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«La mia battaglia per la salvezza delle foreste»

Parla Julia Hill, l'ecologista americana che ha vissuto per 738 giorni su una sequoia
24 agosto 2005
Sergio Sinigaglia
Fonte: www.ilmanifesto.it
24.08.05

Julia Hill Julia Hill era una giovane manager americana in carriera. Laureata in economia al college con ottimi voti era avviata verso un brillante successo. Poi nel 1996 un grave incidente automobilistico la fece stare per molte settimane tra la vita e la morte. I dieci mesi di lenta guarigione le consentirono di riflettere su molte cose. E alla fine decise che la vita valeva la pena impiegarla per cause sicuramente più nobili che la carriera personale e il business.

Così quando si trovo un po' per caso in quella grande foresta di sequoie di Headwaters, nei pressi della piccola cittadina di Stafford, si aggregò al gruppo di ecologisti che stava portando avanti una mobilitazione contro la distruzione degli alberi. L'azione della compagnia multinazionale Pacific Lumber's, la più potente negli Usa per il settore, era arrivata a buon punto e una gran parte dell'aerea era stata cancellata. Tra le poche sequoie in piedi resisteva quella più alta ribattezzata «Luna», sessanta metri da far venire le vertigini. Julia vi salì il 10 dicembre 1997, con l'intento di stare poco tempo sulla piccola e traballante piattaforma creata ad hoc. Vi rimase 738 giorni. La sua lotta fece il giro del mondo. Ebbe il sostegno di tutto il movimento ecologista internazionale. La comunità locale fu al suo fianco anche perché proprio a causa della furia devastatrice della Pacific Stafford era stata investita da una frana che aveva distrutto molte case. Addirittura diversi taglialegna scelsero di passare dall'altra parte della «barricata» e solidarizzarono con la Hill. Il 18 dicembre 1999 Julia scese dalla «sua» sequoia perché un'apposita legge federale sconfessò la grande multinazionale e decise di tutelare Luna dall'abbattimento. Una sentenza fondamentale che aprì la strada a battaglie legali dello stesso tipo in diversi stati americani.

Sono passati quasi sei anni e la vita della giovane americana, oggi trentunenne, è ormai dedicata alle campagne ecologiste e non solo. In questo momento è impegnata in un lungo tour con un pullman completamente ecologico (il carburante è di olio di colza) per promuovere l'importanza di una politica sostenibile ed ecocompatibile. L'obiettivo dell'iniziativa è incontrare le comunità locali, per cercare di sensibilizzarle sulle tematiche ambientali, visto che la comunicazione ufficiale è più sensibile agli interessi delle multinazionale che alle istanze ecologiste che in America, nonostante tutto, non mancano. «La mia esperienza - prosegue Julia - è servita perché al di là dell'effetto emulazione ha favorito la nascita di gruppi di cittadini che si sono attivati contro la distruzione delle foreste. Inoltre a partire dal 1999 tanti giovani si sono collegati al mio sito interessati non tanto alla mia vicenda, ma ai problemi che ha posto». Julia Hill ha creato una fondazione, Circle of life, il «Circolo della vita», che si mantiene sul sostegno dei cittadini e sui soldi che sono arrivati dal successo dei due libri che la militante ha scritto in questi anni. E' in programma anche un film che servirà ad aiutare le iniziative della fondazione.

«Diverse aziende in questi anni si sono fatte avanti per utilizzare la mia immagine, ma alla maggior parte ho detto di no perché si tratta di imprese dedite solo alla ricerca del profitto e non in sintonia con une economia sostenibile». Recentemente Julia ha vinto una causa contro una di queste aziende e ha devoluto la somma ai movimenti pacifisti che anche nel suo paese si stanno mobilitando per il ritiro delle truppe dall'Iraq. La percentuale che doveva andare al governo come tasse (circa il 30%) è stata «bloccata» dall'ecologista come azione concreta di disobbedienza, tramite l'obiezione fiscale, nei confronti del governo Bush. In sostanza non un soldo per chi usa i soldi dei cittadini per fare la guerra.
Questa scelta ha fatto arrabbiare il governo Bush e i mass media ufficiali. Qualche organo di stampa ha dipinto Julia come una terrorista. Una dimostrazione ulteriore del clima che si vive negli Usa dopo l'undici settembre.

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