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In val Susa non c'è la sindrome Nimby

Sondaggio dell'Osservatorio Nord-ovest sull'alta velocità: ai piemontesi piacciono le grandi opere, ma si dividono sulla Torino-Lione. Bocciati il Mose e il Ponte sullo stretto
24 dicembre 2006
Orsola Casagrande
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Un nuovo rapporto per cercare di capire quale sia la percezione, in Piemonte, a Torino, in val Susa e in Italia delle grandi opere. Ad affrontare i temi delle grandi opere, del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lyon e del movimento no Tav in val Susa è l'Osservatorio del nord-ovest. Ambizioso l'obiettivo e interessanti, a volte curiosi, gli esiti del sondaggio. La ricerca è stata effettuata nei mesi di settembre e ottobre su un panel nazionale di circa 5000 persone, di cui più della metà nel solo nord ovest (con un apposito sovracampionamento della val Susa).
Partendo dalla percezione e considerazione delle grandi opere si evince che fra i piemontesi emerge una sostanziale omogeneità dei giudizi espressi nei confronti delle grandi opere. L'ipotetica graduatoria delle valutazioni delle singole opere è sostanzialmente simile: ferrovie ordinarie, autostrade, metropolitane e Tav raccolgono una quota di giudizi favorevoli superiori ai tre quarti degli intervistati (i torinesi, poi, aggiungono al quartetto di opere particolarmente apprezzate anche i trafori alpini). In questo quadro fa eccezione la val di Susa, che giudica in maniera molto favorevole la costruzione di metropolitane e di ferrovie ordinarie, ma che - a differenza degli altri territori - si dimostra meno entusiasta (anche se sostanzialmente favorevole) alle autostrade e decisamente contraria alla Tav. I redattori della ricerca si soffermano sulla conoscenza degli intervistati nei confronti dell'alta velocità. E lo fanno con due domande specifiche: una prima chiedeva di riferire che cosa dovrebbe trasportare la Tav e una seconda invece affrontava la questione dello stato di avanzamento dei lavori. Particolari i risultati. Infatti risulta che i valsusini sono meno informati degli altri intervistati in relazione alla prima questione (cioè che cosa dovrebbe trasportare la Tav): le risposte corrette che danno sono infatti il 65,0%, mentre negli altri territori analizzati sono comprese fra il 76,5% (in Piemonte) e l'84,2% (a Torino). Invece, sottolineano gli autori del rapporto, «a causa del loro risiedere nel territorio in cui dovrebbero essere condotti i lavori per la costruzione della Tav, gli abitanti della val Susa sono però gli intervistati che offrono le migliori prestazioni quando rispondono alla seconda domanda, quella relativa allo stato di avanzamento dei lavori stessi: la quota di risposte corrette è infatti pari al 78,1%, mentre le quote corrispondenti sono comprese fra il 54,1% dei piemontesi e il 61,5% dei residenti in provincia di Torino». Stando all'esperienza sul campo, in realtà chi ha frequentato la val Susa per tutto il tormentato 2005 e nel 2006 sa bene quanto i valsusini siano super esperti: hanno studiato le carte davvero più di chiunque altro. Per questo risulta «strana» quella percentuale di gente che in valle pensa che la Tav dovrebbe trasportare passeggeri.
Tornando al generale, se c'è un favore molto forte verso una «cura del ferro» per la mobilità, come dimostrano le percentuali di italiani favorevoli agli investimenti nelle ferrovie ordinarie, alla costruzione di nuove metropolitane e di nuove linee ferroviarie veloci per il trasporto di merci e persone, soltanto due grandi opere raccolgono una percentuale di giudizi positivi inferiori alla metà degli intervistati, e sono il Mose e il ponte sullo stretto di Messina. Il rapporto quindi si pone il problema di analizzare quali dovrebbero essere, per gli intervistati, i comportamenti dello stato di fronte all'opposizione delle comunità locali. La maggioranza (circa 50%) di tutte le popolazioni sondate, compresa quella valsusina (52,3%), ritiene che si dovrebbe avviare un negoziato con la comunità locale o - al limite - andare avanti compensando adeguatamente la popolazione locale. Solo per l'8,5% dei torinesi, il 17% dei piemontesi e il 15,3% degli italiani la risposta deve essere affidata alla forza pubblica (in val Susa solo il 7,6% ritiene questa una opzione). L'abbandono del progetto viene praticamente scartato da tutte le aree territoriali considerate, eccetto la val di Susa, dove viene indicato da circa un abitante su sei.
Gli intervistati di tutte le aree territoriali considerano legittima e democratica la protesta dei no Tav: si va dal 78% dei torinesi (i più critici nei confronti dei no Tav) al 90% dei valsusini. Inoltre gli intervistati ritengono che gli oppositori rifiutino esclusivamente il progetto della Tav senza per questo essere contrari al progresso e pensano che essi desiderino legittimamente influire sulle decisioni che riguardano la loro comunità locale. Divergenze tra la val Susa e le altre aree territoriali emergono invece in relazione a tre ulteriori aspetti del movimento No Tav. Per la maggioranza dei valsusini la molla più rilevante del movimento è la preoccupazione per le conseguenze economiche, sociali e ambientali che il progetto potrebbe avere sull'Italia, la protesta è fondata su una conoscenza approfondita dei temi in discussione e deriva principalmente dall'opposizione ai contenuti del progetto. Al contrario, per gli altri piemontesi il movimento No Tav muove soprattutto da posizioni Nimby, i suoi aderenti sono poco informati sull'oggetto della loro opposizione e la loro protesta è soprattutto fondata sulla contrarietà nei confronti del metodo poco partecipativo con cui si è deciso di costruire la Tav.
Ancora, sulla Tav le opinioni tra val Susa e il resto del Piemonte divergono anche su altri tre punti. I valsusini sono in larga misura contrari, mentre i piemontesi sono in misura quasi equivalente favorevoli ad essa. Quando dicono di essere a favore, i valsusini lo sono soprattutto perché immaginano che essa consentirà di ridurre il traffico stradale e l'inquinamento e perché essa sarà fonte di sviluppo e progresso, mentre i piemontesi lo sono soprattutto perché pensano che essa consentirà di migliorare i collegamenti del Piemonte e del nord Italia con il resto dell'Europa. Infine, la maggioranza relativa valsusini pensa che la Tav non verrà mai ultimata, mentre la maggioranza assoluta dei piemontesi prevede che essa sarà infine costruita.

Note: Il sondaggio
Opera del Laboratorio del Nord-ovest
Sondaggio Osservatorio del Nord Ovest/Tns (settembre-ottobre 2006).
Campione rappresentativo della popolazione italiana di età maggiore o uguale ai 16 anni per genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza.
Metodo: panel postale.
Elaborazioni: Spss. N=5006. Rispondenti: 78,0% - 99,5%. Margine di approssimazione: +/-1,5%.
Il testo integrale delle domande è disponibile su http://www.nordovest.org. Documentazione completa su http://www.agcom.it.
Autori del rapporto Paolo Campana, Francesca Dallago, Michele Roccato.

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