Riscaldamento globale
ZMagazine Volume 18, Numero 4
http://www.zmag.org/Italy/johansen-globalwarming.htm
Tra gli scienziati che tengono d'occhio la velocità del riscaldamento globale si è andata diffondendo la paura che la terra stia raggiungendo una soglia fatale, un punto di non ritorno in cui vari tipi di processi reattivi accelerano il riscaldamento al di là di ogni capacità umana di contenerlo o invertirne la direzione.
I livelli di anidride carbonica nell'atmosfera stanno crescendo rapidamente, alimentati dall'uso crescente di carburanti di origine fossile negli Usa, dalla fusione del permafrost,(1) dall'agricoltura "taglia-e-brucia" inIndonesia,(2) dall'aumento degli incendi e dalla rapida industrializzazione a base di carbone della Cina e dell'India.
Tutto ciò si svolge in un'atmosfera di compiacenza nei centri di potere statunitensi, dove il riscaldamento globale è stato ignorato. Nel frattempo, Sir John Houghton, uno dei massimi esperti mondiali di riscaldamento globale, ha dichiarato all'Independent di Londra: "Stiamo quasi per raggiungere il punto di fusione irreversibile, e lo supereremo rapidamente se non stiamo attenti".
L'evidenza dei cambi climatici a cascata è maggiore nell'Artico. Gli Inuit della parte settentrionale dell'Isola di Baffin rimasero sorpresi all'arrivo delle api durante l'estate del 2004. Altre Vespula intermedia (api) furono individuate ad Arctic Bay, una comunità di circa 700 persone della stessa isola, a più di 73 gradi di latitudine nord. Il sindaco della comunità fotografò un'ape alla fine di agosto, altri nella stessa comunità affermarono di aver visto api più o meno nello stesso periodo.
Durante l'estate del 2004, scomparve abbastanza ghiaccio artico da ricoprire due volte la superficie del Texas [circa il doppio dell'Italia, NdT] rispetto all'anno precedente. In passato, anni sfavorevoli per i ghiacci erano spesso seguiti da anni favorevoli, in cui inverni prolungati o estati fresche mantenevano o permettevano l'estensione della calotta polare. Questo genere di bilanciamento non si è verificato di recente. "Se si considerano gli ultimi anni, la perdita di ghiaccio che abbiamo riscontrato ... è abbastanza ragguardevole", ha dichiarato Mark Serreze del Centro dati nazionale sui ghiacci e le nevi al Denver Post. Questo è stato il terzo anno di fila caratterizzato da perdite estreme, facendo pensare ad una accelerazione del trend negativo, ha detto Serreze.
In una dichiarazione resa in un'audizione del Comitato per il commercio del Senato sul riscaldamento globale, il 15 agosto del 2004, Sheila Watt-Coutier, presidente della Conferenza circumpolare degli Inuit, ha affermato: "La terra si sta letteralmente fondendo. Se riusciamo ad invertire le emissioni di gas serra in tempo per salvare l'Artico, ci potremo risparmiare sofferenze indicibili". Ed ancora: "Proteggete l'Artico e salverete il pianeta. Usateci come il vostro sistema di allarme, usate la storia Inuit come veicolo per ricongiungerci tutti in maniera che possiamo arrivare a capire che gli esseri umani ed il pianeta sono un'unica cosa".
Reazione in accelerazione
Una stazione di monitoraggio posta in cima del Mauna Loa, alle Hawaii, ha registrato i livelli di biossido di carbonio negli ultimi 50 anni. Le letture indicano un aumento brusco del tasso di accumulo dei gas sera nell'atmosfera. I valori recenti - 2,08 parti per milione dal 2001 al 2002 e 2,54 parti per milione dal 2002 al 2003 - hanno attirato l'attenzione degli climatologi, perché si scostavano dall'incremento annuo medio dei dati storici di circa 1,5 parti per milione.
Ne è nato un dibattito. Questi incrementi sono soltanto un'aberrazione oppure la prova di una accelerazione della velocità a cui biossido di carbonio si sviluppa? Questa accelerazione è il primo segnale di un effetto messo in moto da una serie di meccanismi di reazione che faranno sì che le temperature mondiali crescano ad una velocità molto maggiore, portando con sé un'accelerazione del cambio climatico, la fusione della calotta polare e l'innalzamento dei livelli marini?
Diversi effetti del riscaldamento si sommano l'uno all'altro reciprocamente. Per esempio, la ritrazione dei ghiacci, con la sua alta reflettività, fa sì che la superficie polare assorba più calore tanto sul mare come sulla terra. Il riscaldamento del suolo determina la fusione del permafrost, che rilasciano quantità maggiori di biossido di carbonio e di metano. Il ciclo si rafforza da solo.
Alcuni ricercatori hanno riferito su Nature che i depositi di carbone si stanno gassificando ad una velocità crescente che grava molto sul sovraccarico di gas serra dell'atmosfera. Dato il fatto che un terzo delle riserve di carbone si trova a latitudini estreme al nord (soprattutto nella tundra e nelle foreste boreali), la velocità a cui il riscaldamento dell'ecosistema rilascia biossido di carbonio all'atmosfera è di importanza vitale per prevedere gli effetti del riscaldamento globale. La quantità di carbone immagazzinata nell'ecosistema artico comprende anche i 2/3 del carbone totale presente nell'atmosfera. Il suo rilascio nell'atmosfera dipende dal ritmo di crescita della temperatura - e l'Artico, secondo diverse fonti, è stata la regione della terra in cui si è registrata il maggior innalzamento della temperatura.
Nel 2004, Michelle C. Mack e alcuni colleghi presentarono su Nature i risultati di un esperimento di fertilizzazione durato vent'anni nella tundra dell'Alaska. Durante questo esperimento, "la maggiore disponibilità di nutrienti causò una perdita netta d'ecosistema pari a circa 200 grammi di carbone per metro quadro". Mentre in superficie la crescita di piante più che raddoppiò grazie al maggior calore, "le perdite di carbone e nitrati dagli strati profondi del terreno ... furono sostanziali e tali da superare il maggior immagazzinamento del biossido di carbonio nelle biomasse". Secondo questo studio, il maggior rilascio di carbonio nell'atmosfera rafforzata dalla maggiore decomposizione della materia organica potrebbe accelerare l'aumento del biossido di carbonio nell'atmosfera - e così del riscaldamento globale.
I gas serra e gli incendi
Gli incendi sempre più frequenti stanno accelerando il riscaldamento globale. In certe circostanze, un incendio può sviluppare più biossido di carbonio dell'intero contributo umano. Ciò che è peggio, molte delle attuali simulazioni al computer del cambio climatico di solito non tengono conto del contributo degli incendi.
Gli incendi numerosi dell'estate del 2002 hanno trasformato aree degli Stati Uniti occidentali da "pozzo" (assorbente) di biossido di carbonio in una fonte netta, poiché la siccità ritardò la crescita degli alberi, secondo gli studi di simulazione degli incendi in Colorado condotti da un gruppo di ricercatori della Colorado State University, del U.S Geological Survey e del National Center for Atmospheric Research. "Consideriamo gli Stati Uniti occidentali come un esempio di area in cui il clima e l'uso del territorio interagiscono in vari modi interessanti", ha detto David Schimel, scienziato senior dell'NCAR. I territori occidentali, in particolare le foreste sempreverdi, rappresentano circa la metà del carbonio immagazzinato in tutti gli Stati Uniti. In periodi di siccità, la liberazione di carbonio nell'atmosfera aumenta non solo perché brucia più vegetazione secca, ma anche perché le piante, private dell'acqua, crescono meno rapidamente, assorbendo e immagazzinando meno carbonio nei loro tessuti.
Un'altra importante fonte di biossido di carbonio sono stati gli incendi in Indonesia che hanno contaminato l'aria nel Sudest asiatico negli anni del Niño, il 1997 e il 1998. Un'area grande due volte il Belgio andò in fiamme nel corso del 1997. Susan Page, della Britain's University of Leicester, ed altri ricercatori inglesi, tedeschi e indonesiani, hanno analizzato foto satellitari e dati raccolti sul posto per stimare la porzione di vegetazione e dei depositi di torba andati perduti.
In Indonesia, strati di torba spessi fino a 20 metri coprono un'area di circa 180 mila chilometri quadrati nel Borneo, a Sumatra e a Papua Nuova Guinea. Page e i suoi colleghi hanno usato immagini satellitari di un'area di indagine di 2 milioni e mezzo di ettari nel Borneo risalenti a prima e dopo gli incendi del 1997. Secondo le loro stime, circa il 32% dell'area era andata bruciata, di questa il 91,5% era costituita da torba. Si stima che tra 0,19 e 0,23 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) di carbonio siano state rilasciate nell'atmosfera a causa della combustione della torba, con ulteriori 50 mila miliardi di tonnellate dovute alla combustione della vegetazione soprastante. Estrapolando questi dati all'intera Indonesia, i ricercatori hanno stimato che tra 0,81 e 2,57 gigatonnellate di carbonio siano stati rilasciati nell'atmosfera nel 1997.
Page ed i colleghi hanno scritto su Nature che biossido di carbonio prodotta da questi incendi era "equivalente ad una produzione di emissioni carboniche pari compresa tra il 13% ed il 40% dell'intera produzione annuale dovuta ai combustibili di origine fossile e contribuì al maggior incremento annuale nella concentrazione di CO2 da quando i rilevamenti ebbero inizio nel 1957".
Robert Cowen, del Christian Science Monitor, scrisse: "La siccità dovuto a El Niño del 1997 era ciò che ci voleva per produrre le condizioni giuste perché gli incendi si diffondessero in maniera sostenuta".
Page e suoi colleghi spiegarono la difficoltà di calcolare esattamente quanto biossido di carbonio fosse stata emesso negli incendi, ma i totali erano impressionanti, soprattutto se si aggiungeva a quello indonesiano i molti altri che erano scoppiati in giro per il globo, in particolare durante la siccità che colpì il Nord America. Il lavoro di Page e colleghi ha un impatto notevole sulla modellazione del cambio climatico perché, come essi scrissero su Nature: "Le terre tropicali coperte di torba sono la maggiore riserva superficiale di carbonio organico terrestre, e perciò la loro stabilità ha implicazioni importanti per il cambio climatico. Nel loro stato naturale, queste terre sostengono la crescita di foreste lussureggianti al di sopra di depositi di torba profondi fino a venti metri. Il cambio ambientale continuo - in particolare lo sfruttamento delle acque e il disboscamento - minaccia la loro stabilità e li rende soggetti ad incendi. Ciò fu dimostrato dagli incendi diffusi che colpirono l'Indonesia durante il fenomeno di El Niño nel 1997".
Jack Rieley, dell'università di Nottingham, Regno Unito, crede che la combustione della torba nel Borneo sia un fattore importante nell'innalzamento rapido dei livelli atmosferici di biossido di carbonio. Un biologo del Borneo ha dichiarato al New Scientist alla fine del 2004 che gli incendi sono tornati dopo un picco iniziale durante la siccità causata da El Niño nel 1998. "Nel mese di ottobre [2004], l'atmosfera nei dintorni di Palangka Raya si era ricoperta di uno spesso fumo, con la visibilità ridotta a cento metri. Le scuole sono state chiuse e i voli cancellati", ha affermato Suwido Limi dell'Università di Palangka Raya nella provincia indonesiana di Central Kalimantan.
Gli incendi indonesiani hanno avuto anche altri effetti ambientali. La fertilizzazione(3) dell'Oceano Indiano dovuta ai vasti incendi può aver giovato un ruolo cruciale nella formazione di un'onda rossa di proporzioni storiche che ha danneggiato seriamente la barriere corallina, secondo Nerillie J. Abram e associati, su Science. Le loro scoperte "mettono in luce ilruolo degli incendi tropicali quale minaccia montante agli equilibri dell'ecosistema costiero".
La crescita della popolazione umana accresce i rischi di incendio in tutto il mondo. Gli incendi che hanno colpito gran parte dell'Indonesia tra il 1997 ed il 1998 furono causati, in parte, dalla siccità portata da El Niño. Ad ogni modo furono rafforzati da contadini locali che erano stati assunti alle dipendente dei produttori locali affinché aprissero la foresta all'agricoltura e alla pastorizia. Gli incendi erano illegali per la legislazione indonesiana se appiccati all'interno di aree protette - ma non se di essi poteva essere incolpato El Niño, un fenomeno naturale. Almeno 29 aziende furono successivamente accusate di aver appiccato incendi illegali nelle foreste pluviali indonesiane.
Page e colleghi sottolinearono che "in Indonesia, gli incendi delle terre coperte di torba sono per lo più prodotti dall'uomo, appiccati da contadini locali o immigranti nell'ambito di attività di disboscamento su piccola scala e, su scala maggiore, da imprese private e agenzie governative come strumento principale per pulire le foreste prima della piantagione". Durante il periodo di siccità inusualmente protratto portato da El Niño, molti di questi incendi "controllati" sfuggirono di controllo "bruciando non solo la vegetazione di superficie ma anche lo strato di torba sottostante e le radici degli alberi, contribuendo alla densa nube che si diffuse su gran parte del Sudest asiatico e causando sia un deterioramento grave della qualità dell'aria che problemi alla salute delle persone".
Commentando lo studio di Page pubblicato da Nature, David Schimel and David Bare del National Center for Atmospheric Research in Boulder, Colorado, osservarono che altri due studi indipendenti sulle concentrazioni di biossido di carbonio nell'atmosfera nello stesso periodo attestano la conclusione che gli incendi furono un fattore fondamentale. Schimel e Bare dichiararono a Cowen che le simulazione al calcolatore del clima assumono che i processi di emissione o rimozione del biossido di carbonio operano in maniera progressiva e continua. Eventi episodici come gli incendi mandano il sistema in tilt.
Al momento nessuno sa come modellare eventi catastrofici che rilascino biossido di carbonio immagazzinato nella torba o altri depositi di metano o carbonio all'interno delle previsioni su scala globale dei livelli dei gas serra. Tali eventi possono avere evidentemente un impatto immenso sul bilancio globale di carbonio, secondo Schimel e Baker. Nel corso del 1997, il tasso di crescita del biossido di carbonio nell'atmosfera fu più del doppio del solito, raggiungendo il livello più elevato mai registrato fino ad allora, in gran parte a causa degli incendi descritti. La gran parte del carbonio iniettato nell'atmosfera durante gli incendi indonesiani provennero dalla combustione della torba e non da quella degli alberi.
Il protocollo di Kyoto
Le emissioni di gas serra globali stanno aumentando e le prove del riscaldamento del pianeta si stanno raccogliendo ad una velocità molto maggiore di quella con cui la diplomazia globale è stata capace di farvi fronte. L'andatura da lumaca della diplomazia consultiva si combina con il fatto che avvertiamo gli effetti degli effluvi dei combustibili fossili forse con 40 anni di ritardo (attraverso un complesso insieme di meccanismi retroattivi) per creare una trappola in cui la risposta umana al riscaldamento globale ha luogo solo con decenni di ritardo rispetto al momento in cui sarebbero stati necessari per la natura.
In queste condizioni, il protocollo di Kyoto può restare lettera morta dal punto di vista climatico, anche se la sua approvazione da parte della Russia nel settembre del 2004 ne ha prodotto sulla carta l'attuazione su scala mondiale. La Russia si unì ad altri 124 paesi nel ratificare il protocollo e, con il suo 17,5% di emissioni di biossido di carbonio, fece innalzare la percentuale mondiale [dovuta ai paesi ratificatori] al di sopra del 60%, oltre la soglia del 55% richiesta per la sua entrata in vigore. Sette anni dopo la sua negoziazione nel 1997, comunque, i soli paesi di una certa dimensione che sono arrivati vicini al rispetto degli obiettivi del protocollo sono stati la Gran Bretagna e la Germania. La gran parte degli altri firmatari non hanno raggiunto i loro obiettivi e molti paesi del terzo mondo (tra cui India e Cina) non ne sono vincolati.
Il protocollo di Kyoto è diventato piuttosto un richiamo politico che una seria minaccia al riscaldamento globale, che si sta sviluppando ad una velocità maggiore di quella cui la diplomazia riesca a far fronte. Anche se il protocollo dovesse essere interamente implementato, l'aumento di 2 gradi di temperatura previsto per il 2050 sarebbe ridotto solo di 0,07 gradi , secondo i calcoli del climatologo Thomas M.L WIngley. In altre parole, gli obiettivi di Kyoto sono soltanto una frazione minima della riduzione di emissioni necessaria affinché i livelli della temperatura mondiale si stabilizzino durante il XXI sec. e successivamente.
I governi di tutto il mondo sono stati a discutere per oltre due decenni della politica per fronteggiare il cambio climatico. Gli Stati Uniti, che producono tra 1/4 e 1/5 dei gas serra mondiali, hanno ignorato il protocollo di Kyoto. Nel frattempo, le emissioni globali di biossido di carbonio prodotte dalla combustione di carburanti fossili sono cresciute del 13% rispetto ai livelli del 1990 in dieci anni , soprattutto a causa del maggior inquinamento nei paesi del terzo mondo, giacché Cina e India si stanno rapidamente industrializzando su una base energetica alimentata principalmente dal carbone, economico ma "sporco".
Gli aumenti delle emissioni di gas serra sarebbero stati maggiori tra il 1990 e il 2004, se non si fosse verificato il crollo delle economie ex-socialiste in Russia e in Europa orientale durante quello stesso periodo. Le emissioni di biossido di carbonio durante quel periodo crebbero del 17,8% negli Usa, da 4,8 miliari di tonnellate nel 1990 a 5,7 miliardi di tonnellate nel 2000, mentre le emissioni europee crebbero del 3,9%. Come risultato della dissoluzione dell'Unione Sovietica ed il crollo economico dell'Europa orientale, le emissioni di biossido di carbonio in queste nazioni si ridussero da 3,7 miliardi di tonnellate nel 1990 a 2,6 miliardi di tonnellate, una caduta del 30,6%.
Le emissioni di biossido di carbonio e altri gas serra da Europa, Giappone, Stati Uniti e altri paesi industrializzati potrebbe aumentare del 17% dal 2000 al 2010, nonostante le misure adottate per ridurle, secondo un rapporto della Nazioni Unite. "Questi risultati dimostrano chiaramente che saranno necessarie politiche più forti e originali per accelerare la diffusione di tecnologie compatibili con l'ambiente e convincere il mondo degli affari, i governi locali e i cittadini a tagliare le emissioni di gas serra", ha detto Joke Waller Hunter, segretario esecutivo della Conferenza sul cambio climatico delle Nazioni Unite.
(2) Per agricoltura "taglia-e-brucia" si fa riferimento ad una pratica diffusasi originariamente in Finlandia e consistente nel disboscare un'area, abbattendo e bruciando la vegetazione, per mettere poi a frutto agricolo il terreno per un certo numero di anni. Questa pratica era anche usata per passare da una coltivazione ad un'altra e grazie alle particolari condizioni climatiche della Finlandia e alla sua applicazione su scala ridotta, non vi aveva prodotto significative alterazioni dell'equilibrio ambientale. [NdT] ENDOTE
(3) Il fenomeno per cui l'oceano immagazzina biossido di carbonio, rendendo possibile lo sviluppo del fitoplancton. [NdT]
Traduzione di Sergio De Simone
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