Bruxelles punta su carbone e nuke
Carbone e nucleare. Sembra di essere tornati indietro di qualche decade, invece si tratta del nuovo piano per il futuro energetico dell'Ue. Barroso annuncia una «nuova rivoluzione post-industriale», afferma di voler combattere contro il cambiamento climatico e per la sicurezza energetica del vecchio continente, ma poi nei fatti Bruxelles rimane ancorata ai totem della prima rivoluzione, quella del carbone. La presentazione del Piano europeo per una nuova strategia energetica, forte di 12 documenti, appare così come un ritorno al futuro. Al nucleare spettano invece le lodi, anche se sottovoce. La materia è infatti di stretta competenza nazionale e così Barroso non può proporre nulla ai 27, non gli resta che scegliere il profilo basso e dichiararsi ufficialmente «agnostico» sull'atomo. Ma si tratta di un agnosticismo che nasconde delle grosse simpatie verso una fonte che ci fa dipendere meno, non ci riempie di Co2 e che già ci da il 31% dell'elettricità consumata nella Ue.
Ma visto che l'atomo solleva problemi di consenso nell'Ue, di tempi lunghi per la costruzione di nuove centrali e di costi iniziali elevatissimi, la Commissione punta con più decisione sul carbone. Nel concreto Bruxelles propone ai 27 di investire la metà della spesa prevista per la ricerca in questo comparto per sviluppare la tecnologia sul carbone pulito. Si tratta degli impianti di Ccs, il carbon capture and storage, «cattura e immagazzinamento del carbonio» (monossido e biossido), in grado di produrre energia riducendo al minimo le emissioni che rappresentano la principale causa dell'effetto serra ma non eliminando tutti gli altri gas prodotti nella combustione del fossile. Quel che è peggio, sostengono gli ambientalisti, è che puntando sul carbone pulito si succhia denaro che potrebbe andare alla ricerca sulle rinnovabili, che già hanno dimostrato di poter essere altamente competitive. Ieri la Commissione ha lanciato tre grandi progetti per sviluppare il carbone pulito, in modo da dotare tutti gli impianti della nuova tecnologia entro il 2020.
Pochi passi in avanti anche sulla strategia globale per il contenimento dei gas serra. Bruxelles propone di autolimitare le emissioni di Co2 del 20% entro il 2020 (dal valore del 1990). Ai negoziati sul futuro di Kyoto la Commissione andrà però con la proposta di tagliare del 30% le emissioni, in pratica va a negoziare offrendo meno di quello che vuol raggiungere. Infine, tanta ambiguità nella liberalizzazione del mercato, con Barroso e soci a scommettere sulla separazione tra produttori e distributori di energia (riforma già lanciata e realizzata del tutto solo in 12 paesi, non in Francia e Germania), ma ammettendo che esistono anche altre opzioni, come la gestione della rete da parte di un ente esterno mentre la proprietà rimane all'antico monopolista. E' la soluzione adottata in California e Italia, la stessa che ha facilitato i black out del 2005 visto che non fornisce chiarezza su chi ha la responsabilità della rete e pertanto su chi deve investire per la sua manutenzione. Il pacchetto finirà sul tavolo dei 27 al vertice di marzo, ma la Presidenza tedesca storce il naso: Berlino vuole che sparisca pure l'invito a dividere produttori e proprietari della rete.
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