La Sogin e il decommissioning nucleare della Trisaia
Abbiamo partecipato come movimento Noscorie Trisaia al convegno sulla “disattivazione dell’impianto ITREC” organizzato il 18/05/2005 dalla Sogin spa e dal comune di Rotondella.
Buona l’organizzazione dell’incontro, con slide e materiale cartaceo ma molto deludenti le conclusioni del convegno a cui era presente lo stato maggiore Sogin, gli amministratori e una gran folla di cittadini.
Attraverso vari interventi si è parlato del ruolo di Sogin, della sistemazione del combustile irraggiato, delle barre di Elk River, della messa in sicurezza di alcuni rifiuti esistenti e della condotta a mare, ma non certamente della disattivazione del “gioiellino tecnologico” rappresentato dall’impianto di riprocessamento ITREC del ciclo Uranio Torio così come prevedeva il convegno.
Jean e la Sogin ci hanno sempre ripetuto che quest’impianto non interessa a nessuno.
In Russia ed in America sono tuttora in corso studi e ricerche sul ciclo uranio-torio, per la fabbricazione di combustibile nucleare per alimentare le centrali. Sogin è al tempo stesso partner e società appaltatrice in Russia del decommissioning di sommergibili nucleari, fabbriche di armi chimiche ed ha accordi con diverse società europee per il riprocessamento del combustibile, così come gli permette l’ultimo decreto Marzano, in feeling con le società elettriche che hanno acquistato quote di centrali nucleari in Slovacchia. Dalle relazioni scientifiche Sogin del convegno emerge che il torio è abbondante in natura (contrariamente all’uranio che avrebbe scorte limitate).
Alla domanda che fine farà l’ITREC della Trisaia di Rotondella, la Sogin risponde che sarà smantellato, ma s’ignorano al momento quali siano i progetti di smantellamento tra l’altro non illustrati affatto a Rotondella, nonostante il convegno. Gli impianti di riprocessamento sono un grave pericolo per le comunità più delle centrali nucleari.
I cittadini inglesi di Sellafield, dove esiste un impianto di riprocessamento del ciclo uranio plutonio, per dimostrare all’Italia (ed all’Inghilterra) il grado di pericolosità e di inquinamento del loro territorio hanno guarnito una pizza con le alghe del fiume Esk in West Cumbria e, dopo averla mandata in laboratorio per le analisi, l’hanno consegnata all’ambasciata Italiana a Londra. L’analisi del materiale, condotta dall’Università di Manchester, ha dimostrato che le alghe di Sellafield possono essere classificate come rifiuti di I categoria (esattamente come quelli conservati in bidoni sigillati presso il centro della Trisaia).
I continui omissis in commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti quando si parla di Trisaia (non ultima quella del 10/03/2005) alimentano le nostre perplessità e rafforzano invece le nostre convinzioni sulle vere intenzioni di non smantellare il Centro Itrec della Trisaia.
Abbiamo purtroppo avuto un passato incerto, caratterizzato da scarsa attenzione per la salute e molti incidenti nucleari, ma anche il presente ci appare poco trasparente.
Si inizia a parlare solo ora di monitoraggio ambientale, piano di emergenza nucleare, tutela della salute dei cittadini, danni economici al territorio e perdite di posti di lavoro nell’agricoltura e nel turismo. Ma alle parole seguiranno i fatti?
Ci auguriamo un decommissioning sicuro delle fosse e della condotta scarico a mare, che non nuoccia all’ambiente e alla popolazione, visto che attraverso l’aria, l’acqua, le polveri, il cibo, il nostro territorio corre seri pericoli di contaminazione a causa della radioattività che si sprigionerà con le attività di messa in sicurezza.
Chiediamo trasparenza sui segreti e omissis di Trisaia agli attuali dirigenti Sogin del centro della Trisaia, tra un passato Enea non chiaro ed un presente Sogin da chiarire.
In attesa che altri enti preposti al controllo svolgano al meglio il proprio lavoro, chiediamo alla Sogin di pubblicare tutti i dati del monitoraggio ambientale svolto dai propri laboratori, dati che, attraverso idonea comunicazione, potrebbero essere comprensibili a chiunque, anche coinvolgendo l’ottimo Istituto Professionale Chimico presente a Rotondella.
Continuiamo a chiedere con forza che le barre di Elk River tornino ai legittimi proprietari negli Stati Uniti e, dalla Trisaia e dalla Casaccia dove si trovano oggi, siano portate oltre oceano, senza sostare chissà per quanto tempo ancora in Trisaia come vogliono fare gli amministratori della Sogin, visto che con cadenze mensili paghiamo in bolletta tutti questi costi accessori e che un altro contenitore di barre per casaccia non graverebbe sui bilanci Sogin. Non è possibile parlare di “prato verde” se la Sogin non dice fino in fondo cosa intende fare con l’impianto ITREC e con le barre di Elk River.
Ai lucani serve invece un vero prato verde decontaminato in Trisaia, per avviare nei laboratori di ricerca del centro Enea nuove facoltà universitarie per una cultura di sviluppo della fascia jonica e del sud verso i popoli del mediterraneo. Prima accade tutto questo, meglio è per tutti.
Email nonucleare@email.it
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