Ecologia

Lista Ecologia

Archivio pubblico

Lo sostiene il Los Angeles Times

"Bill Gates investe sugli inquinatori e poi fa beneficenza"

Nella giornata di presentazione della nuova Xbox Microsoft un'inchiesta giornalistica solleva dubbi sulla beneficenza di Bill Gates e della moglie. Sotto accusa gli investimenti nello stabilimento dell´Eni, a Ebocha in Nigeria, che vomita sulla popolazione 250 sostanze altamente tossiche, approfittando della inesistente sorveglianza ambientale delle autorità. Secondo i medici di quella zona, asma, bronchite cronica, altre malattie respiratorie sono endemiche. «Qui fumiamo tutti, senza mai accendere una sigaretta» dice una madre.
Marco Pratellesi

La giornata, che doveva essere trionfale per Bill Gates, è stata macchiata da un'inchiesta del Los Angeles Times sulla «Bill & Melinda Gates Foundation», il gigante della beneficenza che con 35 miliardi di patrimonio del fondatore della Microsoft e altri 31 miliardi in arrivo da Warren Buffett, il secondo uomo più ricco del mondo, conta su un patrimonio superiore al Prodotto interno lordo del 70% dei paesi del mondo. Secondo l'inchiesta, la Gates Foundation ha sì versato fondi in vaccini contro la polio e il morbillo in varie parti del mondo, compreso il Delta del Niger. Ma, allo stesso tempo, avrebbe investito altrettanto denaro in società che secondo il quotidiano sono tra le maggiori responsabili delle malattie respiratorie che affliggono i bambini dell'area. Il filantropo si troverebbe così a sostenere finanziariamente alcune delle società che figurano nelle liste dei peggiori inquinatori del mondo.

Note: Interessante è anche questo articolo di Repubblica.

"COSI' FA DEL MALE IL BENEFATTORE BILL GATES"
lunedì 08 gennaio 2007

Inchiesta choc sull´inventore di Microsoft paladino della filantropia tanto da aver donato 30 miliardi di dollari attraverso la sua Fondazione. Il Los Angeles Times: investe in aziende che inquinano e sfruttano. Molti i sospetti su enti come questo, creati per avere sgravi fiscali Fare il bene usando i profitti del male, essere filantropi con una mano e rapaci con l´altra, fino a uccidere proprio coloro che si vorrebbero salvare. L´accusa di ipocrisia e doppiezza contro il benefattore accusato di nascondere dietro la generosità i propri interessi colpisce uno degli uomini più ricchi, importanti, adulati ed esecrati del pianeta, William «Bill» Henry Gates, fondatore e padrone dell´impero planetario del software, la Microsoft.

La sua Fondazione, che ha diffuso sul mondo più di 30 miliardi di dollari in opere di bene dalla nascita nel 2000 è ora accusata in una lunga e documentata inchiesta del più importante quotidiano della costa Pacifica, il Los Angeles Times, di alimentare questa munificenza con i profitti degli investimenti nelle multinazionali più «socialmente irresponsabili», dagli impianti dell´Eni italiana in Nigeria a quelle farmaceutiche monopoliste che rifiutano di abbassare i prezzi dei medicinali contro l´Aids, proprio una delle piaghe contro le quali la Fondazione Gates si batte.
I sospetti di interessata ipocrisia che colpiscono queste gigantesche Fondazioni americane create per alleggerire le tasse, è la riedizione moderna della classica storia ottocentesca del libertino che lascia le proprie fortune al convento delle ex vergini sedotte, per salvarsi l´anima. Ma se le altre grandi Foundations costruite sui profitti dai Carnegie, dai Mellon, dai Rockefeller, dai Walton sono da decenni studiate, questo attacco all´ uomo più ricco della nazione (portafoglio personale stimato a 53 miliardi di dollari) è nuovo. Gates, che ha fatto della piccola società creata per la distribuzione del sistema operativo per Personal Computer MS-Dos, un monopolio di fatto del software che alimenta il 90% dei PC nel mondo, è stato ripetutamente accusato e incriminato per pratiche contro la concorrenza, negli Stati Uniti come alla Commissione Europea, nel tentativo, finora sostanzialmente vano, di spezzare il suo impero.

Ma dal 2000, quando ufficialmente lui si chiamò fuori dalla gestione della Microsoft per diventare «un filantropo a pieno tempo» e fondare con l´ex impiegata della società, Melinda, oggi sua moglie la «Gates Foundation», Bill sembrava essersi immunizzato dall´odio che la durezza delle sue pratiche commerciali avevano prodotto. Il resto della sua vita, ancora lunga essendo nato nel 1955, sarebbe stato dedicato a finanziare la guerra all´Aids in Africa, l´istruzione delle minoranze negli Stati Uniti, la bonifica dei disastri ecologici, l´assistenza medica nelle regioni più disperate. Una sorta di neo dottor Schweitzer a distanza. Il mondo della politica e della ricerca, non insensibile al suo borsellino, lo aveva ricoperto di onori e di inviti. Lui, che non aveva mai finito l´università a Harvard, aveva ricevuto tre dottorati honoris causa, in Svezia, in Olanda e in Giappone, insieme con un cavalierato della corona Britannica.

Ora, la scoperta che il portafoglio benefico della Fondazione è gonfio di profitti raccolti da investimenti in aziende e imprese che fanno esattamente il contrario di ciò che il benefattore dice di voler fare. Lo stabilimento dell´Eni, a Ebocha in Nigeria, vomita sulla popolazione 250 sostanze altamente tossiche, approfittando della inesistente sorveglianza ambientale delle autorità. Secondo i medici di quella zona, asma, bronchite cronica, altre malattie respiratorie sono endemiche. «Qui fumiamo tutti, senza mai accendere una sigaretta» dice una madre. Duecentodiciotto milioni di dollari sono stati donati per campagne di vaccinazione e di prevenzione in quel delta del Niger, dove sorgono raffinerie e impianti di Eni, Exxon, Chevron, Shell, Total, Conoco Philips, Tyco e la Dow Chemical, classificate tra i peggiori inquinatori nelle graduatorie americane e canadesi, nei quali la stessa Fondazione ha investito molto di più, 423 milioni. La beneficenza tenta di rimediare dunque ai guasti che l´investimento provoca.
Per evitare proprio questo conflitto di interesse, Gates aveva separato il braccio benefico della fondazione dal braccio finanziario, perché la destra non sapesse ciò che fa la sinistra. Ma il braccio finanziario, che deve alimentare la generosità del braccio benefico, non si fa scrupoli. Investe in multinazionali del farmaco che fanno pagare 500 dollari per un trattamento dell´Aids chiamato Kaletra, un prezzo esorbitante per i pazienti in Africa.

Il conflitto tra le azioni e le intenzioni si ripete attorno alle grandi cartiere sudafricane, impianti tra i più micidiali, che attirano migliaia di operai e legioni di prostitute, alle quali la Fondazione Gates tenta invano di insegnare l´uso dei profilattici, come ha predicato Bill all´ultima conferenza mondiale di Toronto, mentre la valle sulla quale le cartiere rigurgitano i loro scarichi ha la massima incidenza di tumori. I locali la chiamano «la Valle del Cancro» e la causa diretta sono quegli impianti nei quali la Fondazione Gates ha investito. Il 41% del portafoglio è, secondo i calcoli degli specialisti interpellati dal «Times», in società «socialmente irresponsabili». L´opposto di quella responsabilità sociale che il titolare predica nei congressi, alla Nazioni Unite, alle quali donò un miliardo di dollari e ai governi che si sgomitano per invitarlo e ascoltarlo.

Naturalmente, accusare e attaccare Bill, l´Antipatico monopolista che milioni di utilizzatori maledicono ogni giorno per i difetti dei suoi sistemi operativi come Windows, è facile e l´obiezione è ovvia. Quelle aziende inquinanti, quelle farmaceutiche rapaci, troverebbero comunque schiere di investitori avidi, senza restituire neppure un centesimo alla comunità umana. E senza la legge fiscale americana che abbuona dal fisco il 5% dei profitti se dati in beneficenza, ci sarebbero ancora meno briciole per i bambini asmatici della Nigeria. Non è facile, neppure per i miliardari filantropi, essere «socialmente responsabili» in un mondo socialmente irresponsabile.


La Repubblica, 8 gennaio 2007
http://www.greenplanet.net/content/view/18208/1/

Articoli correlati

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)