Ecodidattica

"Pensate, allora a, quale sia il potenziale contenuto di energia pulita di uno stabilimento che è stato responsabile di morte e malattie e che, invece, potrebbe essere convertito a patrimonio pienamente sostenibile"

Impianti a torre solare, una proposta concreta per Taranto

30 gennaio 2016
Gianmarco Tedesco

Mi piacerebbe discutere con voi, adesso, quella che secondo me potrebbe rappresentare l’avanguardia del solare per la produzione di energia elettrica ed una reale alternativa alla monocultura della nostra città; sto parlando del Solare Termodinamico.

Il solare termodinamico, che oggi potrete trovare in letteratura col nome di Solare a Concentrazione, ha un vantaggio non indifferente che è quello di utilizzare una tecnologia consolidata che è quella degli impianti termoelettrici tradizionali. Perché parlo di vantaggio non indifferente?! Bè, il semplice fatto che la tecnologia termoelettrica (quella dei cicli a vapore per intenderci) sia adoperata da circa un secolo ed abbia raggiunto elevati standard tecnologici, fa sì che si possa predisporre delle migliori turbine a vapore da cento anni a questa parte.

Nella “famiglia” delle tecnologie a solare termodinamico, ritroviamo quella a Torre Solare. Mi piace parlarvi di questa tecnologia perché sin dal primo momento che l’ho studiata ho immaginato di convertire l’enorme distesa della Terra di Taranto occupata dall’Ilva con distese di specchi ed una alta torre solare al posto di quel maledetto camino E312 che da anni continua a inquinarci.

Ho detto precedentemente che gli impianti a Torre Solare utilizzano la tecnologia degli impianti termoelettrici, infatti, se nel termoelettrico l’acqua diventa vapore per mezzo della combustione del carbone o dell’olio combustibile (si parla di cicli a combustione esterna perchè il fluido che produce energia non è il medesimo che ha generato combustione, come invece accade nei cicli a gas), nel caso delle torri solari l’acqua diventa vapore per mezzo della radiazione solare, la quale cede calore ad un fluido termovettore (aria o sali fusi) che essendo “vettori” del calore cedono il calore assorbito all’acqua per trasformarla in vapore. Il vapore espandendosi poi in una turbina produce energia elettrica. Negli impianti a solare termodinamico si elimina, quindi, la fonte inquinate del termoelettrico, vale a dire la combustione.

La figura mostra il principio di funzionamento di un impianto a Torre Solare.

Schema impiantistico dell'impianto PS10, Siviglia

Come mostrato, la radiazione solare impatta su delle superfici specchiate (denominate eliostati, che altro non sono che veri e propri specchi) le quali hanno solo il compito di riflettere la radiazione solare (e non di trasformarla direttamente in energia elettrica come fanno le celle fotovoltaiche)  verso una torre solare. All’interno della torre, il fluido termovettore (sali fusi o aria) si scalda e cede il calore assorbito in un generatore di vapore all’acqua, la quale diventa vapore che si espande, successivamente, in turbina producendo energia elettrica. Come mostrato dalla figura, la presenza di “serbatoi caldi” e “serbatoi freddi” consente una modulazione dell’energia prodotta attenuando l’effetto negativo prodotto dall’alternanza giorno-notte.

E' questo il motivo che mi fa prediligere questa tecnologia, piuttosto che il fotovoltaico (che deve ancora maturare una concreta tecnologia per l'accumulo), per la produzione di energia elettrica.

Una regione che si è particolarmente distinta per lo sviluppo di questa tecnologia (regione bellissima mai quanto Taranto ma a cui sono molto molto legato per una serie di motivi) è l’Andalusia, posta a sud della Spagna, che trova il suo fulcro nella città di Siviglia.

Un impianto caratteristico a torre solare è l’impianto PS10 costruito nei pressi della città andalusa di Siviglia e che oggi rappresenta lo standard di impianto a torre solare alimentato ad aria.

Impianto PS10 (11 MW), Siviglia

L’impianto produce una potenza di picco di 11MWe per una quantità di energia annua prodotta pari a 24,3 GWh (circa 2.200 ore di funzionamento annuo), vale a dire l’equivalente di 6.000 case; non male direi.

L’altezza della torre solare è 115 m (l’altezza del camino E312 è pari a 212 m.)  per un’estensione del campo pari a 0,61 km2 . Pensando che l’estensione dello stabilimento Ilva è poco più di 15 km2, mi viene da dire che eliminando quello schifo di siderurgico e convertendo questa nostra Terra (che è nostra e non appartiene a nessuno) con un impianto a torre solare, si potrebbe pensare di tirar fuori circa 24,6 volte l’energia prodotta dall’impianto spagnolo. Pensando (nelle condizioni peggiori) che l’impianto invece di lavorare 2.200 ore/anno lavori la metà, l’impianto garantirebbe il soddisfacimento energetico per usi domestici di tutta la provincia tarantina (vedi articolo “Fotovoltaico, parliamone in modo intelligente”). Pensate, allora a, quale sia il potenziale contenuto di energia pulita di uno stabilimento che è stato responsabile di morte e malattie e che, invece, potrebbe essere convertito a patrimonio pienamente sostenibile. Il progetto, concepito nel 1999, è stato finanziato dalla società leader nel settore a solare termodinamico, vale a dire la Abengoa (http://www.abengoa.com/) per un costo totale di 45,5 M€dei quali 6,5 M€ finanziati dalla Commissione Europea e 2,2 M€ dal Governo Regionale Andaluso.

Mi piacerebbe farvi notare che nel settore del solare, ma anche nel settore della produzione maremotrice che abbiamo visto precedentemente, l'Europa è presente con finanziamenti concreti. Se si avesse modo di valorizzare il potenziale contenuto energetico di un'area immensa come quella Ilva, non dubito che non mancherebbero investitori esterni che, con l'aiuto della Comunità Europea, sarebbero in grado di investire in tecnologie consolidate come questa e rilanciare un territorio "monoculturizzato" come il nostro.

Per darvi un’idea di quanti possano essere estesi 15 km2 che rappresentano la nostra superficie cittadina attualmente occupata dallo stabilimento, vi faccio vedere una figura tratta dal “Piano di Emergenza” dello stabilimento Ilva che allego all’articolo (mi si conceda qualche errore di approssimazione).

Estensione area Ilva di Taranto

Provate ora a chiudere gli occhi e ad immaginarvi una porzione (quella centrale contenente l’attuale camino E312) di stabilimento occupato da eliostati per la produzione di energia pulita da fonte solare ed immaginate le aree prospicenti la costa adibite a siti di sperimentazione per ila produzione di energia dal mare (di cui vi ho parlato nei primi articoletti).

Sognare non costa nulla e spesso ciò che ora pare un sogno potrebbe un giorno divenire realtà.

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