Lo sci fa male all'ambiente?
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Internazionale 669, 23 novembre 2006
Se gli svizzeri cominciano ad allarmarsi, vuol dire che è arrivato il momento di capire cosa succede. Da una decina d'anni gli studi sulle Alpi, in particolare su quelle svizzere, dimostrano che i delicati ecosistemi montani sono in pericolo. Il fenomeno è dovuto in parte all'aumento delle infrastrutture, all'inquinamento prodotto dal traffico e al progressivo ritiro dei ghiacciai.
Ma molti indizi indicano che la causa principale potrebbe essere la nostra passione per gli sport invernali. Uno studio finanziato dalle Nazioni Unite e condotto da alcuni geografi dell'università di Zurigo sostiene che, a causa dei cambiamenti climatici, nell'arco di una generazione scomparirà fino al 70 per cento dei ghiacciai svizzeri.
Il ritiro sarà più consistente nei paesi dove i ghiacciai si trovano ad altitudini più basse. Inoltre dalla ricerca è emerso che tra il 37 e il 56 per cento dei versanti alpini con piste da sci rischia di essere gravemente danneggiato. Gli stessi sciatori si lamentano perché la situazione peggiora di anno in anno.
Ovviamente le ripercussioni sul piano economico sono enormi. Ogni anno i 13 milioni di residenti delle Alpi ospitano 100 milioni di visitatori, che equivalgono a un decimo del mercato mondiale del turismo. Invece di studiare una strategia che tuteli i nevai, molte comunità alpine si sono messe "in pista" per accaparrarsi l'ultima fetta di guadagni ottenibile dagli amanti della neve. È la solita storia: o posti di lavoro o tutela dell'ambiente. E indovinate chi ha la meglio?
Secondo un rapporto della Swiss foundation for landscape protection e della Swiss heritage society, ogni anno nell'Alta Engadina si costruiscono 400 nuove case, che restano disabitate per gran parte dell'anno. Tra il 1970 e il 2000 il numero di posti letto nella zona è triplicato.
La Swiss national science foundation ha sottolineato con preoccupazione che i viaggi per scopi ricreativi rappresentano il 60 per cento dei chilometri percorsi in auto nell'area alpina. Per il 2020 è previsto un aumento del 250 per cento del traffico aereo da e per la regione, che sarà all'origine di un terzo delle emissioni di anidride carbonica. E i responsabili sono soprattutto gli amanti degli sport invernali. Pensate che, ogni sabato di gennaio, EasyJet offre venti voli Londra/Ginevra.
Gli sforzi per risolvere il problema sono poco efficaci. Alcune banche svizzere sono restie a finanziare progetti di infrastrutture sciistiche e Svizzera e Germania hanno vietato la costruzione di nuovi centri per gli sport invernali. Ma qualsiasi tipo di accordo panalpino scatena accese discussioni. Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Svizzera e Unione europea hanno aderito alla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra).
Lo scopo è raccogliere un ampio consenso sui provvedimenti necessari per salvaguardare gli ecosistemi naturali delle Alpi e favorire lo sviluppo sostenibile della zona. Quest'anno la Cipra ha dichiarato che "le Alpi sono la catena montuosa più sfruttata del mondo. Bisogna mettere un freno a questo sviluppo incontrollato".
Purtroppo finora solo Liechtenstein, Germania, Austria, Slovenia (un neofirmatario) e Francia hanno ratificato i nove protocolli dell'accordo. Svizzera, Italia e Ue, invece, non ne hanno ratificato nessuno. Sembra che tutto sia lasciato alla sensibilità ambientale dei singoli. Presto l'unica soluzione possibile potrebbe essere quella di rinunciare completamente agli sport invernali, cosa che del resto potremmo già fare.
Per ora l'unica alternativa è scegliere con attenzione le località sciistiche e i mezzi di trasporto per raggiungerle. Valutate la possibilità di dividere l'auto con altre persone e di usare i mezzi pubblici o il treno invece dell'aereo. Informatevi sulle politiche ambientali delle varie località: prevedono qualche "giorno di respiro" per le montagne? Alimentano gli spazzaneve con carburanti ecologici? Limitano al massimo qualsiasi attività fuoripista? Rifugi e chalet sono dotati di pannelli solari e riciclano l'acqua?
Per far sì che le piste siano innevate in ogni stagione dell'anno, molti centri sciistici usano la neve artificiale o aprono nuove piste ad altitudini sempre più elevate. Queste operazioni comportano innanzitutto un consumo extra di energia. Una località sciistica statunitense, per esempio, ha calcolato che quando i suoi cannoni sparaneve sono in funzione, consumano la stessa quantità di energia dei 15mila abitanti della cittadina. In secondo luogo danneggiano aree che finora erano incontaminate.
Ma non c'è niente di peggio che allontanarvi dalle piste battute in cerca di neve fresca. Quando andate a sciare comportatevi come se il fatto di stare lì, in quello splendido ambiente a rischio di estinzione, fosse un privilegio.
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