Bush tra Kyoto e Katrina
Prudentemente - o signorilmente? - di fronte all’enormità della evacuazione di New Orleans non si sono ancora fatti udire con forza i commenti ambientalisti sulla probabile causa dell’intensità dell’uragano. Ma da anni - nei documenti ufficiali delle Nazioni Unite e non solo delle associazioni ambientaliste - si va dicendo che una delle conseguenze più temibili dell’effetto serra provocato dall’aumento delle emissioni dei combustibili fossili è proprio l’aumento della forza degli eventi estremi, come appunto sono gli uragani.
Per ipotesi di accusa molto meno suffragate, per congetture molto meno razionali, un segretario di Stato Usa è andato all’assemblea delle Nazioni Unite ad annunciare, con una misteriosa boccetta in mano, che il suo Paese stava per intraprendere la inevitabile e necessaria guerra preventiva per evitare i danni maggiori che le armi di distruzione di massa irachene avrebbero potuto provocare. Ora che un destino maligno colpisce gli Stati Uniti con una catastrofe «naturale» dalle dimensioni inusuali - con conseguenze che potrebbe essere anche più gravi dell’attacco alle Torri Gemelle - l’amministrazione Bush continuerà a negare che esista l’effetto serra o che sia provocato in primo luogo dai riducibili consumi petroliferi dell’american way of life?
Sul giornale on line del Massachussets Institute for Technology si riporta in questi giorni uno studio realizzato dal docente in meteorologia Kerry Emanuel, della stessa Università. Negli ultimi trent’anni c’è già stato circa un raddoppio del potenziale distruttivo degli uragani, dovuto almeno in parte al riscaldamento globale, dice il Mit. E per il futuro , scrive freddamente Emanuel, « il riscaldamento globale unito a un aumento della popolazione costiera porterà a un aumento delle perdite umane dovute a questo fattore nel 21 esimo secolo». Non esplicita se si riferisce solo al Sud del mondo o anche agli Usa... «Sono ormai evidenti le tendenze al cambiamento nelle regioni degli uragani, dovute al riscaldamento globale. I cambiamenti coinvolgono l’intensità degli uragani, la loro forza e la quantità di pioggia che portano con sé. Rimane incerto solo l’effetto sul numero degli uragani»: questo lo scrive, intanto, il climatologo statunitense Kevin Trenberth sul numero di giugno 2005 di Science. «La maggior parte degli uragani che colpiscono la costa degli Stati Uniti nascono nell’area tropicale dell’Atlantico Settentrionale, dove è stato più netto l’aumento dela temperature della superficie del mare nell’ultimo decennio. Mentre il vapore acqueo sugli oceani a livello mondiale è aumentato del 2% dal 1988. Superficie marina più calda e più vapore acqueo forniscono più energia alle tempeste che alimentano gli uragani. È invece il numero degli uragani che forse non è in aumento, lo si constata empiricamente negli ultimi anni e teoricamente i modelli computerizzati sono discordanti per quanto riguarda la distribuzione del vento che può spingere alla formazione degli uragani».
Ripeto: evidenze scientifiche sempre più riconosciute, e che sono nei fondamenti culturali di decisioni politiche sempre più allargate come il protocollo di Kyoto, non possono portare a dire con certezza che questo specifico uragano Katrina sia provocato dall’aumento delle emissioni di anidride carbonica. Ma la consapevolezza di questi legami si sta allargando anche negli Stati Uniti. Quattro stati del Nord Est degli Usa hanno deciso un loro parziale protocollo di Kyoto. Quattro sindaci di altrettante città sono riusciti, dopo anni di preparazione ed istruttoria, e con l’aiuto di Greenpeace e Friends of the Earth, a far aprire un procedimento giudiziario per «procurato effetto serra» contro l’agenzia federale Usa che ha finanziato recenti progetti petroliferi. Se fosse altrettanto battagliero potrebbe farlo anche il sindaco di New Orleans. Qualcuno lo farà. Cosa dirà l’amministrazione Bush sul catastrofico Katrina? Che è stata una semplice coincidenza? Che non ci sono le «prove fumanti» dell’effetto serra? Che è un castigo di Dio?
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