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Chiuso un occhio sulla centrale nucleare slovena di Krško che sorge in zona sismica

Scambio fra rigassificatore italiano e centrale nucleare slovena, mediatore Massimo D'Alema

D'Alema: "Ritengo che i nostri due paesi siano avanzati e moderni in grado di fare, come si fa in tante parti del mondo, rigassificatori e di far funzionare centrali nucleari senza creare motivi di paura. Siamo fra i paesi in grado di dominare queste tecnologie".
14 gennaio 2007

La storia è fresca.

Si tratta di questo.

Uno dei rigassificatori proposti in Italia è a 15 km a ovest di Trieste, vicino alle acque territoriali della Slovenia. Le autorità slovene hanno da tempo avenzato critiche al rigassificatore che costituirebbe un impianto a rischio di incidente rilevante a due passi dal proprio territorio.

Che fa allora il ministro degli esteri D'Alema? Si accorda con la Slovenia per un fare un scambio al ribasso in tema di sicurezza. L'Italia chiude gli occhi sulla centrale nucleare slovena di Krško, vicina all'Italia e oggetto di contestazioni ecologiste nonché di interrogazioni parlamentari, in cambio di un lasciapassare del governo sloveno sul rigassificatore triestino che aveva incontrato le opposizioni della Slovenia.

Prova ne è che un giornalista sloveno chiede a D'Alema: "Con il collega sloveno parleranno anche dei rigassificatori nel Golfo di Trieste ai quali il Governo sloveno è decisamente contrario?"
E D'Alema è sottile nel rispondere: “Questi sono impianti che rispettano le normative massime di sicurezza e di tutela dell'ambiente dell'Unione Europea. Ovviamente parleremo di questo, soprattutto del rispetto di queste normative. Comunque l'Italia non polemizza in merito al raddoppiamento della capacità della centrale nucleare slovena.”

Il ministro degli esteri italiano di fronte al ministro degli esteri sloveno non ha a questo punto difficoltà nel dire: "Ritengo che i nostri due paesi siano avanzati e moderni in grado di fare, come si fa in tante parti del mondo, rigassificatori e di far funzionare centrali nucleari senza creare motivi di paura. Siamo fra i paesi in grado di dominare queste tecnologie".

Peccato che la centrale atomica slovena sorga in una zona sismica.

Ecco una cosa su cui ci si potrebbe aspettare una presa di posizione - ad esempio - di Legambiente.

Note: Per approfondimenti c'è un minidossier qui:
http://lists.peacelink.it/pcknews/msg10198.html

Per l'opposizione della Slovenia al rigassificatore sono esposte qui:
http://www.trieste.si/index.php/?p=43
Alle perplessità della Slovenia si aggiungono le proteste degli ecologisti della Croazia, non distante dal rigassificatore.
Scrive Franco Juri: "Riccardo Illy, convinto sostenitore del progetto di rigassificazione, sembra sia rimasto particolarmente irritato dal colloquio chiarificatore al quale è stato invitato di recente dal ministro sloveno per l’ambiente Janez Podobnik e dall’ambasciatore d’Italia a Lubiana Daniele Verga. Nel laconico comunicato seguito all’incontro il ministro sloveno ha assicurato che la parte italiana riferirà su ogni passo in modo da coinvolgere il paese vicino nella valutazione dell’impatto ambientale dei terminal. Un’assicurazione questa che non ha confortato l’opinione pubblica interessata e che per l’alone di mistero, con cui le parti governative stanno trattando il tema, foraggia i dubbi e la protesta degli ambientalisti e dei pescatori dell’alto Adriatico da entrambe le parti del confine. Il primo a lanciare l’allarme terminal in Italia è stato il Consorzio ittico di Trieste, seguito dal WWF, dai verdi e quindi da un comitato di coordinamento per la salvaguardia del Golfo di Trieste. Contemporaneamente la protesta ambientalista ha coinvolto anche la parte slovena e croata. A Capodistria si è organizzato un analogo comitato di coordinamento sloveno; da Pola invece gli ambientalisti hanno manifestato il loro pieno appoggio ai compagni sloveni e italiani. I verdi del Friuli Venezia Giulia, dell’Istria slovena e di quella croata hanno proposto un referendum comune, il primo transfrontaliero, con cui decidere sul progetto terminal dopo che sia stato reso possibile un dibattito documentato sulle conseguenze ecologiche, economiche, sociali e quelle inerenti alla sicurezza degli impianti previsti".

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