-for-post-blaming-intelligence-chiefs-for-oct-7-failure/
[5] https://tg24.sky.it/mondo/2023/10/21/palestina-israele-youval-noah-harari-intervista
[6] https://www.periodicodaily.com/la-maggioranza-degli-israeliani-crede-che-il-governo-sia-responsabile-dellattacco-di-hamas/
[7] https://www.rand.org/blog/2023/the-inevitable-ongoing-failure-of-israels-gaza-strategy.html
[8] https://cpj.org/2023/10/cpj-statement-on-news-blackout-in-gaza/
[9] https://www.onuitalia.com/2023/10/27/assemblea-generale-adotta-risoluzione-per-cessate-il-fuoco-a-gaza-litalia-si-astiene/
[10] https://www.telegraph.co.uk/world-news/2023/10/25/sponge-bomb-new-weapon-israel-gaza-tunnels-war-hamas/
[11] https://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/CeMiSS/DocumentiVis/Ricerche_da_pubblicare/Pubblicate_nel_2019/AO_SME_Marone.pdf
[12] https://www.infopal.it/israele-trasferisce-il-leader-di-fatah-marwan-barghouti-nel-carcere-di-ofer/
[13] https://www.rsi.ch/info/mondo/Hamas-che-cos%E2%80%99%C3%A8-e-cosa-vuole--1901898.html
[14] https://www.liberation.fr/auteur/service-checknews/
[15] https://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=7310:continuazione-dello-status-quo-prospettiva-politica&catid=25&Itemid=75
http://nena-news.it/analisi-perche-e-pericoloso-confondere-hamas-con-lo-stato-islamico/
[16] https://www.aljazeera.com/program/newsfeed/2023/10/18/gaza-officials-blame-israel-for-deadly-strike-on-hospital?traffic_source=KeepReading
https://www.aljazeera.com/news/2023/10/18/what-do-we-know-about-the-strike-on-the-hospital-in-gaza
[17] https://www.palestinechronicle.com/my-israeli-friends-this-is-why-i-support-palestinians-ilan-pappe/
https://www.haaretz.com/opinion/2023-10-03/ty-article-opinion/.premium/israeli-neo-fascism-threatens-israelis-and-palestinians-alike/0000018a-f6a1-d12f-afbf-f7f5e33e0000
https://www.haaretz.com/israel-news/haaretz-today/2023-09-10/ty-article/.highlight/when-a-jewish-fascist-moves-into-your-neighborhood/0000018a-7fed-d464-a1ce-7fed81800000
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