Il futuro della Nato
Nel 1997 si costituisce un'organizzazione: "Project for the New American Century" (PNAC), ossia Progetto per il Nuovo Secolo Americano. Fra i suoi membri troviamo: il vicepresidente Dick Cheney e il segretario alla difesa Donald Rumsfeld. La filosofia di questo progetto è più o meno la seguente. La fine della Guerra Fredda con la Russia fa emergere gli States come l'unica superpotenza mondiale. E' un momento strategico da non perdere per aumentare la potenza ed estendere i propri interessi in tutte le aree del pianeta. Quindi è giunto il tempo per esportare la democrazia in regimi considerati ostili agli interessi USA e per far ciò non vi è esitazione alcuna nel dover ricorrere all?uso di mezzi militari. Anzi, questa convinzione è talmente cogente che una parte del Documento si occupa proprio della "Trasformazione delle forze armate Statunitensi", trasformazione che viene chiamata "rivoluzione nelle questioni militari". In questa "rivoluzione" è coinvolta l'Europa, la Nato e l'Italia. Così sta scritto:
"La nuova opportunità di una più grande stabilità europea offerta dall'ulteriore espansione della NATO richiederà innanzitutto basi a terra per le forze aeree su tutto il territorio europeo. Poiché il perimetro di sicurezza americano in Europa è stato spostato verso est, questo andamento continuerà sebbene le forze navali giocheranno un ruolo importante nel Mar Baltico, nel Mediterraneo Orientale e nel Mar Nero, e continuerà a supportare le operazioni USA e NATO da terra." (pagg 43-44).
"E' importante che la NATO non sia sostituita dalla Unione Europea, lasciando gli USA senza una voce nelle questioni di sicurezza europea." (pag 16.) Mentre i governi europei si preparano a firmare, il Trattato Costituzionale dell'Unione, mentre i movimenti europei discutono di un'Europa pacifista, federalista e democratica, criticando i metodi asfittici e burocratici nonché i contenuti spesso antipopolari del percorso di formazione dell'unità politica del vecchio continente, in sedi top secret, rigorosamente sottratte al controllo dei Parlamenti, vanno avanti ormai da molti mesi incontri segreti, conciliaboli ad alto livello, interlocuzioni incrociate per stabilire i nuovi assetti relativi alla presenza della Nato e agli insediamenti militari statunitensi sul territorio europeo.
Il Documento "Rebuilding America's Defenses" insieme al Documento sulla Strategia per la Sicurezza Nazionale del settembre del 2002 e la dottrina della Guerra preventiva costituiscono il backround politico, argomentativo e ideologico del piano statunitense . In termini prettamente militari ciò comporta un mutamento qualitativo del concetto di difesa, cioè il passaggio dalla "static defense", così come era prevista al tempo della Guerra fredda, per contrastare un ipotetico attacco delle forze armate sovietiche, alla "dynamic defense", cioè all'attacco rapido e fulminante in forma preventiva, con contingenti dotati di grande flessibilità, dinamismo operativo, forza di proiezione nei punti che il Pentagono definisca "caldi" del globo. Abbiamo già visto come l'Europa è oggi investita da questi programmi di ristrutturazione militare del territorio e l'Italia lo è in modo particolare, data la sua posizione strategica nel Mediterraneo e data la lunga e stratificata storia di servitù militari a cui il nostro Paese è stato sottoposto nel corso dei decenni.
I modi concreti attraverso cui queste ristrutturazioni vengono discusse, programmate, messe in cantiere e attuate, rimangono segretissime. Non si sa praticamente nulla né dei negoziati in corso né tanto meno di eventuali accordi già realizzati. Le dichiarazioni ufficiali sono estremamente vaghe e generiche e altrettanto avari di informazioni risultano i siti Ufficiali sia della Nato sia del Dipartimento della difesa statunitense sia dell'Unione europea. Si tratta di rapporti tra i governi europei e l'amministrazione statunitense che le parti vogliono rigorosamente sottrarre alla discussione pubblica, al controllo democratico, alla sovranità dei parlamenti e delle autorità locali.
L'Italia entra in questo piano di ridefinizione e ristrutturazione della mappa militare della Nato e degli Usa, attraverso piani di rilancio e ampliamento di alcune basi (Camp Derby, Sigonella, Aviano), radicale mutamento della concessione originaria - come è il caso del punto di appoggio di Santo Stefano, nell'arcipelago della Maddalena, che diventa una vera e propria base americana - ricognizioni operate da agenzie alle dipendenze del Dipartimento della Difesa Usa che girano per l'Italia per valutare piani di fattibilità di nuove installazioni e nuove occupazioni del territorio nazionale.
Tutto questo avviene in un contesto di radicale mutamento della situazione internazionale, di depotenziamento o vera e propria deflagrazione degli strumenti di coesistenza mondiale emersi dopo la seconda guerra mondiale - Onu in primis di trasformazione della Nato da alleanza difensiva dell'Occidente contro un'eventuale aggressione del Patto di Varsavia a strumento di polizia mondiale al servizio della superpotenza imperiale.
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