Ogm, una risaia ci seppellirà
Il Vecchio continente è servito. Il riso di mezzo mondo è già inquinato dagli organismi geneticamente modificati, e per la prima volta l'Europa se l'è ritrovato sul piatto, imboccata a forza dai maggiori produttori mondiali. Nel giro di una settimana, Bruxelles, col mal di pancia, ha dovuto sequestrate 20 mila tonnellate contaminate dalla BayerCropScienceprovenienti dagli Usa (con un ogm mai autorizzato e mai coltivato se non in laboratorio), e constatare che altro riso modificato, questa volta cinese, è già arrivato sugli scaffali dei supermercati: in Francia, Inghilterra e Germania. Un uno-due dalle conseguenze incalcolabili. Immaginatevi un po' - a questo è ridotta la diplomazia europea - cosa possa significare per Bruxelles «chiedere spiegazioni» prima a Washington e poi a Pechino. In Italia, per ora, i produttori sostengono che non ci sono rischi, anche se gli industriali del riso e i media mantengono un profilo stranamente basso: in ballo ci sono milioni di euro, ma è vero anche che qualche industriale del riso, contrariamente a ciò che accade per altre produzioni di qualità italiane, non sembra proprio impermeabile alla cultura biotecnologica.
Greenpeaceha testato alcuni prodotti alimentari di provenienza cinese già in vendita in Europa (riso ma anche derivati, come i vermicelli) e ha individuato un riso Bt mai autorizzato nemmeno in Cina: una contaminazione tanto più grave perché quel riso contiene la prototossina Cry1Ac, un potente immunogeno che secondo studi autorevoli ha indotto reazioni di tipo allergenico nei topi. Una scoperta che ha spinto la Ue ad assumere una posizione quasi stizzita. «La presenza negli alimenti di tracce di organismi geneticamente modificati non autorizzati - ha dichiarato ieri Barbara Helfferich, portavoce della Commissione - è illegale in Europa ed è responsabilità dei operatori del settore assicurare che non vengano messi sul mercato. Evidentemente non fanno abbastanza. Venerdì scorso abbiamo raccomandato che tutti i prodotti a base di riso che contengono ogm illegali siano mantenuti fuori dal mercato». Markos Kyprianou, commissario europeo alla sanità, ha ammesso tutta la sua preoccupazione: «E' un problema complesso, stiamo esaminando il modo per impedire queste importazioni illegali che non sono dovute al caso». Il prossimo 11 settembre se ne parlerà alla riunione del Comitato europeo per la catena alimentare.
Federica Ferrario, di Greenpeace Italia, è convinta che la contaminazione sia più vasta, e chiama in causa proprio l'Unione Europea. «Una volta che gli ogm - spiega - entrano nella catena alimentare diventa difficile e costoso eliminarli. Meglio prevenire la contaminazione a monte: l'Agenzia alimentare europea (Efsa) sta attualmente valutando proprio la richiesta della Bayerper autorizzare l'importazione in Europa di un altro riso ogm, il LL RICE 62, e la multinazionale non ha offerto nessuna garanzia e nessun piano per evitare la contaminazione dell'ambiente. L'Efsa deve dare parere negativo. L'Italia è il maggiore produttore europeo di riso, quello che rischia maggiormente in caso di contaminazione». Ne sanno qualcosa gli agricoltori americani del delta del Mississippi (12% della produzione mondiale, 200 mila tonnellate esportate in Europa) che hanno appena citato per danni BayerCropScienceper aver contaminato i raccolti e compromesso le esportazioni. Il Giappone ha già chiuso le frontiere, l'Europa ha imposto una onerosissima autocertificazione ogm-free, la Svizzera è sulla stessa linea e il Ghana, uno dei primi dieci importatori di riso Usa, teme che una vasta area dell'Africa occidentale non abbia la forza di imporre lo stop alle multinazionali del biotech.
La produzione del riso (il principale alimento mondiale con una produzione di 634 milioni di tonnellate l'anno) in Italia ammonta a 1,4 milioni di tonnellate: primo paese europeo. Come si spiega il silenzio dei nostri produttori visto che in casi come questi di solito si fa a gara per vantare la sicurezza dei prodotti nostrani? Intanto, non è vero che non importiamo riso Usa. Secondo i dati dell'Ente nazionale risi, nell'ultimo anno (fino al 29 agosto) sono stati importate 64.335 tonnellate, principalmente da Pakistan, India, Thailandia e...Stati Uniti. Ma Roberto Magnaghi, direttore dell'Ente Nazionale Risi, sostiene che nei nostri supermercati non può esserci riso gm: «L'Italia non importa quel tipo di riso dagli Usa, e il riso americano che abbiamo importato nell'ultimo anno, poco, è stato lavorato per essere rivenduto sul mercato europeo». Solo un marchio a stelle e strisce oggi è sui nostri scaffali, l' Uncle Bens. I marchi italiani stanno in campana. Dai laboratori del Riso Gallo(Robbio, Pavia) nessuna preoccupazione, «l'Italia è un paese esportatore dunque non ci sono problemi, e comunque penso che la scienza andrà avanti». Una dichiarazione prudente che sembra in linea con il datore di lavoro, Mario Preve, il quale è anche presidente dell'Associazione Industrie Risiere Italiane (Airi). «Non si può essere pregiudizialmente contrari al progresso e alla ricerca. Dire di no a priori al riso ogm sarebbe un errore», ha dichiarato ad Agrisole, settimanale del Sole 24 Ore.
Ma il problema è che, in Europa, con l'inganno, le multinazionali ce lo stanno già facendo mangiare.
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