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Intervista a Beppe Grillo

"Ritorniamo al mulo"

Dal web e dal palcoscenico la campagna del comico "In città la velocità media è quella di un mulo" Beppe Grillo, attacco all'auto "L'energia deve costare tanto" Solo così le case investiranno nella ricerca
8 maggio 2005
Vincenzo Borgomeo

beppe grillo Il "Grillo-pensiero" vola sul web: nei blog, nei forum e nelle rubriche lettere si moltiplicano gli inni al 'comico' (ma lui si autodefinisce "un partigiano della terza guerra mondiale, quella dell'informazione"), alle sue teorie, al suo approccio con il mondo dell'economia.
Il suo spettacolo d'altra parte si chiama Beppegrillo.it, e punta molto sul web, partendo proprio da Ian Clarke, fondatore di Freenet. "Secondo Clarke - dice Grillo - l'unico modo per assicurare la sopravvivenza della democrazia è avere la garanzia che il governo non controlli la possibilità dei cittadini di condividere informazioni e di comunicare".
Temi forti (con tutti questi argomenti - dice - se riesco a farvi divertire sono bravissimo), come le sue provocazioni in fatto di trasporti, altro suo "pallino". Prese per il collo un operaio Fiat (battuta da oscar: "Maledetto, tu costruisci la Stilo!"), aspirò a pieni polmoni i "fumi" di scarico di un'auto a idrogeno e portò il prototipo di Greenpeace ai vertici della Fiat. Oggi, se possibile va oltre. "Le dico subito che il più grande economista del mondo, Bin Laden, ha ragione".
E perché? Non esageriamo.

"Perché il petrolio deve costare carissimo, deve andare oltre i fatidici 100 dollari al barile. Allora, e solo allora, la tecnologia e la ricerca per l'auto ecologica avrà un impulso pazzesco. La base di tutto è questo: l'energia deve costare molto e non poco".

Sta dicendo quindi che è possibile cambiare qualcosa?

"Bisogna cominciare a rivedere tutti i canoni dell'automobile, iniziare da zero, evitare di investire in sviluppo e ricerca per cose inutili. Parta da questo: la velocità media dell'auto in città è esattamente la stessa di un mulo. Le macchine sono state inventate alla fine dell'Ottocento, e da allora non è cambiato nulla, ci sono sempre i pistoni che fanno su e giù. Sa qual è il problema?

(Grillo è un fiume in piena, si fa le domande da solo e si risponde da solo, impossibile interromperlo, n. d. r.)

"Il problema è che l'auto la progetta oggi solo chi fa auto. Ossia piromani brucia petrolio. Le automobili bisogna farle fare a chi non ha mai fatto auto. Se a fare una macchina ci mettiamo tutti i Giugiari del mondo il risultato sarà sempre lo stesso. Quella è gente che se deve fare una macchina elettrica te la fa con interni in pelle e che va a 270 orari".

Il concetto è chiaro, ma se per fare un modello nuovo servono almeno 600 milioni di euro. Chi altro, se non le aziende automobilistiche possono avere soldi e know how?

"E' proprio questo il punto. Guardi - per esempio - a chi è venuta l'idea geniale di fare la Smart: a un costruttore di orologi, quello degli Swatch. L'idea della macchina che costava poco e che fosse solo elettrica l'ha avuta lui, uno che non faceva auto. Era una roba geniale. Il suo progetto originale aveva un senso. Poi ovviamente è stato stravolto, lui si è ritirato dall'operazione. I piccoli costruttori hanno idee straordinarie, poi però non riescono a realizzarle".

Colpa dei colossi dell'auto.

"Vedo che comincia a capire..."

Altri esempi?

"Si ricorda la Renault Twingo modificata da Greenpeace? Con un litro e mezzo faceva 100 km e fu realizzata da quattro disgraziati. Andai a Orbassano, al centro ricerche Fiat per fargliela vedere. Ma lì c'era già tutto. Avevano prototipi fantastici, mai visti, dalla bifuel all'auto idrogeno. Torniamo al discorso di prima: ci vuole una grossa crisi petrolifera per dare impulso alla ricerca".

Ma lasciando perdere Bin Laden e catastrofi energetiche, ci sarà pure una soluzione possibile, almeno in linea teorica.

"I costruttori di auto saltano sempre nello stesso stagno. Le faccio un esempio: una macchina che scatta da 0 a 100 in 4 secondi non ha senso, è una cosa anacronistica, antica. E' un po' come il Concorde, un fallimento annunciato, ancor prima che ne cascasse uno. La vera tecnologia è quella che ti permette di non muoverti, non di muoverti più veloce".

Il discorso si complica.

"Per forza. Il punto è che bisogna rivedere tutto il sistema della mobilità e andare oltre. Come ci si sposta, perché ci si sposta".

Scusi, e il traffico?

"E' una percezione di quello che è l'economia. Mi spiego meglio: se lei apre un camion che si sposta, dentro trova diverse sorprese".

Tipo?

"Un vasetto di yogurt alla fragola che prima di arrivare sulla sua tavola si è fatto 3500 km. Lei lo mangia e dentro ci sono 10 calorie, ma per arrivare a casa sua ha bruciato 3000 calorie. Una follia. Vuole che vado avanti?"

Certo...

"Noi facciamo l'aereo più grosso del mondo, che trasporta molti più passeggeri, ma per farlo funzionare bisogna rivedere la mobilità complessiva di chi deve arrivare all'aeroporto. Tutte scelte fatte intorno al concetto che la benzina costerà sempre meno. Sbagliato. Guardi il capolavoro degli Svizzeri: nel 2010 avranno stroncato tutto il trasporto su gomma nel loro paese, spostandolo tutto su ferrovia. Si erano accorti che le polveri sottili dei camion stroncavano le foreste. E senza foreste sarebbero stati travolti da alluvioni e frane. Così per risparmiare sui costi dell'emergenza frane, ora usano solo il treno".

Nel suo spettacolo lei dice che "spostarsi è più una filosofia che una mentalità". Che vuol dire?

"La gente si sposta perché sta male dov'è. Se miglioriamo l'habitat la gente si sposta di meno. Bisogna migliorare le città, e fare in modo che il posto di lavoro, di svago, sia vicino. L'alta velocità è infatti un controsenso perché serve solo per farci andare a lavorare - inutilmente - più lontano".

Provocazione finale?

"Bisogna riconsiderare tutto, partire da zero. Guardi la ruota: è una cosa che non esiste in natura. Tutto il resto, o quasi, c'è già. Siamo sicuri che sia giusto usarla per i nostri spostamenti?"

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