Svizzera, Ogm vietati per cinque anni con un referendum
28.11.05
Gli svizzeri hanno detto no agli Ogm per i prossimi cinque anni. Al referendum federale che si è svolto questo fine settimana il 55,7% degli svizzeri, 1.125.357 persone, ha approvato la legge che vieta la coltivazione di alimenti geneticamente modificati. Il 44,3% (96.372 persone) ha detto no. Una decisione (presa da tutti i 26 Cantoni) che fa esultare gli ecologisti e buona parte del mondo agricolo elvetico, ma i partiti di centrodestra e gli oppositori alla moratoria temono ripercussioni per la ricerca e chiedono che lo stop agli Ogm non duri più di un lustro. Il ministro italiano delle Politiche agricole e forestali, Gianni Alemanno, ha subito commentato il risultato referendario dicendo che «deve far attentamente riflettere: è una voce profonda che viene dal cuore dell’Europa». In Svizzera ciascuno ha letto il voto di ieri portando l’acqua al proprio mulino. La Fondazione per la protezione dei consumatori vede nel risultato un «chiaro segnale» della popolazione che non ne vuole sapere di prodotti geneticamente modificati. L’Unione svizzera dei contadini considera il voto finale come una dimostrazione di fiducia verso l’agricoltura elvetica. «La moratoria di 5 anni - ha affermato il presidente dell’organizzazione, Hansjörg-Valter - va ora sfruttata perché l’agricoltura elvetica venga riconosciuta come "Ogm free"».
I promotori del referendum - ecologisti, consumatori, agricoltori - hanno già chiesto che nei prossimi cinque anni la Confederazione non concluda convenzioni internazionali favorevoli agli Ogm. Socialisti e verdi condividono questo approccio. Per Hans-Jürg Fehr, presidente del partito socialista, il mercato elvetico deve confrontarsi con quello europeo, e in questo senso solo i prodotti di nicchia potranno essere competitivi. E il presidente dei Verdi Ruth Genner conclude che il Consiglio federale non potrà più condurre una politica agricola senza tener conto dell’opinione dei consumatori.
I perdenti commentano in tutt’altro modo. Gen Suisse interpreta il sì come un segnale di cattivo auspicio per la ricerca agro-biotecnologica. Un risultato definito «contrario allo spirito elvetico, di solito molto liberale e favorevole alla ricerca». La Società svizzera delle industrie chimiche prevede già una fuga di cervelli e adesso pretende che nei prossimi cinque anni il lavoro dei ricercatori non venga ostacolato. Concordi Economiesuisse e i ricercatori che avevano combattuto la moratoria, i quali temono che la Confederazione elvetica possa perdere la sua posizione d’avanguardia nelle biotecnologie.
Delusione anche a centrodestra. Il presidente dei liberali-radicali, il ticinese Fulvio Pelli, è convinto che l’esito della votazione sarà duplice: da una parte l’agricoltura elvetica perde un’opzione, dall’altro la Svizzera come piazza di ricerca subisce un duro colpo di immagine.
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