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Il Governo Blair vuole "garanzie di mercato"

Le multinazionali britanniche sono pronte ad agire contro il riscaldamento globale ma il Governo di Tony Blair si rifiuta di concedere in materia regolamentazioni più rigide. In nome del mercato
La negazione dell'esistenza del cambiamento climatico è passata attraverso quattro fasi.
26 settembre 2005
George Monbiot
Fonte: www.nuovimondimedia.it
http://www.nuovimondimedia.com/sitonew/
modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=1475
26.09.05

Tony Blair Prima, i lobbisti del combustibile fossile ci dissero che il riscaldamento globale era una faccenda mitizzata. Poi ammisero che la questione si stava realmente concretizzando, ma insistettero che fosse una cosa buona: avremmo potuto coltivare viti nelle Pennines e trascorrere vacanze mediterranee a Skegness. Poi convennero che gli effetti negativi superavano quelli positivi, ma affermarono che sarebbe stato più costoso affrontare il cambiamento climatico che tollerarlo. Ora sono alla fase quattro. Riconoscono che sarebbe meno dispendioso cercare di porre rimedio al cambiamento climatico piuttosto che negarlo, ma sostengono che sia ormai troppo tardi.
È questo è il loro argomento più convincente.

In questi giorni i climatologi presso dello Snow and Ice Data Centre in Colorado pubblicheranno i risultati dell'ultimo rilevamento satellitare sullo stato dei ghiacciai dell'Oceano Artico. Sembra che il campo di rilevazione questo mese toccherà il minimo mai registrato. L'Artico, avvertono, potrebbe già aver raggiunto il suo punto critico, il momento oltre al quale il riscaldamento diventa irreversibile. Quando il ghiaccio si scioglie, la superficie del mare diventa più scura, assorbendo più calore. Meno ghiaccio si forma, più il mare diventa scuro e così via.

Lo scorso mese, il New Scientist ha riportato che qualcosa di simile sta accadendo anche in Siberia. Per la prima volta nella storia è stato registrato che il permafrost della Siberia occidentale si sta sciogliendo. Sciogliendosi rilascia il metano conservato nella torba. Il metano ha un effetto serra 20 volte maggiore di quello dell'anidride carbonica. Più gas rilascia la torba, più il pianeta diventa caldo e più si scioglie il permafrost.

Due settimane fa, gli scienziati della Cranfield University hanno scoperto che i terreni della Gran Bretagna stanno rilasciando in massiccie quantità il carbonio che contengono; all'aumentare delle temperature si accelera la decomposizione del materiale organico che alimenta il riscaldamento, che a sua volta incrementa la decomposizione. Il suolo britannico ha già rilasciato abbastanza biossido di carbonio da neutralizzare i tagli di emissione che si sono effettuati a partire dal 1990.

Questi sono dimostrazioni di evidenti feedback, effetti di auto-rafforzamento che, una volta avviatisi, sono difficili da fermare. Si stanno verificando molto prima del previsto. La commissione intergovernativa per il cambiamento climatico, incaricata di prevedere di quanto aumenterà la temperatura globale, non ha ancora avuto modo di includere tali effetti indesiderati nei propri calcoli. La stima corrente, da 1,4C a 5,8C in questo secolo, è quasi sicuramente troppo bassa.

Una settimana fa personalmente avrei detto che se davvero fosse stato troppo tardi per intraprendere azioni correttive, la responsabilità andava ricondotta ad un unico fattore. Il controllo paralizzante delle grandi aziende sulla politica economica dei Governi nazionali: impedendo ai governi di intervenire effettivamente sul mercato, le multinazionali obbligano a rimanere immobili e guardare mentre il pianeta si riscalda. Ma mercoledì scorso ho scoperto che la questione non è affatto così semplice. A una conferenza organizzata dal Building Research Establishment, ho assistito a un fatto straordinario: le corporation che chiedevano regolamentazioni più rigide e il governo che si rifiutava di concederle.

Manager ambientalisti della BT e John Lewis (il proprietario della Waitrose) si lamentavano del fatto che, senza la predisposizione di standard più rigidi a cui tutti si devono conformare, le loro aziende si sarebbero trovate in una posizione di svantaggio se avessero provato a intraprendere politiche ambientaliste. "Tutto quello che conta", ha affermato un manager di John Lewis, "sono i costi, i costi e ancora i costi".
Nel senso che se egli avesse acquistato un impianto di illuminazione eco-sostenibile e i suoi concorrenti no, ci avrebbe senz’altro rimesso. Di conseguenza, ha continuato, "Accolgo con piacere la direttiva UE sul rendimento energetico degli edifici, in quanto costringerà i rivenditori a prendere sul serio questi problemi". Sì, questo ha proprio dell'incredibile: il dirigente di un azienda che accoglie con piacere una direttiva europea.

E il Governo [britannico, NdT]? Niente. Elliot Morley, il ministro dell'ambiente di Tony Blair, si è chiamato fuori. I funzionari del Dipartimento del Commercio e dell'Industria hanno insistito sul fatto che le misure richieste da una parte della rappresentanza aziendale si sarebbero rivelate "un intervento privo di garanzie di mercato".

È stato indescrivibilmente frustrante. Gli uomini del business erano giunti all’incontro con l’idea di proporre tecnologie in grado di salvare realmente il pianeta dalle criticità ambientali. Gli architetti dell'Atelier Ten avevano progettato un sistema di raffreddamento basato su uno studio sulle gallerie di un nido di termiti. Installando un labirinto di cemento armato nelle fondamenta, questo progetto avrebbe potuto mantenere anche un grande edificio, come nel caso dell’Art Centre di Melbourne, a una temperatura costante senza ricorrere ad impianti di aria condizionata. L'unica energia di cui avevano bisogno era quella necessaria per alimentare le ventole che spingevano l'aria fredda verso l'alto, il 10% dell'elettricità impiegata per i normali sistemi di raffreddamento.

Un rappresentante di un'azienda chiamata PB Power ha spiegato come i quattro megawatt di rifiuti caloriferi versati nel Tamigi dalla centrale di riscaldamento a gas di Barking potevano essere sfruttati per riscaldare le case circostanti. Un altro gruppo, la XCO2, ha progettato una turbina a vento silenziosa, appesa a un asse verticale come uno stendino da bagno. La si può installare nel bel mezzo di una città senza disturbare nessuno.

Solo queste tre innovazioni tecnologiche potrebbero risparmiare l’atmosfera dai milioni di tonnellate di emissioni inquinanti senza nulla compromettere del nostro abituale stile di vita. Come centinaia di altre analoghe, queste innovazioni sono pronte per essere implementate, immediatamente e universalmente. Ma non verranno utilizzate diffusamente finché il Governo non agirà: per le aziende è naturalmente molto meno costoso installare le vecchie tecnologie. E il Governo non muoverà un dito, perché farlo significherebbe "intervenire senza garanzie di mercato".

Questa non è stata – lo scopro ora – la prima richiesta di regolamentazione da parte delle corporation. Lo scorso gennaio, l’amministratore delegato della Shell, Lord Oxburgh, aveva ribadito che "i governi nei paesi industrializzati devono introdurre tasse, regolamenti o piani... per regolare i costi dell'emissione di diossido di carbonio". Aveva elencato le innovazioni tecnologiche necessarie per sostituire i combustibili fossili e aveva sottolineato che "nessuna di queste verrà implementata se il mercato verrà lasciato a se stesso". In agosto, i responsabili di United Utilities, British Gas, Scottish Power e National Grid, insieme a Friends of the Earth e Greenpeace, hanno richiesto "regolamentazioni più severe per tutelare le politiche ambientali".

Troppo, evidentemente, senza considerare poi il costante monito dei comitati di esperti: "Il Governo la smetta di intervenire in questioni commerciali". Tutte le aziende che vogliono sviluppare nuove tecnologie chiedono regole nuove e rigide. Le regole che creano il mercato.

Allora perché il Governo britannico non si muoverà? Perché si sta schierando a favore delle aziende disoneste contro le aziende oneste. La deregolamentazione è diventata la prova della sua maturità: il segno di essersi gettato alle spalle i brutti vecchi tempi della pianificazione economica. Sir David Arculus, l'uomo incaricato da Tony Blair di gestire la Better Regulation Task Force governativa, è anche il presidente delegato della Confederation of British Industry, tra i più petulanti sostenitori della necessità di mettere il mercato davanti alla società. È difficile pensare a un conflitto di interessi più lampante.

Non credo che sia già troppo tardi per porre rimedio al cambiamento climatico. La maggior parte delle prove dimostrano che possiamo ancora fermare la distruzione dell'ecosistema. Ma solo riducendo le emissioni di gas serra del 80% prima del 2030. Sto lavorando a un libro che dimostra come ciò possa essere fatto, sia tecnicamente che politicamente. Ma adesso mi è diventato chiaro come l'ostacolo non sia rappresentato dal mondo del business ma dal Governo stesso, impegnato a sventolare una dissertazione obsoleta il cui punto centrale è l'argomento di un dibattito che il resto del mondo ha dimenticato.

Note: Fonte: http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,3604,1573772,00.html
Tradotto da Tanja Tion per Nuovi Mondi Media
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