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Energia, calore e fumi incerti o raccolta differenziata

Il convegno; L'Enea conta i rifiuti e li vorrebbe tutti (o quasi) nelle 52 centrali esistenti
27 ottobre 2006
Guglielmo Ragozzino
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

L'Enea ha chiamato a raccolta un nugolo di esperti in tema di «Gestione integrata e sostenibile dei rifiuti in Italia». In corso d'opera si è capito - o per meglio dire: chi scrive queste note ha capito - che si trattava di discutere del «recupero energetico», in altre parole di quanta energia, sotto forma di elettricità e di calore, si ricavi, o si potrebbe ricavare, dai rifiuti.
Lo stato delle cose non è brillante, anzi, come diciamo noi di Oxford, è uno schifo. Nel 1996 si producevano in Italia 26 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, cresciuti a 29 milioni nel 2000, a 30 milioni nel 2003 e a oltre 31 l'anno successivo, l'ultimo di cui siano stati raccolti i dati. Da alcuni anni, insomma, ciascuno di noi italiani, in media tra ricchi e poveri, bambini e nonni, produce oltre mezza tonnellata di rifiuti: un mucchietto da un chilo e mezzo al giorno e che è in aumento.
Tra le tante intuizioni brillanti che l'Enea ha presentato, una è mancata: nessuno ha spiegato cosa si potrebbe fare per produrre meno rifiuti; e siccome l'interesse finale sembra quello di bruciarne un bel po' per produrre energia e calore, l'assenza di ogni via al risparmio nella produzione di rifiuti per avere meno roba da smaltire, appare comprensibile. C'è, o almeno era presente ieri, un conflitto d'interessi tra l'Enea e l'abbattimento dei rifiuti. Senza rifiuti, niente fornaci.
La ricerca era presentata dall'Enea insieme alla Federambiente, l'organizzazione che raccoglie la maggioranza degli impianti (questa è il nome preferito: non forni o bruciatori, non termovalorizzatori); l'organizzazione rivale è invece affiliata alla Confindustria. In tutto gli impianti sono 52 in Italia.
Italia, è una parola grossa. In realtà vi sono impianti, tra grandi e piccoli, in una quarantina di province, mentre le altre preferiscono di fatto una gestione dei rifiuti diversa. E non si tratta del solo Sud. In Piemonte vi sono impianti per bruciare i rifiuti in due province su otto. Nel documento presentato, si leggono molti dati interessanti: fa pensare la tipologia dei rifiuti speciali, 14% del totale, «costituita per lo più da rifiuti sanitari (pericolosi e non)». E lascia anche molta perplessità sapere che «dal trattamento termico dei rifiuti sono state prodotte nell'anno 2004 circa 800.000 tonnellate di scorie e circa 200.000 tonnellate di residui da trattamento dei fumi, questi ultimi quasi tutti smaltiti in discarica. Per quanto riguarda le scorie, invece, si registra una tendenza allo sviluppo del recupero, anche se la maggior parte di esse (circa l'80%) è ancora smaltita in discarica». Invece.
E' intervenuto subito Raffaele Ranucci, assessore laziale allo sviluppe economico alla ricerca, all'innovazione e al turismo. Ha spiegato una situazione difficile in cui la raccolta differenziata con quel che segue nella provincia di Roma si situa tra il 15 e il 20 %, mentre nel resto della regione «si attesta » sul 5%. Si è mostrato sicuro di portare nel prossimo anno dal 70 al 40% l'avvio dei rifiuti alla discarica e poi ha promesso di osservare con attenzione il colore e le caratteristiche dei fumi che fuoriescono dai camini degli impianti, con un'affermazione tranquillizzante: «fumi bianchi sì, fumi neri no». Gli scienziati presenti non hanno chiesto spiegazioni.
Alla discussione era presente Roberto Della Seta, presidente di Legambiente. Un rapporto utile, secondo lui; il primo che compia una ricognizione sui termovalorizzatori esistenti. La discussione, però, l'ha trovata un po' «surreale». Gli impianti del genere sono considerati ovunque come il completamento di una politica di raccolta differenziata. Lo ha spiegato bene Ella Stengler che rappresentava l'associazione di categoria in Europa, il Cewep. Da noi raccolta e impianti vanno ciascuno per proprio conto. Tutto ciò incide molto sul Mezzogiorno dove programmaticamente gli impianti sono l'alternativa alla raccolta differenziata che non comincerà mai, come si vede dal programma della Regione Sicilia. Un termovalorizzatore è accettabile, conclude Della Seta, solo come fase finale e per la frazione secca dei rifiuti.
C'è infine un sospetto: l'ansia di ardere i rifiuti non sarà una forma di purificazione dai peccati di gola che ci hanno spinto a comprare e comprare e comprare...?

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