Presidio ad Acerra contro la costruzione del Termovalorizzatore
Difficile riuscire a raccontare col dovuto distacco la giornata odierna, nella quale alcuni comitati di lotta contro la costruzione dell'inceneritore di Acerra hanno promosso un nuovo presidio di protesta, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul drammatico problema della gestione dei rifiuti in Campania.
Si parte la mattina, sù in auto, via asse Mediano, direzione Acerra, località Pantano. Ovviamente imbocchiamo l'uscita sbagliata. Un negoziante, a cui chiediamo informazioni, ci suggerisce di attraversare tutto il paese e chiedere "per il Pantano".
Lo facciamo, arrivati all'ultimo bivio. Un cittadino ci indica la via, suggerendo di non sbagliare, perchè lì a Pantano non troveremo nessuno, neppure un contadino.
Poi guardandoci dice: "ma vuie aita 'i 'o 'nceneritore?" (ma voi dovete andare all'inceneritore?). Forse ci ha preso per giornalisti e ci assicura che, arrivati in zona, non potremo non accorgerci della costruzione.
Seguiamo le indicazioni, e giunti finalmente nelle vicinanze, coperte dagli alberi, si intravedono alcune gru... poi eccolo, il termovalorizzatore !
Sono giusto le 11. Notiamo in prossimità della stradina, che porta all'inceneritore, alcuni manifestanti preparare le ultime cose. Ci avviamo con l'auto verso l'opera in costruzione ed arriviamo quasi all'ingresso del cantiere.
Si nota una consistente presenza di polizia.
Cartelli segnalano che la zona dell'inceneritore, da non crederci, è videosorvegliata. Scattiamo qualche foto col cellulare, per poi tornare indietro e riunirci agli altri.
Due grandi striscioni per il corteo: uno è il "No inceneritori, basta commissariato: riduci, ripara, riusa, ricicla - ribellioni per difendere l'ambiente", l'altro, di Greenpeace "10000 firme contro gli inceneritori".
Il corteo parte, ci si avvia verso i cancelli di ingresso. Seguiamo con l'auto un gruppo di manifestanti che trasporta il primo dei due striscioni.
Incredibile a dirsi: il parcheggio situato di fronte al cantiere è pieno di auto. Quelle auto, come scopriremo di lì a pochi minuti, appartengono a lavoratori.
Sembra di vivere in un film surreale: alla FIBE, società a cui era stata affidata la costruzione del termovalorizzatore di Acerra, è stato risolto il contratto. Sono state avviate altre gare per il nuovo affidamento e nel frattempo le ditte in subbappalto, incuranti di qualsiasi prescrizione, continuano a lavorare. Dal cantiere escono i primi lavoratori, tra il perplesso e l'incazzato (perchè l'unica cosa che in questo momento per loro conta è "il posto").
I vigilantes del parcheggio li sollecitano a far presto, perché "qui non si sa come va a finire" (nei fatti non accadrà nulla di eclatante).
Ecco dispiegato lo striscione davanti ai cancelli; dietro, un muro di polizia.
Dietro ancora, l'ecomostro.
Ricca la presenza di televisioni (Rai, Telelibera, Canale 21) e di giornalisti.
E' veramente incredibile quando si pensa che il vuoto a rendere, il riciclo della carta, l'uso di buste biodegradabili erano piccole normali consuetudini per i nostri padri, consuetudini travolte dalla fagocitante smania consumistica dei nostri giorni.
Da parte della regione Campania, poi, nessuna iniziativa, nessun progetto che imponga, con lo spauracchio di robuste tassazioni, modelli produttivi e di consumo basati sul riuso: l'unica soluzione è incenerire.
Infine la beffa per Acerra.
Un pastore urla che i politici dovranno fare la stessa fine delle sue pecore. Acerra, terra del triangolo della morte, nuovamente umiliata dall'imposizione di un termovalorizzatore, dopo il dramma dei terreni stracolmi di rifiuti tossici, gestiti dalla trogloditica malavita locale.
Dietro quella barbarie di cemento, un manifestante ci indica la presenza di una spaventosa conca di rifiuti tossici, dove il valore della diossina è 100mila volte superiore al normale. Decine di pecore, che pascolano in quelle terre, muoiono ogni settimana. Non possono più riprodursi perché, come ben documentato da un noto filmato di Sandro Ruotolo, producono aborti con feti deformati. Di quelle pecore è stato vietato l'utilizzo del latte; non possono essere tosate perché il sussidio che dovrebbero ricevere i pastori (500 euro al mese) non basta neppure per sfamare loro stessi; con il caldo gli animali sbavano e soffrono in attesa di una morte certa per le malattie cancerogene che incubano.
I pastori dunque zittiti in qualche modo. Ma lì, vicino a quelle discariche abusive, centinaia di campi agricoli; si vedono delle patate, ad esempio.
In quel caso il silenzio delle istituzioni è tombale. Lo è perché quella produzione agricola, che nasce dagli stessi terreni su cui stanno morendo decine di animali, entra regolarmente nel ciclo distributivo, finisce sulle nostre tavole e non sarebbe economicamente possibile fermarla col meccanismo delle compensazioni. La connessione con l'eccesso di mortalità per tumori nelle zone del casertano e del napoletano appare immediata.
Il caldo al presidio è terrificante: alcuni aprono l'ombrello, altri si proteggono con una bandana, qualcuno si bagna la testa con l'acqua che sgorga da un rubinetto (lo faccio anche io, pensando a quanta diossina mi stia versando sui capelli).
I rappresentanti del presidio di lotta contro l’inceneritore e del comitato contro l’inceneritore di Acerra parlano, denunciando le assurdità della gestione commissariale e la necessità di una uscita immediata dalla folle logica dell'incenerimento. Qualcuno bestemmia perché la manifestazione è stata organizzata troppo in fretta ed è mancato il coinvolgimento delle altre associazioni e degli altri comitati dei paesi limitrofi.
Parla il sindaco di Acerra, c'è Zanotelli ad esprimere la sua solidarietà.
Senti gli stessi ragazzi delle forze dell’ordine discutere con la gente, portando come esempio paesi dove il riciclo ed il riuso sono promossi e funzionano in maniera seria.
I giornalisti paiono in fibrillazione: vorrebbero intervistare e far parlare chiunque, forse per la difficoltà di discriminare tra la gente comune e gli attivisti.
Gente comune: erano oltre 30000 nel già lontano 2004 e qualcuno ipotizza che, il giorno dopo, la rassegnazione potrebbe aver preso il posto della voglia di lottare.
Siamo arrivati alla fine: torniamo rapidamente all’auto. Il condizionatore a palla ci salva da un'insolazione certa ma, purtroppo, non cancella il disagio di aver toccato con mano il delitto che si sta perpetrando in Campania sul tema rifiuti.
Vittorio Moccia
Associazione PeaceLink - Telematica per la Pace
La Pattumiera, di Alessandro Iacuelli
http://italy.peacelink.org/ecologia/articles/art_16523.html
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