Il parlamento apre la caccia all'uranio
Il Parlamento indagherà sui soldati italiani rimasti ammalati o uccisi a causa dell'uranio impoverito. A deciderlo è stata ieri la commissione Difesa del Senato approvando all'unanimità l'istituzione di una commissione d'inchiesta a cui sarà affidato il compito di stabilire l'eventuale connessione tra alcune tipologie di malattie contratte dai militari impiegati in missioni all'estero e l'esposizione all'uranio impoverito. Si tratta di un primo passo importante, anche se il via libera definitivo alla comissione verrà dato solo il 15 settembre prossimo, una volta ricevuti i pareri delle commissioni competenti e dopo la replica del governo. Contrariamente a quanto richiesto inizialmente dal senatore Ds Lorenzo Forcieri, primo firmatario di un disegno di legge che chiedeva la possibilità per il Parlamento di far luce sulle morti da uranio impoverito, non si tratterà di un organismo bicamerale, bensì di una commissione composta da soli membri del senato: «Questa soluzione semplificata - ha spiegato Forcieri - si è resa opportuna per poter procedere senza ulteriore indugio all'attività dell'indagine. Il carattere monocamerale non influisce sulla natura e portata dei poteri della commissione, che sono gli stessi dell'autorità giudiziaria». Per la prima volta c'è dunque una possibilità reale di sollevare il velo di omertà che fino a oggi ha coperto le morti da uranio. Sono 267 i nostri soldati colpiti da tumori, 27 dei quali deceduti. Tutti avevano prestato servizio nella guerra in Bosmia o in quella successiva del Kosovo e in zone non distanti da quelle colpite dai bombardamenti Nato. A questi soldati si deve poi aggiungere un maresciallo tornato nelle scorse settimane dall'Iraq e colpito da una rara forma di tumore ai testicoli.
Tutti casi seguiti dall'Ana-Vafaf - l'Associazione per l'assistenza alle vittime arruolate nelle forze armate - e dall'Osservatorio miliatare il cui presidente Domenico Leggiero ieri ha espresso soddisfazione per il via libera dato dal Senato: «Finalmente avremo un organismo parlamentare a cui presentare dati e documenti. Anche grazie solo a questa documentazione - ha aggiunto - bastrebbero quindici gioni per accertare la verità».
Nonostante ripetute sollecitazioni, fino a oggi né da parte del governo né tanto meno da parte delle autorità militari è mai giunta una parola definitiva sulle possibili connessioni tra le numerose morti registrate tra i nostri soldati e l'uranio impoverito. Adesso la commissione ha finalmente la possibilità di accertare la verità su quei decessi, a patto che non si cerchi di snaturarne i lavori. Stando infatti a quanto previsto dalla Costituzione (articolo 82), i componenti della commissione possono convocare esperti, chiedere perizie e procedere con le audizioni dei testimoni ritenuti utili all'accertamento della verità. Bisogna vedere se la maggiornaza manterrà fede all'impegno e accetterà di effettuareaudizioni a 360 gradi, oppure no. Il voto unanime di ieri è comunque un risultato positivo da non sottovalutare, come ammette anche Luigi Malabarba, capogruppo di Prc al Senato, in pasato tra coloro che hanno sollevato il problema dell'uso dell'uranio impoverito: «Questo lato oscuro della guerra - ha ricordato anche ieri Malabarba - non è meno grave dei bombardamenti, ed è tempo che il bubbone scoppi».
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