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Interviene il presidente Walter Ganapini

Greenpeace: "Rigassificatori, eccellente obiettivo per azioni terroristiche"

Evideziate le criticità insite nella questione dei rigassificatori. Greenpeace critica la scelta dei rigassificatori senza una definizione preliminare del fabbisogno energetico nazionale. "Appare sconsigliabile - sottolinea il presidente di Greenpeace - ogni ipotesi che ne preveda l'insediamento in ambiti portuali con intorno densamente urbanizzato".

"Occorre elaborare con urgenza, in quanto teoricamente propedeutico a qualsivoglia decisione operativa, un Piano energetico nazionale dal quale desumere una credibile proiezione della domanda, mettendo in conto interventi sulla stessa così come sulla offerta, a partire da quella da fonti rinnovabili".
Interviene così nel dibattito sui rigassificatori Walter Ganapini, membro onorario del Comitato Scientifico dell'Agenzia europea per l'ambiente ed ex presidente dell'ANPA, oggi presidente di Greenpeace Italia. Ganapini avverte, nel suo consueto intervento sulla rivista di Banca Etica Valori, le criticità insite nella questione dei rigassificatori.
Gli aspetti problematici ricordati da Ganapini sono "l'enormità degli investimenti necessari per attrezzare una flotta di navi metaniere e la considerazione", emersa "ben prima dell'11 settembre, di come tali navi, nonché i rigassificatori stessi, potessero rappresentare un eccellente obiettivo per azioni terroristiche".
A rilevare le criticità fu Enel, ricorda Ganapini, che già dalla fine degli anni Ottanta si era posta l'obiettivo di diversificare la fornitura di metano pensando di rivolgersi a Libia, Nigeria, Qatar non tramite metanodotti ma appunto via nave.
Ganapini, sottolineando la necessità di un Piano nazionale, ritiene indispensabile avere garanzie sulle forniture perché la filiera dei rigassificatori richiede certezza sui tempi di ritorno degli ingenti investimenti.
Ma soprattutto l'esperto sottolinea la necessità di considerare localizzazioni che minimizzino "gli effetti potenzialmente devastanti di incidenti rilevanti (il rigassificatore è un'industria a rischio) o di attentati: appare sconsigliabile - sottolinea il presidente di Greenpeace - ogni ipotesi che ne preveda l'insediamento in ambiti portuali con intorno densamente urbanizzato".
"L'inverno è alle porte - conclude Ganapini - e l'accordo Gazprom Sonatrach la dice lunga sulla consapevolezza che i produttori hanno circa il valore politico della risorsa di cui dispongono: ciò detto è bene che le decisioni di diversificazione non vengano prese in clima di emergenza, ma in base ad analisi accurate e comprensive di tutti i fattori condizionanti".

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