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Mozione approvata dal Direttivo Nazionale di Legambiente dell'11 Giugno 2006

Documento di Legambiente sui rigassificatori

Legambiente rifiuta radicalmente l’idea di un’opposizione generalizzata contro i rigassificatori: i nostri comitati regionali, i nostri circoli e gruppi locali non possono in alcun modo prestare il fianco a iniziative di questo tipo, dannose per l’immagine e gli obiettivi dell’associazione, né tanto meno assecondare forme pericolose di disinformazione che esagerando oltre ogni decenza i rischi potenziali dei nuovi impianti, alimentano allarmismi e catastrofismi del tutto impropri.

Da sempre le proposte di Legambiente in tema di politica energetica assegnano al gas il ruolo di energia fossile "di transizione" verso l’uscita dalla dipendenza dai combustibili fossili, naturalmente a valle di un forte e prioritario impegno per il miglioramento dell’efficienza energetica e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili a cominciare dal solare e dall’eolico. Questo perché il gas, rispetto ai derivati dal petrolio e ai prodotti carboniferi, presenta un minore impatto inquinante su scala locale (emissioni di ossidi di azoto e di ossidi di zolfo) e un minore impatto climalterante in termini di emissioni di anidride carbonica.
È altresì evidente che se si vuole aumentare il contributo di gas alla produzione termoelettrica, occorre rendere meno rigido l’approvvigionamento metanifero, oggi affidato quasi per intero ai gasdotti che arrivano dalla Russia e dall’Algeria e nelle mani di un unico monopolista (l’Eni) e in particolare bisogna procedere alla realizzazione di alcuni terminal di rigassificazione. Anche questa posizione non è nuova per Legambiente: più di dieci anni fa ci schierammo a favore della realizzazione di un rigassificatore a Monfalcone, ma un referendum popolare indetto dal Comune vide la prevalenza del no all’impianto.
Noi riteniamo che l’Italia abbia bisogno, per una politica energetica innovativa e sostenibile, di alcuni rigassificatori. Pensiamo anche che questa scelta vada ricondotta nella prospettiva di un "governo nazionale" dell’energia, ponendo un argine all’attuale proliferazione di progetti locali che impedisce ogni seria programmazione (l’ultimo Piano energetico nazionale risale al 1988). Di più, se è necessario che le comunità locali vengano pienamente coinvolte nella discussione e nella valutazione sui singoli progetti, è anche importante che la decisione sulla realizzazione e la localizzazione di rigassificatori non sia considerata materia di competenza esclusivamente locale; in quest’ottica, va respinta l’idea demagogica e falsamente democratica di affidare le scelte finali a consultazioni referendarie locali.
Per Legambiente l’utilità di puntare sul gas come energia fossile di transizione è però legata al contestuale avvio di politiche di forte incentivazione alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica. Senza queste scelte, la realizzazione di rigassificatori resterebbe come un cambiamento tutto interno all’attuale insostenibile assetto dei sistemi di produzione e consumo dell’energia: da tale punto di vista, le prime decisioni del ministro Bersani - i cosiddetti decreti-energia - non sembrano muoversi nella giusta direzione.
Com’è ovvio, i rigassificatori vanno localizzati con attenzione, e in alcuni casi i singoli progetti risultano inaccettabili e vedono Legambiente impegnata insieme ad un vasto movimento ad impedirne la realizzazione: così a Brindisi, dove il rigassificatore danneggerebbe gravemente le attività del porto turistico. In generale, noi pensiamo che gli impianti di rigassificazione vadano localizzati preferibilmente in aree industriali, dove possono diventare l’occasione per attivare interventi di risanamento ambientale, e fuori da siti di grande pregio ambientale e rilievo architettonico e culturale. È poi necessario valutare caso per caso con la massima attenzione e trasparenza l’incidenza dei terminal rispetto al rischio di incidenti industriali rilevanti, mentre va respinta l’idea che il consenso delle comunità locali ai rigassificatori vada "incoraggiato" con erogazioni monetarie ai comuni svincolate da obiettivi di miglioramento ambientale.
Per tutto questo, Legambiente rifiuta radicalmente l’idea di un’opposizione generalizzata contro i rigassificatori: i nostri comitati regionali, i nostri circoli e gruppi locali non possono in alcun modo prestare il fianco a iniziative di questo tipo, dannose per l’immagine e gli obiettivi dell’associazione, né tanto meno assecondare forme pericolose di disinformazione che esagerando oltre ogni decenza i rischi potenziali dei nuovi impianti, alimentano allarmismi e catastrofismi del tutto impropri.

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