Il patto dei giovani e l'energia sprecata
Apprezziamo che ogni tanto qualcuno si ricorda che esistono i giovani in Basilicata. Il recente Patto con i Giovani firmato dal governatore De Filippo mette a disposizione della comunità lucana circa 81 milioni di euro.
Restiamo in ogni modo dell'avviso che dovrebbe essere azione quotidiana investire per l'occupazione ed il futuro dei giovani in Basilicata. Nella nostra regione nell'ultimo periodo circa 6000 giovani sono emigrati per lavoro. Il 50% dei giovani s'iscrive alle facoltà d'università d'altre regioni. Un'economia chiusa, la mancanza delle condizioni per uno sviluppo economico autopropulsivo, di strutture di servizio e di supporto all'occupazione sono questi i fattori che nel territorio scoraggiano
altri giovani a restare nella propria terra. La regione Basilicata è uscita dall'Obiettivo1 perché il suo Pil è considerato quello di una regione ricca (diversamente dalla Puglia che da regione più industrializzata del Sud è rientrata nell'obiettivo1). Questo nuovo primato toglierà sostanziali incentivi al mondo agricolo (l'anello forte dell'imprenditoria e dell'occupazione lucana).
Il Sole240re descrive nei suoi articoli la Basilicata come il Texas d'Italia. Le produzioni di greggio lucano soddisfano il 10% del fabbisogno nazionale. Questo significa, in pratica, che oltre ad essere autosufficienti diamo energia a 6.000.000 d'Italiani. La regione Basilicata è la regione che è presa ad esempio in Europa per aver speso tutti i fondi comunitari (con il plauso di Bruxelles). Il meno preparato degli economisti però nel tirar le somme di simile contabilità (energetica e di risorse spese per il territorio ) non riuscirebbe però redigere la giusta equazione, ed a trovare il giusto rapporto tra soldi investiti e beneficio ottenuto. Sarà colpa di uno sviluppo economico poco equo e poco rispettoso dei cittadini? Dipende della politica che non considera i giovani come una risorsa ma come un ricco contenitore di voti da sfruttare al momento opportuno? Dipende dalle multinazionali che investono in Basilicata con i fondi europei e vanno via ad investimento ammortizzato lasciando cassintegrati e cattedrali nel deserto? C'è qualche strana maledizione sul futuro dei lucani? Dipenderà dallo spreco delle risorse mal indirizzate nella giusta direzione? Coscienti dello sforzo dell'amministrazione regionale faremo le nostre osservazioni su quest'ultimo punto. Riteniamo sia necessario sviluppare le sinergie necessarie che facciano sistema per creare lavoro.
Ci soffermeremo sulle misure, previste dal patto, relative alla formazione
dei cervelli (con particolare riferimento ai fondi Enea ed altri istituti). Le misure di formazione, non accompagnate, da un progetto di continuità serviranno esclusivamente a fare formazione per istruire i tecnici che continueranno ad emigrare nelle aziende del nord. Una formazione di buon livello è fondamentale per formare quei tecnici per lo sviluppo di nuove filiere economiche. Non a caso possiamo parlare di filiera delle energie rinnovabili, in forte sviluppo in altri paesi UE (il presidente Prodi in campagna elettorale promise di creare oltre 100.000 posti di lavoro nel settore). All'uopo sarebbero utili proprio i laboratori e le aule del centro della Trisaia (come già proclamato in tante occasioni per riconvertire il nucleare lucano) utilizzando i fondi Miur per la ricerca e ottimizzando personale, strutture e organizzazione (già pagate dallo Stato). La regione Basilicata dal canto suo può realizzare un piano energetico regionale fondato sulle rinnovabili invece di investire nelle megacentrali delle Spa (alquanto inquinati e poco inclini alle vocazioni del territorio).
In pratica bisogna incentivare e promuovere il solare, fotovoltaico, solaretermico, biocarburanti, biomasse, idrogeno e risparmio energetico. La ricerca, i nuovi tecnici, piccole aziende produttive, installatori, manutentori e gestori dei servizi creano la cosidettà filiera produttiva delle energie rinnovabili che produrrebbe energia e creerebbe reali posti di lavoro (almeno 1.000 in Basilicata). Gli investimenti in tali settori rapportati a quelli che utilizza la grande industria (circa 500.000 euro/addetto) sono ben poca cosa in un settore di sicuro sviluppo. Diversamente il Patto dei Giovani non resta che energia sprecata.
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