Rischio amianto nel Parco Montemarcello Magra
Da qualche mese nel Parco regionale di Montemarcello Magra è in atto una controversia giudiziaria che contrappone un impianto di macinazione del serpentino (da cui si estrae l’amianto) e gli abitanti di Lerici, nella frazione di Senato, in provincia di La Spezia. Il motivo è il seguente: gli abitanti si sono lamentati perché l’impianto inquina l’ambiente con polveri e fanghi d’amianto. Questo impianto è stato sequestrato tre volte dalla procura della Repubblica di La Spezia, ma poi dissequestrato due volte dal Tribunale del riesame. Il cantiere è i proprietà della Viti Escavazioni, una società accusata, riporta il mensile Airone del febbraio 2005, per aver violato le leggi sull’amianto (legge n.257 del 1992) e sul trasporto e lo smaltimento dei rifiuti tossici (Decreto Ronchi, n.22 del 1997). È il sostituto procuratore Rodolfo Attinà che indaga sulla questione e inserisce tra le accuse anche i reati di distruzione e alterazione di bellezze naturali; questo perché l’impianto si trova nel Parco regionale di Montemarcello Magra. Il mensile Airone riporta le lamentele di chi sostiene che la ditta sarebbe in funzione da circa un decennio e che inquinerebbe l’ambiente con le polveri, che verrebbero disperse nell’aria, e con i fanghi, che sarebbero scaricati nel terreno vicino al fiume Magra. Ma il problema non è solo questo: le polveri disperse, secondo quanto lamentato, si andrebbero a depositare sul bucato e sui campi coltivati. Sono stati richiesti degli accertamenti per controllare che non ci siano pericoli per la salute degli abitanti, chiamando in causa anche l’Arpa, l’Asl e la procura di La Spezia. Dai primi risultati si è notato che i valori di amianto sono superiori a quelli massimi stabiliti dalla legge. Infatti Salvatore Garau, presidente del Comitato frazione di Senato (un ente che unisce gli abitanti di Lerici con le frazioni vicine), afferma che «sono presenti da 2.300 a 3.000 milligrammi per chilo, contro i 1.000 consentiti dalla legge. E nei cicli di lavorazione vengono periodicamente prodotti quintali di fanghi tossici». Dalla parte dei cittadini c’è anche il sindaco di Lerici Emanuele Fresco, il quale sostiene che «se ci sono seri problemi per la salute l’impianto si dovrà chiudere, si dovrà bonificare il sito e le spese dovranno essere a carico di chi ha inquinato». Il presidente del parco, Walter Baruzzo, crede che si dovrebbe spostare l’impianto perché «incompatibile con l’area protetta». Alcuni abitanti, però, stanno decidendo di trasferirsi perché «non si può vivere dove si respira amianto».
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