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Audizione alla Camera silenzi e omissioni

3 luglio 2004
Elettra Deiana
Fonte: Liberazione - 30 giugno 2004

Numerose interpellanze e interrogazioni stanno a dimostrare che il Parlamento, o meglio alcune sue parti, hanno chiara la gravità del problema "uranio impoverito" e si rendono conto delle conseguenze che esso potenzialmente può avere ai danni di quanti vi vengano a contatto: militari italiani impegnati in missioni all'estero variamente denominate; popolazioni colpite dai bombardamenti - l'esempio della ex Jugloslavia è lampante - ma anche cittadini italiani residenti in zone a rischio di contaminazione, come quelle che ospitano i poligoni di tiro. Il caso della Sardegna è emblematico. Non senza ritardi e difficoltà l'opposizione è riuscita a ottenere che la Commissione Difesa della Camera avvii un'indagine conoscitiva sulla materia. Ma il percorso di questa indagine deve essere ancora chiarito e definito perché fino ad oggi il calendario dei lavori della Commissione prevedeva soltanto l'audizione del generale Donvito, direttore generale della sanità militare, e del suo staff.
L'audizione, svoltasi ieri, ha confermato le molte reticenze, i molti silenzi, le molte omissioni che, negli ambienti della Difesa e presso gli Stati maggiori, circondano il problema. "Studio epidemiologico mirato all'accertamento della presenza di uranio impoverito, e di altri elementi potenzialmete tossici, in campioni biologici di militari italiani impiegati in zona di operazioni internazionali": questo il progetto a cui il generale Donvito sta lavorando, in seguito al finanziamento deciso dal Parlamento con la legge 68 del 12 marzo di quest'anno. Ma i punti di riferimento del progetto, nell'esposizione che l'ufficiale ne ha fatto in Commissione Difesa, non appaiono affatto all'altezza della situazione. Vengono infatti acquisiti i risultati e le indicazioni finali della Commissione Mandelli, che, come è noto, tendevano a depotenziare l'allarme sia sul versante dell'incidenza statistica dei casi sia su quello del possibile rapporto causale fra l'incremento di incidenza di linfomi di Hodgkin con l'esposizione a microparticelle di uranio impoverito. Nello stesso tempo si liquidano come inattendebili altre ipotesi di lavoro. E' il caso dell'ipotesi sostenuta dalla Dottoressa Antonietta Morena Gatti, dell'Università di Modena, la quale ha ventilato la possibilità che la presenza di nanoparticelle di elementi metallici in campioni bioptici di militari italini derivi da inalazione o ingestione di polveri fini.

Le molte assicurazioni che sono state fatte in Commissione Difesa circa l'impegno della Sanità militare a portare avanti il progetto di monitoraggio e screenning rassicurano insomma assai poco. Anche perché ancora una volta non è stata data risposta a una domanda fondamentale: nelle esercitazioni che si svolgono nei poligoni posti sul territorio italiano si fa uso o no dell'uranio impoverito? Le Forze armate italiane non lo usano, dicono tutti, ma nessuno dice se ne facciano uso i Paesi della Nato che vengono ospitati, con fitta periodicità, nei poligoni nostrani. Un silenzio fin troppo sospetto.

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