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Un anno senza la Tav

I comitati contro l'Alta velocità in Val Susa tornano in piazza per ricordare la liberazione di Venaus. E dire al governo che non è finita
8 dicembre 2006
Elsa Camuffo
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

L'8 dicembre in val Susa è una data storica. Un anno fa nevicava in queste valli. E decine di migliaia di persone, valligiani e non, riconquistarono i terreni Venaus espropriati con la forza e la violenza da polizia e carabinieri soltanto tre giorni prima. L'8 dicembre lungo i pendii innevati migliaia di persone sono scese a valle, incuranti del freddo e della neve. Dopo qualche tentativo di carica da parte della polizia. Impossibile fermare quella folla che si riprendeva ciò che le era stato tolto con la forza. Venaus è diventato il simbolo della lotta della val Susa contro la tav, il treno ad alta velocità, quello che dovrebbe collegare Torino a Lyon, per trasportare merci che tutte le previsioni dicono non saranno lì da trasportare fra dieci anni, perché tanto ci vorrebbe a realizzare l'opera.
Oggi in val Susa parte una tre giorni che è sì un anniversario degli eventi frenetici di un anno fa, ma che è soprattutto una nuova occasione per stare insieme. Con i valsusini che non hanno mai abbandonato la lotta, e che hanno registrato in questo anno importanti vittorie. Ma la tav è lì, come una spada di Damocle su questa valle che non vuole una grande opera inutile e dispendiosa. La tre giorni è organizzata dai comitati popolari, con il sostegno delle amministrazioni della comunità montana, della Fiom, delle associazioni ambientaliste. Tutti compagni di strada dei valsusini che in questo lungo anno dalla riconquista di Venaus hanno continuato a tenere viva l'attenzione sulla Torino-Lyon, con iniziative e con piccoli e grandi eventi.
Il 5 dicembre scorso c'è stata una piccola azione, molto suggestiva: le finestre delle case in tutta la valle si sono illuminate per ricordare la notte degli scontri. Quando la polizia e i carabinieri attaccarono con inaudita violenza la gente che dormiva al presidio di Venaus. Giovani, vecchi, donne, tutti finirono sotto i manganelli delle forze dell'ordine, che il giorno dopo non risparmiarono nemmeno la delegazione del parlamento europeo. Oggi invece, e per tre giorni, si discuterà dello stato delle cose. Il ministro delle infrastrutture Antonio di Pietro, dopo le forzature sul Mose ha annunciato che la tav si farà. Più cauto il presidente del consiglio, Romano Prodi, che pur ribadendo che la Torino-Lyon è un'opera di strategica importanza per il futuro del paese, ha anche ammesso che bisogna continuare il dialogo con le popolazioni locali. Un dialogo che ha una appendice romana nell'osservatorio per la tav riconvocato dopo la sconfitta del governo Berlusconi. Un tavolo sul quale sono presenti tutte le possibilità, dal nuovo tracciato alla nuova valutazione d'impatto ambientale. L'osservatorio si riunirà il 12 dicembre, la prossima settimana. I sindaci della valle hanno incontrato nelle scorse settimane il presidente dell'osservatorio tecnico, Mario Virano, per discutere la scaletta dei lavori. Che affronterà nell'ordine i dati sui flussi di traffico merci, l'utilità dell'opera, il nodo di Torino e il collegamento con l'interporto di Orbassano, l'opzione zero e gli impatti cumulativi dell'opera, il potenziamento della linea storica, i progetti di Ltf e Rfi e le alternative di tracciato. Su quest'ultimo punto sembrano ormai quattro le ipotesi prese in considerazione dalla conferenza dei servizi: la val Susa, la val Sangone, il quadruplicamento della linea esistente e il non intervento. Secondo Di Pietro al termine della conferenza, cioè ad aprile o maggio, ci «sarà pieno consenso su una delle soluzioni». Se consenso non ci sarà, la parola finale la metterà il consiglio dei ministri. E comunque il ministro dice che entro settembre del prossimo anno, al massimo, si deciderà il trattato finale della Torino-Lyon.
Intanto in valle in questi giorni si respira aria di festa. I comitati e i valsusini si preparano ad accogliere le migliaia di persone che affolleranno questa tre giorni. I presidi si sono rifatti il look durante l'estate e oggi sono attrezzati meglio di un anno fa. Fervono ancora i preparativi per garantire l'accoglienza migliore a tutti quanti vorranno intervenire: si moltiplicano gli appelli per fagioli e vino da portare ai presidi, dove saranno in funzione le cucine popolari. E si chiedono sacchi a pelo e piatti di plastica, ma non quelli che inquinano. Oggi ci sarà già un primo momento assembleare, per lasciare quindi spazio alla musica, al teatro e questa sera alla fiaccolata che si prevede affollatissima. I sindaci hanno messo a disposizione le strutture comunali, come già fecero l'anno scorso. E già domani si terranno alcuni incontri e dibattiti, anche se lo spirito della tre giorni è soprattutto di festa: la riconquista dei terreni di Venaus è stato pur sempre un giorno di festa. Spazio anche alle altre mille lotte delle comunità sparse per l'Italia che in fondo dalla val Susa hanno preso esempio.

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