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La lotta contro noi stessi

L’idea secondo cui possiamo rimpiazzare i combustibili fossili con l’energia alternativa è pura fantasia. La lotta contro il cambiamento climatico è una lotta contro molto di quello che siamo diventati. È una lotta contro alcune delle priorità a cui teniamo di più
15 dicembre 2005
George Monbiot
Fonte: www.nuovimondimedia.com/
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13.12.05

Voglio spendere qualche parola per ricordare da dove veniamo. Per i primi tre milioni di anni della storia umana, siamo vissuti a seconda delle circostanze. Le nostre vite erano regolate dalle casualità dell’ecologia. Esistevamo, come tutti gli altri animali, nella paura della fame, della razzia, del tempo che passava e della malattia.

Per i successivi mille anni, dopo aver fatto pratica dei rudimenti dell’agricoltura e aver tagliato le scorte, abbiamo goduto di maggiore sicurezza alimentare, eliminando presto la maggior parte dei cacciatori non umani. Ma le nostre vite erano governate dalla spada, dall’ascia e dalla lancia. La prima lotta era quella per la terra. Ne avevamo bisogno non soltanto per fare crescere i nostri semi, ma anche per provvedere alle nostre fonti di energia – terreni adibiti al pascolo per i nostri cavalli e per i nostri torelli, legna da ardere per i nostri fuochi.

Poi abbiamo scoperto il carbon fossile, e tutto è cambiato. Non eravamo più forzati dalla necessità di vivere basandosi sull’energia ambientale. Avremmo potuto sostenerci grazie all’energia solare immagazzinata nel corso dei precedenti 350 milioni di anni. Le nuove fonti di energia permettevano all’economia di crescere – di crescere abbastanza per far recuperare quello che la gente aveva perso nel precedente periodo caratterizzato dalle dispute per le terre. I combustibili fossili consentivano sia all’industria che alle città di crescere, il che a sua volta consentì ai lavoratori di organizzarsi, costringendo i despoti a rinunciare al loro esercizio del potere.

I combustibili fossili ci hanno aiutato a combattere guerre di un orrore inimmaginabile, ma hanno anche ridotto il bisogno di scatenare nuovi conflitti. Per la prima volta nella storia umana, in realtà per la prima volta nella storia biologica, ci si trovava a che fare con un surplus di energia disponibile. Potevamo conservare anima e corpo contemporaneamente, senza dover combattere con qualcuno per l‘energia di cui avevamo bisogno. La produttività agricola aumentò di dieci o venti volte. La produttività economica aumentò di 100 volte. Molti di noi hanno potuti vivere come nessuno di noi aveva mai vissuto prima.

Ogni cosa che vedete guardandovi attorno risulta da tutto questo. Abbiamo potuto incontrarci qui da tutti gli angoli del paese grazie ai combustibili fossili. Non siamo stati accusati e abbattuti dalla guardia nazionale volontaria – o non ancora in maniera così evidente – grazie ai combustibili fossili. Le nostre libertà, le nostre comodità, la nostra prosperità, tutto viene dai “fossil fuels”. Le nostre generazioni sono le più fortunate che abbiano mai vissuto. Sono anche le generazioni più fortunate che quelle che ci saranno. Viviamo in quel breve periodo storico racchiuso tra le costrizioni ecologiche e la catastrofe ecologica.

Non sarò io a ricordare delle due forze che stanno convergendo nelle vite di tutti noi. Siamo sfidati da una seria carenza di risorse energetiche che è molto arduo rimpiazzare – quella dei combustibili fossili liquidi. E siamo sfidati dalle ripercussioni ambientali connesse alla combustione dei fossili, la stessa combustione che ci permette di trovarci qui dove siamo ora. La struttura, la complessità, la diversità delle nostre vite, tutto quello che sappiamo, tutto ciò che davamo per scontato, tutto ciò che sembrava al sicuro e non negoziabile, improvvisamente appare contingente. Tutto è diventato un enorme ammasso in bilico su una palla, una palla che sta per iniziare a rotolare giù per la collina.

Sento la gente parlare dei tagli alle emissioni di carbonio che vorrebbe vedere. Non sono interessato a quello che la gente vorrebbe vedere. Sono interessato a quello che dice la scienza. E la scienza parla chiaro. Quello di cui abbiamo bisogno non è un taglio del 20% a partire dal 2020 oppure un taglio del 60% a partire dal 2050: ciò di cui abbiamo bisogno è un taglio del 90% a partire dal 2030. Soltanto così avremo una buona opportunità per mantenere le concentrazioni di carbonio nell’atmosfera al di sotto delle 430 parti per milione, soltanto così avremo la possibilità di prevenire alcuni dei minacciosi feedback con cui ci troviamo a che fare oggi. Se oltrepassiamo quel limite non potremo più fare nulla. La biosfera subentrerà come prima fonte di emissioni di carbonio. Fuori dal nostro controllo.

L’idea secondo cui possiamo rimpiazzare i combustibili fossili con l’energia alternativa è una fantasia. È vero che non abbiamo ancora sfruttato a dovere risorse energetiche come il vento, le onde del mare e il sole, ma nel complesso tutte queste fonti non sono abbastanza consistenti da pensare di poter sostituire gli standard dell’era del fossile.

Un taglio come questo citato richiede riduzioni di massa del nostro utilizzo energetico. Ci sono già alcune nuove tecnologie disponibili, ma tutte insieme non riusciranno a portarci nemmeno a metà strada. Se le emissioni di carbonio sono da ridurre del 10%, l’utilizzo di energia dovrà essere contenuto del 50%. L’unico metodo efficace a proposito risulta quello dei singoli razionamenti nazionali, accompagnato da contrazione globale e convergenza.

Ci troviamo in una condizione straordinaria. Questa è la prima massa politica che si trova a chiedere meno, non chiedere di più. I primi a scendere in strada chiedendo austerità. I primi a sostenere che le nostre lussurie e le nostre comodità vengano ridimensionate.

Queste sono le più ardue sfide che qualsiasi movimento abbia mai affrontato. Ma ci stiamo avvicinando. Stiamo crescendo. Ma non lasciate che nessuno dica che sia facile. Se fosse solo questione di liberarsi di George Bush, avremmo già vinto. Ma non dobbiamo impegnarci soltanto contro Bush e contro ciò che rappresenta, non soltanto contro il nostro governo, non soltanto tra noi, ma anche contro noi stessi. La lotta contro il cambiamento climatico è una lotta contro molto di quello che siamo diventati. È una lotta contro alcune delle nostre priorità fondamentali.

Non possiamo chiedere agli altri di smettere di volare se noi siamo tuttora in volo. Non possiamo chiedere al governo di costringerci a cambiare se noi per primi non siamo pronti a farlo. La più grossa battaglia della nostra vita non sarà combattuta solo là fuori, ma anche qui dentro.

 

 

Note: Fonte: http://www.monbiot.com/archives/2005/12/05/the-struggle-against-ourselves/
Tradotto da Alessandro Siclari per Nuovi Mondi Media
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