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Blair vuole rilanciare il nucleare

L'argomento centrale è la necessità di rispettare il protocollo di Kyoto,
11 maggio 2005
Marina Forti
Fonte: www.ilmanifesto.it
10.05.05

Londra:Big ben E' più facile «spingere» avanti questioni controverse quando un nuovo parlamento si è appena insediato, avverte il memorandum preparato dalla signora Joan MacNaughton, direttore-generale del ministero dell'energia e industria britannico: dunque, il governo non dovrà perdere tempo, la Gran Bretagna ha bisogno di nuove centrali nucleari e la decisione va presa al più presto. Era un memorandum interno, preparato per il nuovo Segretario di stato all'energia e industria Alan Johnson e per i nuovi ministri che si stanno insediando a Londra. Il settimanale The Observer ne ha avuto copia, e ne ha riferito domenica scorsa. Che il premier Tony Blair fosse favorevole al rilancio nucleare era noto: entro l'estate, scriveva un paio di settimane fa il quotidiano The Indipendent, annuncerà una svolta in politica energetica.

Ora, il memorandum rivelato domenica riassume perché la Gran Bretagna avrebbe urgente bisogno di nuove centrali atomiche: e l'argomento centrale è la necessità di rispettare il protocollo di Kyoto, tagliare le emissioni di gas «di serra» che modificano il clima. Il documento infatti dice che gli obiettivi chiave della politica energetica, cioè ridurre le emissioni di anidride carbonica (prodotte dalla combustione di fossili come il petrolio o il carbone) e promuovere energie rinnovabili, stanno fallendo. Erano gli obiettivi del piano energetico del 2003: ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2010, e produrre con fonti rinnovabili almeno il 10% dell'elettricità prodotta annualmente. La realtà è che le emissioni di CO2 sono aumentate negli ultimi anni e le fonti rinnovabili non arriveranno a coprire che il 7 o 8% entro il 2010. Secondo il ministero dell'energia britannico, l'unico modo di rispettare questi obiettivi è produrre elettricità nucleare. Oltretutto, continua il memorandum, c'è un rischio di penuria di elettricità dopo il 2008, quando un certo numero di centrali oggi in funzione avranno finito il loro ciclo di vita. Oggi il Regno unito ha 12 centrali nucleari funzionanti, «che forniscono il 20% della nostra energia elettrica senza emettere anidride carbonica. Per il 2020 saranno rimaste solo tre centrali e forniranno il 7% della produzione elettrica», dice il documento: «Estendere la vita delle centrali esistenti e/o costruirne di nuove potrebbe rafforzare il contributo del settore della generazione di elettricità alla riduzione delle emissioni di CO2, da qui al 2020 e oltre». Ma bisogna prendere le decisioni in fretta, insiste il ministero dell'energia, visto che ci vogliono circa 10 anni per costruire e rendere operativa una centrale.

La spinta dell'industria nucleare non è nuova in Gran Bretagna - né nel resto d'Europa. The Observer ricorda che da tempo aziende britanniche come Amec e Westinghouse (il «braccio» industriale di British Nuclear Fuel Ltd, o Bnfl, l'azienda di stato britannica per il nucleare) o anche aziende americane come Aveva e Bechte, stanno facendo pressione sul governo di Londra. Il memorandum elenca i problemi che il governo dovrà risolvere al più presto. Come finanziare un piano massiccio di nuove centrali? E poi: che tipo di sostegno dovrà dare il governo a tale progetto (già: perché l'investimento necessario a costruire impianti nucleari difficilmente verrà da capitali privati). E «come garantire il consenso pubblico» alle nuove centrali. Infine: come risolvere l'annosa questione di discariche definitive per le scorie ad alta radioattività - che, riconosce il memorandum, è «condizione previa per avanzare con nuovi impianti». E' paradossale: nessuno di questi interrogativi è nuovo. Se l'industria nucleare civile è declinata negli ultimi vent'anni in Europa è ben perché le misure di sicurezza ne facevano il modo più costoso di produrre elettricità, e perché l'inquinamento radioattivo è «impopolare» - e poi, non esiste un modo davvero sicuro di liberarsi delle scorie radioattive. I sostenitori del nucleare però tornano alla carica, ora con l'argomento del clima. C'è da dire che nel governo di Londra resta una fortissima opposizione, guidata dalla ministra per l'ambiente Margaret Beckett. C'è da aspettarsi uno scontro.

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