L'Agenda ONU 2030 nella nostra scuola
Quest'anno ogni studente ha trattato un argomento di educazione civica e verrà attribuito da ciascuno di noi un voto in questa materia. Io ho trattato responsabilità sociale d'impresa e finanza etica.
Le mie studentessa del 4 anno, indirizzo internazionale, non avevano mai sentito parlare di agenda Onu 2030. Ne abbiamo parlato insieme ed ho chiesto di scegliere un obiettivo, fare un approfondimento e spiegarmi le ragioni della propria scelta.
Condivido qui il lavoro di Francine, una ragazza di origini asiatiche. Mi ha emozionato la delicatezza e la forza dei pensieri.
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Dovremmo agire insieme per permettere a tutti una vita dignitosa. È vero. L’istruzione è uno dei punti cruciali della vita. Un piccolo e breve periodo ma che persiste negli anni a venire, fino alla fine. Le conoscenze acquisite nel corso del tempo saranno un fortissimo congegno che nessuno potrà mai toglierci. Diventa parte di noi e del nostro essere.
Credo che l’istruzione sia un modo per realizzarsi personalmente, fare un contributo alla società migliorandone gli aspetti, sostituirne i difetti con le virtù e i pregi e portarla alla via del progresso garantendo pari diritti all’istruzione senza distinzione di genere, religione ed età.
A pensarci, il tema dell’istruzione nei paesi occidentali non è tanto sensibile quanto nel terzo mondo dove il livello di alfabetizzazione è ancora notevolemente arretrato. Adidas e Nike sono solo due delle numerose marche conosciute in tutto il mondo che sfruttano diversi bambini tra i dipendenti. Mani abilmente minuscole sono costrette a lavorare già a una tenera età. Sono così sottomessi, vunerabili e fragili.
Molte volte, non apprezziamo la fortuna e il privilegio che lo stato, la scuola, l’impegno e la passione che i professori ci tramandano con i loro insegnamenti “sonnolenti” della prima ora, e le lezioni “opprimenti” dell’ultima ora. Ci perdiamo molte informazioni nuove trascurando il tutto e non prestando attenzione. Non proviamo nemmeno ad ascoltare prima di prendere decisioni così alla leggera. “Tanto non ci capisco niente...”, “Non mi rimarrà mai in mente”, “È troppo difficile”. Sono le solite frasi che sento, sentivo a scuola o parole lette su WhatsApp o magari persino io ho affermato. Sono periodi privi di signicato. Non hanno un senso. E non portano da nessuna parte. In aggiunta perdono ancora più valore nel momento in cui scopro che ci sono bambini, da qualche parte nel mondo, che ce la mettono tutta; figure esili che nonostante la povertà, le condizioni a noi sconosciute, non si voltano indietro ma mirano in alto con un sorriso e gli occhi brillanti, incuranti del loro aspetto o della loro
condizione sociale, certi di una vita migliore. Di un futuro più promettente. Li stimo molto i bambini così. Non conoscono la parola “resilienza”, ma sono testimoni inconsapevoli, perché, in realtà, l’hanno vissuta, questo termine a loro sconosciuto.
Mio papà mi ripeteva sempre che da bambino doveva percorrere chilometri e chilometri solo per frequentare le lezioni e che sin da piccolo lavorava nei campi per un avere un suo contributo economico nella famiglia. Io mi limitavo a sorridere; lo prendevo in giro dicendogli: “Sììì, lo so già, me lo hai già raccontato mille volte”. Ma in realtà, appena lui se ne andava mi frullavano in testa le parole appena pronunciate. Gli credo.
Penso che sono proprio il passato di ognuno, le esperienze, quelle da ricordare e quelle, invece, che rendono forti il cuore e l’anima che spingono a lottare e per affermare i propri diritti e concretizzare i sogni, le speranze di un mondo senza violenza, privo di sfruttamento, una realtà più equa, più giusta, più reale.
Ancora oggi si parla di bambini, molti infanti che non hanno ancora accesso all’istruzione, e ancora oggi provengono da zone colpite da anni di conflitti; ancora oggi, un notevole numero di giovani non vantano l’abilità di leggere e scrivere; ancora oggi, si parla della questione della disparità di genere nello sviluppo infantile.
Ma perché fino ad oggi se ne parla? Sarebbe un’utopia vivere in un mondo senza queste mancanze e difetti? L’istruzione non è forse un diritto? Nessuno si chiede il perché. Perché i bambini, gli unici umani dai cuori puri e innocenti, devono patire le sfinite sofferenze, le disuguaglianze e la corruzione. Perché milioni e milioni di bambini sono costretti a pagare l’immoralità e la degenerazione di pochi depravati? Perché? Nessuno si chiede il Perché. Tutti ne parlano, ne discutono, ore e ore di riunioni... E intanto il tempo scorre, e i bambini di ieri sono divenuti gli adulti di oggi.
Quando, in realtà, essi dovrebbero costituire le nostre richezze più preziose. Di inestimabile valore. Essi sono il futuro, il domani e i figli. A essi dovremmo lasciare le nostre conoscenze, le nostre abilità e a loro dovremmo dare i consigli saggi del nostro tempo, ormai consunto e sopito. Affinché essi possano fare di più, proseguire il lavoro che non abbiamo terminato. Essi saranno i discendenti che porteranno avanti la storia dell’uomo. Ma tutto questo dipende da noi. Noi, che abbiamo il dovere di garantire loro sicurezza, cura e sapere.
Per questo motivo, è importante l’istruzione. Essa è la chiave per formare la mente flessibile ed elastica di un bambino. Essi imparano imitando le nostre azioni, il nostro modo di esprimere, di vivere. Appurano le nostre parole, i nostri pensieri, le nostre abilità, i nostri talenti, i nostri ideali, il nostro modo di trattare il prossimo. Siamo i loro punti di riferimento. Ma essi hanno un pregio... è che aggiungono un qualcosa in più, sempre.
Malala Yousafzai diceva: “Un bambino, un insegnante. Un libro, una penna possono cambiare il mondo. L’istruzione è la sola soluzione.”
Francine
Allegati
Agenda ONU 2030
VALDEZ WINONA FRANCINE SALCOR (detta Francine)404 Kb - Formato pdf
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