Un manifesto del trasporto pubblico
15.06.05
Che in Benin come in Scandinavia i mezzi pubblici (o meglio collettivi, vista la tendenza a privatizzare il servizio) siano l'unico modo democratico ed ecologicamente accettabile di muoversi, bici e piedi a parte, è ovvio: il settore dei trasporti, oggi dominato dai veicoli privati, è responsabile di oltre il 30% dell'effetto serra. Che allo stato dell'arte la pessima qualità della vita in molte città sia in buona parte imputabile all'aumento del traffico, dell'inquinamento, del rumore è altrettanto ovvio. Rimane da capire se c'è la volontà di politica di dare la priorità ai trasporti collettivi. Lo chiede il «Manifesto di Roma», approvato nei giorni scorsi dal congresso dell'Associazione internazionale trasporto pubblico (Uitp), che rappresenta 2.500 «aziende addette alla mobilità» in 80 paesi.
Il Manifesto sostiene alcuni principi molto chiari : lo spazio urbano deve essere assegnato in proporzione al numero di viaggiatori e non dei veicoli, dunque si deve riequilibrare la destinazione del suolo pubblico a favore del trasporto collettivo. Poi bisogna attribuire un prezzo equo alle scelte di trasporto sulla base dei costi ambientali e sociali che generano. Si deve anche affermare il diritto al trasporto da parte di tutti per massimizzare l'inclusione sociale. Infine, vanno aumentati gli investimenti nel settore.
L'Uitp ha preparato un rapporto, Mobilities in Cities Database, che analizza diversi indicatori della mobilità urbana in 50 città del pianeta, dando un'idea chiara delle tendenze mondiali e suggerendo esperienze positive da «copiare». Risulta intanto che il tasso di motorizzazione privata globale è aumentato dell'11% fra il 1995 e il 1991. L'Italia ha uno dei tassi più elevati al mondo: 690 auto per mille abitanti a Roma. Gli elevati livelli di motorizzazione privata sono ovviamente un handicap per il trasporto pubblico (che con gli intasamenti diventa lento e non appetibile), ma città come Roma e Praga che pure ne sono affette sono comunque riuscite a mantenere un uso importante del servizio pubblico. Altro dato: l'estensione delle città aumenta incessantemente; la popolazione si sposta verso le periferie in aree a minore densità abitativa (salvo nelle città scandinave e svizzere).
L'aumento della superficie urbana è ovviamente un'altra sfida per il trasporto pubblico che deve adattarsi a servire aree relativamente poco abitate. Importante la velocità di marcia: nelle città in cui i mezzi pubblici sono più lenti del traffico veicolare privato - che li intralcia, peraltro - la loro quota d'uso scende fino al 10%. Da qui la necessità di più strade riservate e di più di corsie preferenziali per i soli bus e tram. Un altro fattore cruciale è far pagare i parcheggi, controllarli e limitarli nel centro città; a Roma ci sono 180 posti ogni mille lavoratori, a Praga 45. Gli investimenti nei trasporti pubblici urbani sono rimasti stabili in tutto il decennio 1991-2001: circa lo 0,45% del Pil urbano, con punte dell'1,2%. Solo in alcune città come Madrid, Vienna, Budapest e Singapore nel periodo fra il 1997 e il 2001 le somme investite nella mobilità collettiva sono state maggiori di quelle destinate allo sviluppo e alla manutenzione delle strade.
Fra il 1995 e il 2001 il trasporto pubblico nelle 50 città ha mantenuto - con una lieve flessione - la propria «quota di mercato»: circa il 27% dei viaggi su mezzi a motore. Roma è al 26,5%, Parigi (con ben altra metrò) è vicina, al 27,5%, Vienna al 46,6 e Praga al 54,2. Al tempo stesso la quota delle auto private è cresciuta, mentre bici e piedi sono in regresso. Nelle città dove la quota del trasporto privato è più bassa, la comunità spende meno per la mobilità e ovviamente consuma molta meno energia pro capite: si va dagli 11.000 Mjoules dove il trasporto privato è inferiore al 45% del totale a 55.000 Mjoules dove è superiore al 75%. Il risparmio energetico fra una città a elevata mobilità pubblica e città a elevata mobilità privata raggiunge annualmente i 400-500 kg di petrolio per abitante. E il clima ringrazia l'una e maledice l'altra.
Sociale.network