TEBIO, mostra sulle biotecnologie: informazione imparziale o vetrina per le multinazionali?
Alla fine di Maggio si tiene a Genova TEBIO, la prima mostra mercato italiana sulle biotecnologie.
Presentazione ufficiale http://www.fiera.genova.it/tebio2000/
Contro presentazione http://www.tebio.org
La Fiera di Genova, in collaborazione con il Centro di Biotecnologie Avanzate, sta operando con l'obiettivo di informare sui reali vantaggi che possono derivare da una corretta applicazione delle biotecnologie. Lo strumento di una mostra convegno su una materia così complessa, che richiamerà a Genova il gotha mondiale della scienza, le istituzioni, i Centri di ricerca, le Università e le più importanti aziende che operano nel settore, è il più indicato per fare chiarezza sul reale contributo che le biotecnologie possono offrire nel campo della medicina, dell'alimentazione e della tutela dell'ambiente. TEBIO è soprattutto informazione, in risposta ai maggiori interrogativi che ruotano nel campo delle biotecnologie. L'intento è quello di stimolare i presupposti affinché i risultati della ricerca possano essere trasferiti a livello industriale; una funzione importante, che stiamo portando avanti con impegno, forti di un consenso generale che in questi mesi ha già prodotto buoni risultati. La manifestazione, che potrà contare anche su una parte espositiva, si annuncia quindi come importante osservatorio fieristico internazionale in cui saranno a confronto le politiche di sviluppo sostenibili in ambito biotech adottate nei diversi Paesi europei e mondiali. L'auspicio, considerate le premesse, è che la comunità scientifica e il mondo dell' impresa rispondano in modo compatto alla nostra iniziativa per rimarcare il ruolo che il Paese può svolgere in un settore importante per il progresso scientifico e il benessere della collettività.
Il comitato di mobilitazione contro questa mostra/iniziativa e' di tutt' altra opinione. E' nato un sito ufficiale di coordinamento e controinformazione http://www.tebio.org su cui potete trovare documenti e comunicati stampa. Vi invitiamo a visitarlo.
Dal sito www.tebio.org
L'impostazione della mostra mercato TEBIO è soprattutto informazione, in risposta ai maggiori interrogativi che ruotano nel campo delle biotecnologie. L'intento è quello di stimolare i presupposti affinché i risultati della ricerca possano essere trasferiti a livello industriale; (Luigino Montarsolo presidente della Fiera di Genova; dal Secondo Annuncio per TEBIO Prima mostra-convegno internazionale sulle biotecnologie): Credo che TEBIO possa svolgere un ruolo importante per far comprendere quanto sia necessario nel nostro paese lo sviluppo del biotech su scala industriale;. E ancora TEBIO può offrire opportunità;incontro alle aziende che operano nel settore e stimolare la nascita di nuove imprese, attraverso meccanismi che agevolino il trasferimento tecnologico della ricerca; (Leonardo Santi; presidente del Centro Biotecnologie Avanzate - dal Secondo Annuncio per TEBIO Prima mostra-convegno internazionale sulle biotecnologie) su questi presupposti piuttosto ingenui che si pensa di fornire una vetrina alle grandi multinazionali del biotech, dando illusione al pubblico che il mercato in questo settore stia maturando liberamente e non sia concentrato da anni nelle mani di pochi ben individuati marchi biotecnologici e farmaceutici che stanno condizionando pesantemente i settori della ricerca e del commercio globali. Per una mostra-mercato come TEBIO (Fiera Internazionale di Genova 24-26 maggio 2000), che nasce accompagnata dallo slogan Informarsi è naturale, fornire sin dal principio un'informazione deformata e un obiettivo falsato dai condizionamenti oligopolistici dei grandi giganti del mercato è un clamoroso autogol. Bene avrebbero fatto gli organizzatori a dichiarare i veri obiettivi di una tre giorni di carattere spiccatamente industriale e commerciale, vista l'assenza di quegli economisti, scienziati e ricercatori, che hanno dato voce alle istanze ambientaliste, dei paesi e delle popolazioni del Sud del Mondo in occasione di appuntamenti internazionali ben più ambiziosi della Fiera di Genova. Probabilmente l'Ente Fiera e il Centro per le Biotecnologie Avanzate (CBA), gli stessi enti pubblici coinvolti nel comitato promotore di TEBIO (Regione Liguria, Comune e Provincia di Genova) o che patrocinano la fiera-mercato (come la Presidenza del Consiglio e il Ministero delle Politiche Agricole), ignorano che tra le tematiche che hanno portato al fallimento dei negoziati di Seattle;Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC/WTO) erano al centro del confronto gli accordi sull'agricoltura e i servizi (GATS), quelli sui diritti di proprietà intellettuale (TRIPs) e il trattamento degli investitori stranieri (TRIMs). Tutti temi e argomenti cari alle multinazionali delle biotecnologie che vorrebbero carta bianca per acquisire la proprietà dei cosiddetti materiali viventi per gestirli in condizioni di esclusiva sul mercato mondiale e commercializzarli senza vincoli normativi. Si tenta così di anteporre alle aspirazioni di equità sociale (emerse in occasione del vertice mondiale sull'ambiente di Rio de Janeirio nel 1992) la tutela della proprietà privata (auspicata dagli accordi del TRIPs, siglati dal WTO nel 1995), la stessa impostazione, basata su un concetto di pirateria economico-industriale, che vorrebbe vedere le regole dettate dalle imprese e dagli investimenti privati avere la prevalenza sulle norme e sulle regole internazionali e nazionali. Quella impostazione che ha fatto fallire alla fine degli anni 90 miseramente ; grazie alla mobilitazione di ambientalisti, sindacalisti, organizzazioni no profit, settori del commercio equo e solidale la forzatura sul MAI - Accordo Multilaterale sugli Investimenti, che addirittura stabiliva penalizzazioni per quegli Stati che avessero in qualche modo tentato di contrastare la supremazia delle multinazionali. Questa supremazia si basa sulla libera circolazione delle merci e dei capitali finanziari, ottenuta attraverso una progressiva deregulation dell'economia globale, mentre aumenta progressivamente il controllo sociale sulla forza lavoro e la sua parcellizzazione. Abbiamo così corporazioni multinazionali che svolgono i loro affari in ogni paese del mondo, espropriando le risorse economiche locali e influendo direttamente sui i diritti dei cittadini e dei lavoratori. Le grandi aziende multinazionali mirano alla creazione di un mercato unico che consenta di delocalizzare loro centri direzionali e le loro produzioni nei paesi dove è più bassa la pressione fiscale, più blandi sono i controlli ambientali e dove è minore il costo del lavoro. 600 multinazionali controllano il 20% di tutta la produzione mondiale compresi i servizi, il 50% della sola produzione industriale e il 25% dei beni materiali. Queste si servono di accordi commerciali siglati nei ristretti meeting delle élite dirigenziali dei paesi più ricchi e sanciti da istituzioni transnazionali, come l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
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