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Il nostro NO alla guerra preventiva infinita

Contro la nuova base Usa a Taranto avviamo una mobilitazione nazionale

A Taranto, dove vi sono già due basi navali – l’ultima inaugurata proprio quest’estate - se ne ipotizza una terza a comando americano. Lanciamo un appello per realizzare a Taranto un Convegno e una Manifestazione nazionale.
9 ottobre 2004
Il Comitato per il No al nucleare e No ad ogni ulteriore insediamento militare (Taranto)

La strategia politico economica americana che mira al controllo mondiale assegna all’Italia un ruolo di alleato fedele. Il nostro Paese ha fatto propria l’opzione bellica presentandosi come “paladino della pace e della democrazia”. Per consolidare questo disegno, il processo di militarizzazione e la condizione di sudditanza nei confronti degli USA devono essere rafforzate.
La Puglia, regione meridionale protesa verso il medio-oriente, costantemente alla ricerca dello sviluppo socioeconomico, è il territorio ideale per la funzione di “sentinella degli interessi economici, della cultura e dei valori" dei paesi imperialisti occidentali.
In questo quadro Taranto sta diventando il nuovo avamposto bellico assumendo il ruolo di nuovo cardine della militarizzazione europea, sentinella della guerra preventiva. A Taranto, dove vi sono già due basi navali – l’ultima inaugurata proprio quest’estate - se ne ipotizza una terza di supporto logistico, tutta a stelle e strisce. Documenti ufficiali delineano il trasferimento del comando della VI Flotta Usa - dotata di mezzi a propulsione nucleare - da Gaeta a Taranto.
Sono in corso accordi per l’attracco di navi Usa nel porto commerciale (1° e 3° sporgente).
Taranto viene pertanto chiusa (strozzata) sempre più da rilevanti insediamenti militari.
Da alcuni mesi sorge un'antenna molto alta nell'isola di San Pietro, la più grande delle due isole Cheradi che collega la base navale italiana con la centrale Usa di San Diego in California. "Il Mondo" del 13 febbraio 2004, ha scritto: la nuova base navale di Taranto "potrebbe includere anche il centro di ascolto, ora a San Vito dei Normanni, che rientra nella rete Echelon".
La nuova Base di Chiapparo viene definita "porto militare utilizzabile da tutte le marinerie, NATO e non" nonché "deposito USA e NATO". Non siamo quindi in presenza di una Base esclusivamente italiana ma di un insediamento inserito, mediante il sistema C4i del Pentagono, nella sfera di influenza americana.
Taranto diventa la più grande base militare navale per il controllo del Mediterraneo, dei Balcani, del Medio Oriente, per le missioni di guerra contro i popoli, per imporre sfruttamento e predazione.
Una città di guerra è anche città a rischio nucleare. Taranto è già attrezzata per accogliere navi e sommergibili a propulsione nucleare; e tali presenze comporteranno dispersione di radioattività;
Taranto ha visto un grave incremento dei casi di tumore; non ha un serio piano di emergenza nucleare; non crescerà economicamente con la presenza di ulteriori insediamenti militari; rischia di perdere anche la mitilicoltura. E' assolutamente falso che tutto questo porterà nuova occupazione e sviluppo economico: pochi si arricchiranno, mentre i lavoratori, i giovani e la intera popolazione subiranno soltanto aumenti del costo della vita, maggiore precarietà lavorativa, flessione delle iniziative produttive, gli stessi posti di lavoro dell’Arsenale Militare potrebbero essere smantellati.
Il rafforzamento della presenza militare porterà poi un più alto, diffuso e capillare controllo sociale della zona (per proteggerci dal terrorismo, ci diranno). Nei fatti diminuiranno gli spazi democratici in tutti i settori della vita sociale, culturale, economica.
Per tutto questo la realizzazione della terza Base non può e non deve avvenire nel silenzio.
Taranto non è un problema solo locale, ma anche nazionale.
Facciamo appello a donne, uomini, giovani, anziani, lavoratori, tutti i cittadini di Taranto, alle forze sociali, politiche e sindacali, strutture ed associazioni di base e autorganizzate locali e nazionali a realizzare a Taranto un Convegno e una Manifestazione nazionale.



Note: Per contatti: giovannimatichecchia@libero.it

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